Finalmente potremmo esserci. La spinta da parte dei gestori degli ETF per avere lo staking all’interno dei prodotti su Ethereum si è fatta importante. E con ogni probabilità SEC finirà per cedere. La questione è della massima importanza: oggi chi investe su $ETH tramite ETF perde circa il +3% di rendimenti annui che potrebbe portarsi a casa mettendo $ETH in staking oppure utilizzando piattaforme di liquid staking come Lido Finance.
Il capo della divisione digitale di BlackRock ha già parlato dei benefici – ovvi per tutti – di un’evoluzione del genere. Altri gestori hanno già avanzato richiesta di avere ok per lo staking degli $ETH che sono nella cassaforte degli ETF, vedi Bitwise.
Ci si arriverà – e sarà molto importante al fine di rendere questo tipo di prodotti più appetibili, dopo una ricezione da parte di Wall Street che è stata piuttosto tiepida. La presenza dello staking sbloccherà inoltre certe strategie di trading che potrebbero fare gola a fondi hedge e a investitori articolati, che potrebbero appunto rendere più appetibile l’ETF in quanto tale.
Lo staking sugli ETF di Ethereum: quando arriverà? Ci sono problemi?
In realtà di questioni che riguardano l’ok o meno allo staking per gli ETF su Ethereum ce ne sono diverse, ed è più che corretto che SEC si muova, anche se intenzionata a approvarla, con i piedi di piombo.
- Come gestire lo staking
Serve una controparte tecnica? Magari un custode che abbia certe capacità? Che tipo di garanzie deve offrire? Come comportarsi in caso di slash e di altre problematiche? Lo staking non è esattamente un conto deposito e certe questioni legali e tecniche si dovranno affrontare.
- Quali rendimenti e come gestirli?
Verranno aggiunti al capitale dell’ETF? Saranno distribuiti ai detentori delle quote degli ETF stessi come se fossero dei dividendi? Ciascuna delle possibilità che ci sono ora sul tavolo comporta scelte diverse da parte di SEC e conseguenze diverse per gli investitori. Anche questo problema è però superabile.
Perché dovrebbe attirare nuovi investitori?
Perché lo staking ha dei rendimenti interessanti. Paga a oggi intorno al +3% in $ETH, il che vuol dire maggiore convenienza per chi comprerà l’ETF e lo deterrà più o meno a lungo.
Si chiuderebbe inoltre un gap rispetto alla detenzione di $ETH tramite altri strumenti: in via diretta facendo da validator, oppure comunque consegnandoli a crypto exchange che offrono come servizio secondario anche lo staking diretto o indiretto.
Una nuova strategia di trading?
Con lo staking inserito negli ETF si potrebbe attuare una strategia simile a quella di Ethena per il suo USDe.
- Comprare l’ETF di Ethereum
E portarsi a casa il rendimento del 3% o poco più. Se non si vuole poi essere esposti a Ethereum in termini di prezzo, si può aprire uno short sui futures di eguale importo.
- Incassare anche i funding rate
Il funding rate sui futures Ethereum, ovvero la somma che viene pagata per equilibrare il prezzo e la domanda e l’offerta di liquidità, è storicamente positivo. Vuol dire che in genere i long pagano gli short. Quindi la posizione short futures su Ethereum finirebbe per aggiungere altri rendimenti a una posizione complessivamente delta neutral, ovvero che non segue l’andamento di prezzo di $ETH.
- Quanti soldi possono arrivare sugli ETF?
Probabilmente tanti, anche se sarà il caso di rivalutare la questione più avanti, quando saremo più avanti anche nel conoscere la modalità con la quale SEC darà l’OK per questo tipo di attività. C’è però questa possibilità, che non è ininfluente. Tanti di questi capitali saranno in arrivo da strategie di questo tipo (che in tanti già applicano altrove). Ai fondi però sarà offerta la possibilità di non detenere i propri ETH su exchange per applicarla (e usare lo staking intermediato), ma piuttosto di accedere a prodotti della massima sicurezza come gli ETF Ethereum quotati negli USA.