La blockchain è la soluzione a tutti i mali dei mercati finanziari classici, vero? Ma sarà una grande rivoluzione o un grande flop?
Anche Fidelity si è lanciata nella mischia, seguendo ciò che stanno già facendo gruppi come BlackRock e Franklin Templeton. Ci sono poi, nel mondo crypto, protocolli che stanno guadagnando in modo importante da questo trend, dato che sono specializzati proprio nella tokenizzazione degli asset. Per evitare che la solita FOMO confusione trasformi il tuo portafoglio in un cimitero di crypto morte, abbiamo raccolto 5 filoni per capire davvero la portata di questo movimento e qual potranno essere le crypto che se ne gioveranno di più.
4 temi per separare anche ciò che di buono ci sarà in questo settore (anche per determinate crypto) e ciò che invece sarà utilizzato principalmente come tema di marketing senza grande sostanza alle spalle. Crediamo fermamente nella possibilità della RWA di cambiare tanto del funzionamento dei mercati tradizionali. Tuttavia, memori anche di quanto avvenuto con gli ultimi interessamenti del mondo finanziario classico (vedi metaverse e altre questioni dei precedenti cicli), riteniamo che ci si debba muovere con il massimo dell’attenzione possibile.
Cosa può e cosa non può risolvere la blockchain
La prima volta che ti sei avvicinato al mondo blockchain te l’avranno proposta e venduta come la soluzione a tutti i problemi del mondo. È immutabile, è solida, tutti ci stanno mettendo dei soldi – e quindi è la novità che non puoi lasciarti scappare.
Su Criptovaluta.it® siamo però abituati, anche contro il nostro interesse, a dire le cose come stanno, o comunque a provarci.
Le blockchain altro non sono che dei database molto poco efficienti, molto costosi e in ultimo inutili per tutti quei settori dove immutabilità e resilienza non sono necessari al massimo grado possibile.
Il paragone che chi vi scrive ama fare è quello di chi, per andare a caccia di quaglie, si dota di lanciamissili. Ottime armi in certi contesti, un po’ meno quando si deve cercare di cacciare volatili grandi come la nostra mano. O come dicevano altri, sparare ai piccioni con un cannone.
Sì, il mercato finanziario può giovarsene
I mercati finanziari classici sono un porto delle nebbie. Non si capisce cosa accade dietro le quinte, talvolta si torna indietro e si cancellano ordini per favorire questo o quello e più in generale si sono sviluppati aggiungendo, sostituendo, correggendo, con l’ovvio risultato di trovarsi, dopo un secolo o più, con sistemi poco efficienti, poco trasparenti e costosi.

La blockchain in questo senso può certamente aiutare: è più trasparente – quando pubblica come Ethereum – è più difficile modificarla (quando solida) e offre anche costi più bassi se il trading vi viene ben organizzato.
Quindi la prima risposta è affermativa: può avere senso utilizzare certe blockchain pubbliche per certi scambi finanziari. Sul fatto però che si possano superare tutti i mali del mondo, c’è qualche dubbio da nutrire.
Il regolatore rimane il problema principale
A prescindere da come la si pensi su certe regole, è indubbio che i mercati finanziari debbano rispondere a leggi statali e sovranazionali. Nessuno può compare azioni ENI senza verificare la propria identità. Nessuno può salire sopra certe percentuali di controllo di una società quotata senza darne comunicazione a CONSOB (o chi per lei), etc. etc.
Ci sono poi altre leggi temporanee: pensiamo a quando i governi impediscono sulle borse di riferimento e che controllano la vendita allo scoperto. Oppure pensiamo all’esistenza di borse che non sono aperte agli stranieri.
La natura permissionless e incensurabile della blockchain non può che piegarsi a certe necessità. ENI – che citiamo solo come esempio – non può pensare di vendere le proprie azioni onchain senza rispettare le regole degli stati delle borse in cui opera.
C’è un altro “problema”: esistono strumenti tecnici anche sulle blockchain pubbliche per restringere accesso e comunque far mantenere il controllo a chi gestisce i mercati o i titoli. Gli smart contract possono integrare una whitelist (ovvero solo gli indirizzi aggiunti al contratto possono interagire con certi titoli), che è una delle modalità più utilizzate ad oggi per trasformare certi traffici su blockchain in qualcosa di simile al mondo dei mercati tradizionali.
I 4 filoni che possono guadagnare da una situazione del genere
I temi forti saranno quelli dell’identificazione onchain, della possibilità di offrire contesti dove a fissare le regole siano gli emittenti e i gestori dei mercati e in aggiunta la liquidità.
- Ethereum
È ben posizionata, per due ordini di motivi. La sua piattaforma per gli smart contract rimane la più utilizzata. È più facile trovare sviluppatori, è di fatto uno standard e sono in pochi, soprattutto tra i grandi investitori, a voler correre il rischio altrove.
In secondo luogo abbiamo l’enorme liquidità che si trova su Ethereum e che non possiamo trovare altrove. Se i fondi inizieranno a fare sul serio – e sembra vogliano farlo – Ethereum rimane la chain di elezione di certi movimenti.
Sta cercando di lanciare Horizon. L’obiettivo è quello di aprire al mondo RWA e dei fondi tokenizzati. AAVE ha pieno controllo del suo… protocollo e dunque può fissare regole separate per istanze separate. Nel grafico la TVL di AAVE.
Data l’importanza di AAVE, anche in termini di liquidità gestita, chi vi scrive si aspetta una certa preminenza di questo protocollo.
Si sta muovendo qualcosa – è già arrivato qualche fondo. La presenza di Move come linguaggio e la duttilità della chain in questione, nonché gli ottimi contatti ai piani alti la rendono una di quelle che può cavalcare forse con maggiore semplicità un’eventuale espansione di questo settore. Nel grafico la TVL di Aptos.
A nostro avviso, per quanto sia partita in sordina, potrebbe essere una delle sorprese di questo ciclo.
- Ondo Finance
Si potrebbe parlare per settimane di Ondo, della sua capacità (per qualcuno scarsa) di raccogliere capitali reali. C’è di fatto però che Global markets – che ha annunciato in febbraio andrà a creare una sorta di broker misto tra quelli classici e i servizi DeFi.
Piacerà ai mercati? I partner sono importanti e se ne dovrà tenere conto. Al netto di tanti dubbi che dovranno necessariamente essere fugati con l’arrivo di capitali che per il momento non sono arrivati.
- E Mantra OM?
Ne abbiamo parlato molto e non si sarebbe potuto fare altrimenti. Mantra OM è il protocollo che più ha guadagnato – in termini di token – dall’ondata RWA. Questo però ci spiega due cose importanti del mercato crypto – e anche di tutti gli altri: le narrative spesso contano, sul breve periodo, più dei dati reali.
In secondo luogo, e lo scopriremo vivendo, che a tecnologie con grandi narrative non sempre poi corrispondono risultati. Mantra OM è per ora in termini di chain quasi un deserto. Senza una smossa importante, senza collaborazioni di primo profilo, potrebbe performare molto meno delle quattro che abbiamo già citato.
Brickken l’unico progetto che sta già tokenizzando non viene menzionato, perché?? Lo conoscete??