Dietro la ripresa di Bitcoin e crypto di oggi, in molti ci vedono gli effetti di una sorta di ritirata di Donald Trump sui dazi, che saranno reciproci e che potrebbero vedere la data X, quella del 2 aprile, partorire il classico topolino dalla montagna. Può essere? Certamente sì, soprattutto a vedere come hanno reagito anche le borse asiatiche.
Bene Hong Kong, bene l’India, bene in generale tutti, tranne una leggera correzione da parte di Tokyo, che è meno coinvolta però nella totale e assoluta incertezza a tema dazi.
Sarà questo il caso? Forse sì, ma ci sono anche altre questioni di cui tenere conto e che attengono, almeno ad avviso di chi vi sta scrivendo, più alla psicologia dei mercati che alle risposte, pur dovute, quando le cose si fanno complesse sul piano macro e politico.
In realtà è un meccanismo tipico dei mercati: arrivano notizie non belle, arriva la confusione, e la reazione di pancia è quella di aggiungere ulteriore confusione. Una sorta di cane che si morde la coda e che ha colpito anche Bitcoin e criptovalute.
bitcoin
I dati si riferiscono al passato e non sono indicatori di risultati futuri.
Alex Lavarello ha parlato qui della situazione che si è sviluppata nel 2025 e la sua analisi rimane il punto di partenza necessario per chiunque voglia capire come, quando e perché siamo arrivati a questo punto.
Torniamo all’attualità: dalla Casa Bianca arrivano frasi distensive sui dazi, che soltanto fino a 48 ore fa erano stati agitati come un randello per punire chiunque si fosse opposto alla volontà di rinegoziare tutto da parte della nuova presidenza USA.
C’è da crederci? Non vogliamo certamente raffreddare gli entusiasmi, ma la Casa Bianca ci ha abituati a una modalità negoziale difficile da anticipare: si spara 100, si ottiene poi 30, si vende come una grande vittoria e tutto torna quasi alla normalità. Quanto avvenuto a tema dazi sembrerebbe rispettare questo canovaccio, che pur mandando in diversi al manicomio, comincia a avere una sorta di prevedibilità.
C’è un fatto che in tanti hanno ignorato, almeno a nostro avviso. Jerome Powell ha indicato gli effetti dei dazi come temporanei, almeno sull’inflazione, contribuendo così a ridurre le preoccupazioni dei mercati, terrorizzati appunto dall’eventualità che i dazi potessero significare anche la fine della possibilità di vedere l’inflazione tornare verso il 2% in tempo utile.
Il ragionamento d’altronde aveva del merito: se i dazi spingono l’inflazione in alto, e se il maggiore degli ostacoli che ci separa dai tagli ai tassi è l’inflazione… allora i dazi sono un’ulteriore tegola su una situazione che per l’inflazione era già complicata.
Probabilmente sarà così, dice JPow, con l’avvenenza però che gli effetti di medio e lungo periodo probabilmente non saranno così importanti. Ed è un buon segnale, che forse i mercati hanno interpretato a scoppio ritardato.
Un’altra delle particolarità di questa prima fase dell’amministrazione Trump è che in due, Bessent del Tesoro e Lutnick del Commercio, sono frequentemente in TV e sui giornali a dire tutti di stare calmi e di credere nel piano. Cosa che potrebbe anche essere – l’esistenza del piano – con i mercati che però almeno sul breve continueranno a reagire a ogni cambiamento annunciato, vero o presunto.
In che tipo di situazione siamo? Al netto delle tante chiacchiere che abbiamo fatto anche sul nostro sito e anche sul Canale Telegram Ufficiale, il vero snodo sarà, per i mercati, la recessione. E anche su questo punto c’è tanto da ragionare, da analizzare, da capire.
Perché la recessione tecnica, ovvero due periodi di PIL decrescente, sono un problema più estetico che funzionale. Può succedere, si supera e non ci sono grossi scossoni se non quelli determinati dalle reazioni di breve.
Una recessione seria, che veda interi settori dell’economia crollare e il PIL contrarsi in modo importante, sarebbe completamente un altro affare.
E, cosa più importante, c’è la possibilità di vedere il bicchiere non mezzo pieno, ma completamente pieno. E se evitassimo entrambe le possibili recessioni e ci fosse, nonostante i terribili venti che ci raccontano certi analisti?
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