Sarebbe il revival definitivo per un mercato, quello dei token non fungibili, che è tra quelli che sono lontani dai fasti del precedente ciclo, quello del 2021. Canary, gestore nato dalle ceneri di Valkyrie – ha infatti inviato un ETF su $PENGU, criptovaluta legata a una serie di NFT relativamente popolare. Sarebbe però – secondo quanto viene riportato da Decrypt – che ha intervistato il CEO Steven McClurg, un possibile primo passo verso qualcosa di ancora più stupefacente.
ETF, che sono gestiti attivamente, e che avranno in pancia NFT. Come se si trattasse di ETF su opere d’arte – anche questa idea relativamente bizzarra – e che potrebbero contribuire al rilancio quantomeno delle collezioni più importanti.
Una possibilità che sarebbe aperta dal nuovo atteggiamento di SEC, l’autorità che regola i mercati delle security – e pertanto anche degli ETF – che sembrerebbe essere sempre più accondiscendente verso prodotti più particolari. Si tratterebbe certamente di un passo in avanti importante per il comparto, per la gioia di chi è rimasto con i wallet pieni di NFT che valgono una frazione di quanto valessero nel corso del precedente ciclo.
L’idea di McClurg
L’idea di Steven McClurg è ancora nel proverbiale pensatoio, ma ha qualche merito sulla sua fattibilità. Dice il CEO di Canary a Decrypt:
Oggi SEC è più aperta agli ETF a gestione attiva e c’è arte digitale più liquida che è stata creata. Ora che le barriere principali sono state rimosse, ho pensato che sarebbe stata un’opportunità tentare un ETF basato sui NFT.
La liquidità di questi asset è lontana dagli standard richiesti dagli ETF, ma chissà… FONTE: NFT PRICE FLOOR
Il riferimento non è all’ETF – in via di approvazione – su $PENGU, ma a prodotti che potrebbero avere effettivamente in cassa dei NFT. Una scelta anche questa ritenuta piuttosto bizzarra dal grosso degli appassionati, che però nel nuovo regime americano potrebbe avere senso. Ricordiamo ai nostri lettori che stanno tentando la strada dell’approvazione anche ETF su $TRUMP e $MELANIA, nonché su $BONK, che con tutto il rispetto, non hanno certamente un pedigree da grandi asset che meritano i migliori palcoscenici.
Chissà se l’aria che respirano McClurg e Fink non sia la stessa, ovvero quella di una SEC molto meno disposta a fare da giudice sulla qualità degli asset, e a guardare soltanto al rispetto di regole invero assai minime.