Ieri è andato in onda un triste episodio sulle borse dell’exchange di criptovalute Binance, che ha coinvolto anche il noto market maker Wintermute. Diverse monete, tra cui la più colpita sembra essere ACT, hanno registrato un pesante crash sul mercato con le loro quotazioni che sono scese fino al di sotto del 50%. Il grafico dei token sembra paragonabile a quello delle shitcoin listate su DEX, a cui i creator rimuove la liquidità causando un enorme candela rosso sangue.
Il problema è che questa storia si è svolta su Binance, ovvero sul broker crypto più grande al mondo, il che solleva alcuni dubbi circa possibili attività di manipolazione.
Intanto gli utenti chiedono verità, ed interrogano Binance e Wintermute per capire cosa sia realmente successo e cosa abbia portato ad un deprezzamento così rapido delle criptovalute coinvolte. In questo articolo cerchiamo di fare mente locale ed analizzare lucidamente la situazione.
Questa folle storia che vede protagonisti Binance e Wintermute non è iniziata in realtà ieri, ma ha delle implicazioni importanti già a partire dal 31 marzo. In quel giorno l’exchange crittografico ha aggiornato le proprie politiche di leva e margine su una vasta gamma di contratti futures, abbassando di fatto il limite massimo delle posizioni che potevano essere aperte dagli utenti.
Ad esempio per la moneta ACT è stato ridotto il limite da $9 milioni fino a $4,5 milioni per posizione. Fino a qui nulla di preoccupante, considerando il fine presumibilmente benevolo di Binance che limitava le speculazioni su alcune altcoin poco liquide. Ricordate quanto successo recentemente con l’HLP vault di Hyperliquid.
Il problema è subentrato il giorno dopo ( ovvero ieri), quando Binance ha nuovamente ridotto i parametri di leva, portando ad esempio ACT da $4,5 milioni fino a $3,5 milioni. In questo scenario, il market marker Wintermute, il cui ruolo è quello di riempire i book dell’exchange per assicurare la liquidità sul mercato, è stato automaticamente fatto fuori dalle sue posizioni.
Non è stato liquidato, ma è stato costretto a chiudere di colpo tutti gli ordini, rimuovendo di fatto un grande quantità di denaro liquido. Il risultato? ACT ha perso oltre il 50% in pochi secondi, bruciando 80 milioni di dollari di capitalizzazione.
Lo stesso epilogo è toccato ad altre monete listate sui mercati derivati di Binance, come ad esempio DEXE, KAVA, DF, HIPPO, BANANAS31, LUMIA, TST e QUICK. Insomma, tutte quelle colpite dall’aggiornamento dell’exchange riguardo il limite del margine sono state travolte da un ondata ribassista. In ogni caso notiamo una gigante candela rossa che si discosta dal resto dell’andamento grafico, con un deprezzamento minimo del 20% fino a superare in alcuni casi anche il 60%.
Subito la crypto community ha incolpato Wintermute dell’accaduto, indicandola come l’unica entità responsabile del dump dei token listati su Binance. Dalle analisi on-chain infatti si vedono chiaramente delle transazioni di prelievo del token ACT dall’exchange al wallet del market maker, con successivi dump sul DEX Raydium.
Centinaia di operazioni hanno seguito questo pattern, ritirando liquidità sull’exchange e vendendola ( presumibilmente per SOL o USDC) direttamente su borse secondarie.
Il CEO di Wintermute ha subito smentito pubblicamente le accuse di manipolazione, evidenziando come questi trasferimenti siano legati ad attività di arbitraggio. Infatti Wintermute normalmente alimenta i mercati vendendo su una borsa ed acquistando su un’altra, con una strategia delta neutral
Certamente non è facile trovare il capro espiatorio di questa vicenda, viste le molteplici implicazioni che subentrano da un punto di vista tecnico e operativo. Resta però il fatto che una grossa fetta di liquidità per ACT e per gli altri token è stata rimossa in modo eccessivamente rapido sul mercato, influendo inevitabilmente sul crollo dei prezzi.
Sicuramente Binance avrebbe dovuto controllare quante posizioni sarebbero state chiuse in automatico dopo la modifica delle politiche sulle leve. Sembra quantomeno strano pensare che un exchange di questa portata, con cui lavorano le menti più eccelse del settore, abbia potuto compiere un errore così madornale.
Non vogliamo certamente alimentare teorie complottiste, e poniamo in essere il beneficio del dubbio, sia per Binance che per Wintermute. Rimane comunque curioso come un fatto del genere sia capitato a pochi giorni di distanza dall’attacco all’HLP di Hyperliquid, dove troviamo applicato lo stesso concetto di fondo. Che sia colpa di Binance o Wintermute, poco importa in fondo: quello che più preoccupa è che due colossi del genere, insieme, non siano riusciti a garantire agli utenti dell’exchange la stabilità del prezzo di alcuni asset che veniva offerti per il trading.
Questo è in definitiva il problema maggiore, a cui non si può sorvolare e che merita un attenta riflessione. Come possiamo fidarci di Binance se non tutela i propri investitori dai crash di questa portata? Come possiamo fidarci di Wintermute se non è in grado di mantenere il requisito minimo di liquidità per assicurare un price impact dignitoso?
Ai posteri l’ardua sentenza.
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