America first: prima l’America. Ma cosa vuol dire esattamente il nuovo programma economico di Donald Trump per quanto riguarda le criptovalute e Bitcoin? Ci sono diverse considerazioni da fare, che partono dalla realtà geografica nella quale operano certi progetti crypto, alle apparecchiature per il mining e i relativi dazi.
Quel che è certo è che questi quattro anni saranno molto intensi sotto il profilo dei cambiamenti – geografici e economici – del mondo crypto.
La cosa riguarderà anche uno dei settori più importanti del mondo crypto, quello degli stablecoin, che ha dei riflessi di geopolitica molto più importanti di quanto potrebbe sembrare. Ecco 5 cose che probabilmente cambieranno durante questi 4 anni, che si sono aperti in modo rocambolesco.
Andremo dall’aspetto meno interessante a quello più interessante. La cosa infatti avrà delle ripercussioni sui prezzi, ma – cosa molto più importante – sugli assetti di almeno una parte della finanza.
È quello che sembrerebbero aver inteso tutti. La priorità anche nello spazio concesso a livello governativo sarà basato su questioni anche geografiche.
I protocolli che sono gestiti da società o fondazioni negli USA sono diversi. Solana, ma anche Avalanche, che proprio per questo si è guadagnata spazio in una previsione super bullish di Standard Chartered.
SEI ha deciso di aprire una fondazione negli USA a tale scopo e probabilmente ne vedremo delle altre a voler interagire con quello che oggi è il governo più aperto al mondo crypto.
Di contro, per tutta una serie di motivi, vedremo se El Salvador avrà una centralità minore. Anche in termini di host di società crypto – anche se non per tutte.
Donald Trump, in campagna elettorale, ha già indicato la sua volontà di portare tutta la quantità di mining Bitcoin negli States. Il programma è ambizioso – e si baserà anche sulla volontà di produrre energia sempre più economica negli USA.
Dall’altro lato però i dazi verso i paesi produttori di ASIC e l’estemporaneità di certe decisioni potrebbe ridurre la centralizzazione di queste attività negli States.
In tanti si sono concentrati sulle parole di Larry Fink su Bitcoin, ignorando le dichiarazioni molto più importanti sul tema della tokenizzazione. Grandi gestori delle proporzioni di BlackRock sono stanchi di un’infrastruttura finanziaria che è vecchia, lenta e costosa.
La blockchain, in diverse salse, sarà al centro del cambiamento. I protocolli scelti sembrerebbero essere Ethereum, per un mero fatto di liquidità presente sulla chain. Ce ne sono altre, ma per noi da seguire sarà principalmente lo sviluppo di questo network in tal senso.
Gli Stati Uniti puntano tutto sugli stablecoin. Hanno deciso che saranno questi la versione di dollaro digitale di cui il mondo ha bisogno – e questo ha già portato a scontri sostanziosi con l’UE, che invece vorrebbe rispondere con l’Euro Digitale.
Lo scriviamo senza timore alcuno di essere smentiti: vinceranno gli USA, gli stablecoin diventeranno sempre più rilevanti e un ingranaggio della grande macchina da guerra finanziaria.
Questo cambierà equilibri importanti anche nel mercato dei bond e a cascata sui canali che il mondo utilizzerà anche per la finanza. È uno degli aspetti più importanti di questa “rivoluzione”.
I più grandi stravolgimenti si avranno con l’arrivo sui mercati classici della DeFi: prestiti, liquidità, settlement. Il mondo della finanza che ci aspetta negli USA – probabilmente già a stretto giro – sarà più orizzontale, più decentralizzato (ma non senza barriere) e fondamentalmente diverso da quello che siamo abituati a vivere oggi, soprattutto in Europa.
Il sospetto di chi vi scrive è che le differenze saranno così sostanziali da offrire un enorme vantaggio competitivo a un’economia finanziaria che già viaggia al triplo della velocità di quella europea.
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L'ho già riportato più volte in diversi commenti. Dobbiamo uscire da questa Europa vecchia e fascista e metterci sotto la protezione degli Stati Uniti adottando il dollaro e Bitcoin come moneta corrente legale oppure cambiare tutti coloro che sono ai vertici a Bruxelles.