Le ultime uscite di Donald Trump, quelle di Jerome Powell, quelle dei membri del nuovo governo USA e dei loro omologhi a Pechino e Bruxelles non hanno aggiunto o tolto nulla alla giungla che ci aspetta.
Dazi, tassi di interesse, tenuta delle piazze USA (e non solo): i temi sono tanti, ne abbiamo affrontati alcuni nella live di ieri su YouTube e altri li approfondiremo qui.
C’è stata intanto una buona risposta da parte delle borse asiatiche, che poi forse era tutto quello che ci serviva per riavere un po’ di entusiasmo. Anche quelle europee sembrerebbero aver voglia di un rimbalzo, per quanto prima di mettere la crema solare perché è finalmente arrivata la bella stagione, sarà il caso di fare qualche considerazione aggiuntiva.
È Tokyo questa volta a trascinare i mercati crypto e Bitcoin al rimbalzo. Rimbalzo importante dai minimi che si erano toccati nel corso del weekend, ma con i prezzi che sono ancora molto lontani da quelli di una settimana fa.
Primo punto: è indubbio che stiamo vivendo una fase di difficoltà. Per quanto Bitcoin e crypto, almeno rispetto ai mercati tradizionali, abbiano mostrato una certa capacità di resistere, hanno perso quote di capitalizzazione importante. Possiamo raccontarci che siamo stati forti, che siamo stati bravi, che alla fin fine abbiamo dimostrato di essere degli ometti coraggiosi. Ma i mercati non sono le coccole e le rassicurazioni che ci forniva mamma quando camminavamo a stento con le nostre gambe. Oggi dobbiamo camminare da soli, con i mercati che sono molto più spietati della più severa delle madri.
Secondo punto: Siamo ancora soltanto a Saigon, ovvero all’inizio della nostra avventura. Le discussioni sui dazi hanno portato per ora a molto poco di buono. Sembra ci sia della distensione con il Giappone. Sembra che l’Europa abbia una sorta di piano, per forte o debole che sia, ma con la Cina siamo ancora in alto mare. Se pensate di scamparla perché vivete in Europa e non a Shanghai, sarà il momento di abbandonare questa sciocca convinzione.
Terzo punto: arriva la recessione? Tecnicamente sarà difficile, perché per avere una recessione tecnica servono almeno due letture consecutive del PIL con crescita negativa. C’è ancora spazio per vedere soluzioni meno violente in termini di dazi, ma la possibilità di recessione è oggi molto più concreta di quanto lo fosse fino a poche settimane fa.
Abbiamo elencato i tre motivi principali di preoccupazione. C’è spazio però anche per l’ottimismo, dato che qualcosa si sta evolvendo in senso positivo.
Reazione cinese: come segnalato da Arthur Hayes, con il quale chi vi scrive è molto raramente d’accordo, la reazione cinese ai dazi potrebbe essere una svalutazione valutaria. Storicamente, lo segnale anche Ben Zhou di Bybit questo è quasi sempre coinciso con delle corse importanti di Bitcoin. Sarà così anche in questo caso? Da tenere in considerazione.
Politica monetaria: ieri Larry Fink di BlackRock ha detto di aspettarsi pochi tagli per il 2025. Probabilmente ha ragione, le condizioni non ci sono e i dazi potrebbero completare l’intero quadro macro. Tuttavia, chi vi scrive ritiene che non siamo troppo lontani dai tassi neutrali. E dunque all’uscita da una politica monetaria restrittiva. A quanto sono i tassi neutrali? Non lo sappiamo noi e non può saperlo neanche Jerome Powell. Larry Fink ha parlato della possibilità che ci siano addirittura dei rialzi. Previsione fosca, ma forse più per fissare un riferimento alto delle possibili problematiche che per reale convinzione che questo accada.
Siamo forti: non siamo più nel 2022 e non siamo più neanche nel 2018. A fronte di un crollo vero dei principali indici di borsa abbiamo tenuto in modo più che dignitoso. Dovremo continuare a farlo, ma anche se non siamo più nel protettivo mondo dei pranzi di Natale dove i parenti esplodevano in applausi per una poesia ripetuta male, possiamo comunque essere contenti. E c’è anche spazio per una ripresa di Ethereum che il nostro Alex commenta qui.
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