Se fosse un personaggio de Il Signore degli Anelli, dovremmo chiamarlo Bitcoin il resiliente. L’opinione è nostra, ma ora è corroborata anche da un’analisi di Bernstein appena pubblicata da The Block, che loda la capacità di Bitcoin di resistere ad un momento di vendite diffuse e importanti su tutte le principali piazze mondiali.
Come ci siamo detti questa mattina in questo approfondimento sui mercati, c’è poco da gioire comunque per essere tornati ampiamente sotto gli 80.000$, se non appunto confrontando le performance di Bitcoin con quelle di S&P 500, NASDAQ, NIKKEI 225 etc.
È cambiato qualcosa a livello di fondamentali? Noi abbiamo qualche dubbio in merito (già altre volte si era gridato al miracolo in passato), ma sarà comunque interessante vedere cosa ne pensano da Bernstein, pulpito di una certa rilevanza.
Sono mesi che Larry Fink gira il mondo raccontando delle proprietà taumaturgiche di Bitcoin, da inserire in ogni portafoglio fino al 5%. Bernstein sembrerebbe essere dello stesso avviso.
La price action attuale (-26%) suggerisce domanda per Bitcoin da capitale più resiliente.
Il fulcro del discorso è piuttosto lineare: nel caso di altre crisi, vedi COVID, le correzioni di Bitcoin sono state molto più ampie. La giustificazione per questa correzione ridotta a fronte del caos totale sui mercati tradizionali? L’arrivo di capitale che non si fa spaventare – leggi capitale istituzionale – che probabilmente è dentro Bitcoin con orizzonti temporali più lunghi.
È un’ipotesi suggestiva, che in larga parte condividiamo – respingendo almeno per il momento quella che vorrebbe Bitcoin finalmente consacrato come asset rifugio nei momenti di scarsa tranquillità sui mercati. Una situazione che complessivamente andrà comunque studiata – anche perché l’arrivo consistente di capitale di un certo tipo potrebbe effettivamente cambiare il corso di Bitcoin e la sua price action di medio e lungo periodo.
Bernstein poi aggiunge che rimane di fondo l’interpretazione che danno dell’asset da sempre: un oro digitale per il futuro, con più volatilità e più liquidità. Sarà davvero così? Ci toccherà aspettare del tempo per vedere quale delle tesi prevarrà.
È ragionevole comunque valutare Bitcoin in un contesto almeno parzialmente cambiato. Non sono più le smanie dei piccoli retail a guidare il gioco, ma piuttosto una parte di investitori che starà seguendo (anche) il consiglio di Larry Fink, andando così a allocare in Bitcoin con un orizzonte temporale più lungo e pronto a prendersi i -30% senza battere ciglio.
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Sinceramente sono più preoccupato per i titoli azionari che per Bitcoin. Dobbiamo accettare il cambiamento che sta facendo Trump per salvare il sistema economico e che doveva essere fatto già molti anni prima. Qualcuno dice che siamo in recessione ma non si è accorto che da molti anni la recessione per noi ormai è uno stile di vita.