Dopo la grande sbornia dello stop ai dazi, ora è il momento di fare i conti con il mal di testa tipico del day after la nottata troppo condita dagli alcolici. Nonostante ci sia stato uno stop parziale ai dazi (90 giorni, al 10%), ci sono altre questioni che continuano a attanagliare i mercati. Sono molto diverse da quelle di soltanto un mese fa – e andranno studiate anche per capire le possibilità di vedere Bitcoin e crypto tornare su livelli interessanti di prezzo.
Un discorso che, forse al contrario di quello che piace agli investitori crypto – dovrà per forza di cose avere un respiro più ampio del breve e brevissimo periodo. Questioni che si intrecciano con i rapporti tra USA e Cina, con l’indipendenza politica effettiva di Federal Reserve, con i rischi che arrivano dal mercato del credito, con la spesa pubblica americana e con la tenuta del PIL.
Sono questioni complicate, che però cercheremo di spiegare in modo semplice – per poi riprenderle questa sera in live alle 21:45 sul nostro canale YouTube.
Di grattacapi ce ne sono diversi. Va immediatamente aggiunto però che chi vuole prendersi rischi difficilmente troverà una situazione migliore di questa. L’incertezza e la paura sono ancora su livelli molto elevati – e continueranno a esserlo per un po’, con la finestra temporale però che potrebbe presto chiudersi.
La sospensione è temporanea. Gli stati coinvolti avranno 90 giorni per mettersi d’accordo. Un termine relativamente lungo, tenendo anche conto anche della velocità con la quale l’attuale amministrazione USA intavola e chiude trattative. Comunque si pagheranno dazi aggiuntivi del 10%, che non è poco (rispetto a prima) e che avranno comunque un impatto sull’economia americana e mondiale. Jerome Powell, prima che si conoscessero le percentuali, aveva parlato di impatto limitato. I prossimi dati sull’inflazione e sul PIL USA potrebbero comunque risentirne. Non saranno decisivi sul medio periodo, ma saranno comunque il primo punto sul quale ragioneranno i mercati.
Prima sono arrivati i bond vigilantes – come li chiamano scherzosamente gli analisti, ovvero gli investitori nel mercato dei bond che hanno mandato un messaggio molto chiaro a Trump: le cose si mettono male. Paura rientrata, parzialmente però, perché da altri mercati tangenti a quello dei bond arrivano segnali poco edificanti. Swap spread alto per la giornata di oggi, che in genere segnala la presenza di un certo stress. È una situazione definitiva? Non ancora. Tuttavia sarà il caso di continuare a seguirla.
Abbiamo scritto più volte su queste pagine come le aspettative sui tagli si muovano spesso partendo da analisi di corto respiro. Mentre le borse crollavano anche a inizio settimana, la possibilità scontata dai mercati di tagli già a maggio aveva superato il 50%. Oggi siamo tornati prima al 15%, poi di nuovo verso il 24%. C’è enorme turbolenza, ma è chiaro che a meno di dati molto preoccupanti dal PIL e dal mercato del lavoro, Fed giocherà d’attesa.
Piccola nota: se dovessero arrivare tagli a maggio, sarebbe il peggior segnale possibile. Questo perché vorrebbe dire che qualcosa si è rotto e che non ci sono metodi per rimetterlo insieme se non tagliando tassi quando Fed non avrebbe voluto tagliarli.
Di fronti geopolitici aperti ce ne sono diversi. La discussione sui dazi ha impegnato i giornali, occupato le prime pagine e fatto dimenticare di Russia vs Ucraina, così come della questione iraniana, così come delle montanti tensioni con la Cina anche su Taiwan. Sono questioni esplosive? Forse no, ma una soluzione potrebbe dare una mano ai mercati – compresi Bitcoin e crypto – a tornare su livelli di prezzo più interessanti.
Vale inoltre la pena di ricordare che tutti i temi di cui sopra sembrerebbero essere, almeno per i mercati e gli investitori, più di breve periodo che di medio e lungo. Si parla poco di recessione e quando lo si fa la si tratta come se fosse qualcosa comunque di breve, di assestamento all’eventuale ingresso di dazi più interessanti. L’ottimismo è palpabile anche su Bitcoin.
E rimane poi un punto sei, bonus: la situazione con la Cina dovrà arrivare prima o poi a una soluzione, a un nuovo equilibrio. Da dove sarà questo equilibrio dipenderanno poi diverse questioni, compresi i profitti delle aziende USA e possibilmente anche il PIL americano.
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