Non sarebbe una crisi senza proposte assurde da parte dei cosiddetti esperti. Proposte che andrebbero chiamate in altro modo, se non si temesse l’arrivo della classica busta verde. L’ultima, che sta avendo una certa risonanza, è quella di chiudere le borse in attesa che passi il ciclone Trump.
Avete capito bene: per superare quello che è un momento di crisi dei mercati, in un mondo ideale si dovrebbero semplicemente interrompere le contrattazioni. La perla arriva direttamente dal Corriere della Sera e porta la firma di Ferruccio de Bortoli, storico ex direttore sia del Corriere, sia de Il Sole 24 Ore.
A chi ci sta rimettendo il proverbiale osso del collo potrà sembrare anche una proposta sensata. Se non fosse che è perfettamente equivalente al buttare il termometro così da farsi passare la febbre. Fortunatamente il nuovo mondo di Bitcoin e della DeFi toglierà dal tavolo certe opzioni. E per le generazioni future che abiteranno questo sgangherato pianeta, ci sarà solo il rammarico di non poter fare più nulla. Ovvero di non poter aprire e chiudere il negozio a piacimento del salotto buono.
Quel che si sostiene qui è che il pessimo stato delle conoscenze finanziarie degli italiani – ma è in realtà problema ben più diffuso – sia il frutto di due idee tanto stupide quanto popolari.
La prima è che i mercati siano bestie ingovernabili e cattive, pronte a fare a brandelli chiunque si trovino di fronte. Anche i più giovani sono stati martellati da una retorica che antropomorfizza i mercati, che li rende un’entità dotata di un solo pensiero e di una sola azione. E che tanto il pensiero quanto l’azione del suddetto mercato non possano che essere malvagi.
La seconda è che la giostra dei mercati si debba incatenare, per sottoporla al più mite giudizio di quelli che ne sanno.
Scrive Ferruccio de Bortoli sul Corriere della Sera:
Qualcuno ha chiesto in questi giorni, anche alla nostra Consob, se non si potessero fermare le contrattazioni? Una sorta di neutralizzazione.
Ma vige il principio dei vasi comunicanti. O lo fanno tutti o chi lo fa ne paga il conto, magari su altri mercati, come quello dei titoli di Stato. E per un Paese indebitato come il nostro, che ha bisogno di venderne tanti di titoli di Stato, è un pensiero da riporre velocemente nel cassetto.
Qualcuno chi? Non è dato saperlo, ma capiamo il contegno nel non riportarne il nome per non esporlo agli sberleffi di chiunque abbia conservato un po’ di sale in zucca.
Vasi comunicanti? Ma cosa significa? Sarebbe un pessimo segnale vedere Borsa Italiana chiudere. E sarebbe un segnale ancora peggiore se lo facessero più borse, coordinandosi.
Non è dato neanche sapere cosa significhi: “magari su altri mercati, come quello dei titoli di Stato”. Come se non si potessero imporre chiusure anche a quel mercato, ammesso che prevalga un’idea tanto folle.
Il tono è comunque chiaro a tutti: ah, se solo potessimo chiudere baracca e aspettare che si torni tutti bullish, tutti rialzisti, tutti privi di pensieri lanciati verso le magnifiche sorti e progressive.
Ma d’altronde quella di chiudere gli occhi e far finta che il problema non esista è una tendenza tipica di noi esseri umani, tant’è che Giovanni già scriveva:
«Καὶ ἠγάπησαν οἱ ἄνθρωποι / µᾶλλον τὸ σκότος ἢ τὸ φῶς»
O per chi non è in grado di tradurre il greco antico:
E gli uomini vollero / piuttosto le tenebre che la luce.
Ora, il discorso sembrerà eccessivamente filosofico e campato in aria, ma quando una fesseria di queste dimensioni – chiudere i mercati – viene portata in radio e sui principali giornali, è il caso di ragionarne più a fondo. E di spernacchiare opinioni che non hanno alcun senso logico e servono solo ad allisciare il pelo dei pigri e dei preoccupati.
Se è la situazione attuale a preoccupare, dove una certa politica sta cercando di prendere il controllo economico del pianeta, non è dei mercati che dobbiamo avere paura. E anzi è a loro che dovremmo rivolgerci come ultimo baluardo della difesa per tanti necessaria.
Come avevamo scritto qui, riprendendo un felice dispaccio di JP Morgan, i mercati non si fanno bullizzare. Non possono essere arrestati, deportati, minacciati, ricattati. I mercati, che sono poi la somma delle azioni di tutti noi, rispondono, segnalano, diagnosticano, e puniscono.
E sono in questo preciso momento – vedi anche Bitcoin – l’unico termometro utile e l’unico limite alla tracotanza della politica, che con una firma qui e un decreto lì vorrebbe ridisegnare il mondo.
Al contrario di Ferruccio de Bortoli, pur consci di avere un’opinione che vale nel migliore dei casi un centesimo della sua, rilanciamo dicendo: mercati aperti, 24 ore su 24, a difendere l’uomo da se stesso. Una minaccia che dovrebbe incombere su ogni monarca, per elettivo o meno che sia. Perché laddove non ci sono i mercati a rispondere, il campo per le peggiori nefandezze è sempre più libero.
Nella speranza che quanto Bitcoin e DeFi hanno regalato al mondo diventi patrimonio di ogni piazza di scambio.
Se saremo puniti per aver regalato all’uomo il fuoco, pazienza. Anche se questo, come nel caso di Prometeo, dovesse comportare un supplizio senza fine.
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