Il primo abbozzo di euro digitale diventerà pubblico il prossimo ottobre. Nonostante manchi molto alla presentazione dell’ultimo degli sforzi della Banca Centrale Europea, ne sappiamo ancora molto poco. Le questioni di bottega (costi di sviluppo, costi operativi) sono circondate da mistero. Stessa cosa per le questioni tecniche, che sono forse più importanti di quelle di portafoglio. Una risposta a mille domande che nessuno ha mai posto, l’Euro Digitale è ritenuto da BCE (e principalmente dagli italiani Cipollone e Panetta) come l’ultima occasione dell’Europa monetaria per non soccombere.
Per quanto i misteri siano tanti, c’è qualcosa che sappiamo già, dato che possiamo desumerlo da tante uscite pubbliche di Cipollone, di Panetta e di altri quadri della Banca Centrale Europea. Sarà digitale (lo dice il nome!), sarà a costo zero per gli utenti, sarà la risposta europea a Mastercard, Visa, stablecoin ancorati al dollaro e – sempre nelle intenzioni di Cipollone e dunque di BCE – al rischio che le banche non servano più come intermediarie dei pagamenti.
Un Frankenstein in grado di accontentare tutti, che sarà con ogni probabilità pagato dalla fiscalità generale e che nasce già in fin di vita. Come cercheremo di dimostrare in questo approfondimento infatti, l’unico dei defibrillatori a disposizione sarà quello dell’imposizione. Si è promesso di no, che non sarà imposto, che sarà una delle alternative disponibili per gli europei e che riuscirà a imporsi per bontà tecnica e costi bassi (o pagati da altri, per i più cinici).
L’ultima delle preoccupazioni di Piero Cipollone sono gli stablecoin, criptovalute che hanno un valore stabile di 1$ e che lo mantengono acquistando titolo di stato USA da mettere a riserva. Per lunga parte della loro esistenza sono state ai limiti della pirateria: non godevano di alcuna autorizzazione e di alcun supporto da parte della politica e della giustizia e venivano guardate in obliquo dal Dipartimento del Tesoro USA, che ne sottolineava la capacità di sostenere terrorismo, riciclaggio e aggiramento delle sanzioni. Il 5 novembre 2024 però gli americani hanno scelto Donald Trump, hanno mandato al governo una serie di personaggi vicini al mondo crypto e ora si godranno un nuovo regime… monetario.
Gli USA hanno grandi progetti sugli stablecoin: presto arriverà una legge che ne condizionerà uso e commercializzazione, ma offrendo al tempo stesso basi forti per il loro sviluppo. Il messaggio recepito dal governo USA in carica è chiaro:
Ultimo, ma non meno importante, gli stablecoin non sono a carico del contribuente per quanto riguarda i costi operativi – e non sono a carico del governo per quanto riguarda la gestione tecnica. Ultimo, che non guasta, permettono di evitare il lancio del dollaro digitale ufficiale, che avrebbe incontrato importanti resistenze politiche. Negli USA, al contrario che in Europa, almeno una parte politica mal sopporta le ingerenze del settore pubblico laddove i privati hanno già dato ampia dimostrazione di potersi prendere cura del problema.
Il cambiamento è stato così repentino da seminare il panico a Francoforte: cosa fare ora? Come rispondere? L’Euro Digitale sarà davvero adeguato? La risposta a questa ultima domanda è un sonoro no. Perché sarebbe come rispondere all’arrivo delle e-mail con posta cartacea molto veloce, e per la quale viene comunque garantito un monopolio ai servizi postali.
Chi non conosce il funzionamento degli stablecoin privati riterrà l’Euro Digitale eventualmente in grado di competere. Non lo sarà, perché gli stablecoin hanno già accumulato vantaggi enormi e perché hanno una netta superiorità anche a livello tecnico:
Di contro l’Euro Digitale, almeno per le caratteristiche che ci sono note dalle parole condivise da Cipollone & co.:
Le domande sono tante. Di risposte ce ne sono ancora poche. Quelle già note, almeno a parere di chi vi scrive, sono sufficienti per decretare la morte di un progetto che potrà rimanere in vita soltanto artificialmente. E chissà se con qualche piccolo e subdolo obbligo.
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