Il crollo delle criptovalute, come amano chiamarlo i giornali non specializzati e generalisti, che sembrano crogiolarsi in ogni battuta d’arresto per il settore, è un fatto della vita per chi investe in questo settore.
Chi affronta seriamente la divulgazione su Bitcoin e dintorni sottolinea sempre l’estrema volatilità di questo mercato, così come sottolinea che chi non ha lo stomaco forte dovrebbe evitare di avvicinarsi con il proprio capitale a questo tipo di investimento.
C’è poi un’altra parte della storia: cosa fare quando le criptovalute crollano? C’è modo di mettersi al riparo da questi eventi? C’è modo di operare in profitto anche quando i mercati di BTC, ETH e tutti gli altri collegati stanno perdendo o comunque attraversando un momento di forte crisi?
Possono esserci diversi motivi che portano le criptovalute a crollare ed è in genere estremamente difficile capire, nel durante di una crisi, perché questa si sia innescata.
È il peggiore, anche se in pochi sarebbero in grado di definirne le modalità di funzionamento. Di cosa parliamo? Parliamo di quello che gli specialisti ritengono essere un eccessivo aumento dei prezzi delle criptovalute, che finisce poi per letteralmente esplodere, con un calo di prezzo generalizzato e pericolosissimo per chi vi si trova invischiato.
Sono in moltissimi, soprattutto tra gli economisti di vecchio stampo a ritenere l’intero settore delle criptovalute come bolla naturale e fondamentalmente privo di valore intrinseco. Sta di fatto però che le profezie di disastro, se ripetute con una certa frequenza, prima o poi si avverano. Perché di cali improvvisi, anche su mercati più “classici” di quelli delle criptovalute, ne possono avvenire (basti guardare a cosa avviene ciclicamente sulle borse).
Questo è un caso più in piccolo che può colpire l’intero mercato delle criptovalute, oppure una singola cripto. Quando arriva una vendita, magari anche da un solo soggetto, di grandi quantità di token, il prezzo inevitabilmente scende rapidamente. E questo può portare in molti a chiudere le proprie posizioni ed innescare il ciclo del panic selling, ovvero la vendita a cascata e mossa dalla paura più che dal ragionamento.
Di casi come questi se ne verificano ovunque nel settore finanziario, con le criptovalute (vuoi anche per la scarsa capitalizzazione di alcune) che vi sono esposte. In questo caso è molto difficile posizionarsi. Matematicamente parlando, sarebbe giusto vendere all’inizio del Panic Selling per poi rientrare una volta raggiunto il minimo. Praticamente parlando però, diventa difficilissimo avere un tempismo di questo tipo. Per sfruttare comunque questo tipo di situazione, avere a disposizione un broker che offra anche vendita allo scoperto è importantissimo.
eToro (qui per il conto dimostrativo gratuito) è il migliore attualmente sulla piazza, che permette di prendere posizione sia al rialzo che al ribasso con un solo click e senza che ci siano complicazioni, neanche per chi non è abituato a questo tipo di operazioni.
Le blockchain che permettono di comunicare tra diversi progetti sono state una manna dal cielo per il settore e hanno aperto ad un mondo di possibilità, soprattutto nel settore delle DeFi, ovvero degli strumenti di finanza decentralizzata. Questo però ha offerto il fianco ad un altro tipo di meccanismo: il mondo delle criptovalute è oggi molto interconnesso e il crollo di un comparto finisce per trascinarsi anche il resto.
A quanto pare è quello che è successo negli ultimi giorni, con il segno meno diffusissimo sul mercato: in molte piattaforme di finanza decentralizzata c’è stata una liquidazione di posizioni importanti, che ha portato allo spill out della crisi, con i risultati che oggi sono sotto gli occhi di tutti. Anche in questo caso proteggersi è relativamente difficile, se non ricorrendo agli strumenti che abbiamo già visto per quanto riguarda il panic selling.
È molto difficile farlo, perché una piccola serie di eventi imprevisti può innescare un effetto a catena che in pochi sono in grado di prevedere. Noi su Criptovaluta.it continuiamo ad offrire analisi importanti sui volumi, sul posizionamento dei grandi investitori, sulle dinamiche di mercato, ma non abbiamo – come affermano molti – la sfera di cristallo.
Non importa poi così tanto prevedere, quanto l’essere reattivi a sufficienza dal limitare i danni quando questi crolli ciclici avvengono. E non farsi governare dalla paura, ma sempre dalla razionalità.
Anche questa è una domanda alla quale nessuno di buon senso può dare una risposta certa. Ci sono crolli che vengono colmati immediatamente o quasi dall’arrivo sul mercato di tanti investitori con posizioni long. In altri casi invece il problema tende a protrarsi a lungo.
Basti pensare che per molte criptovalute – come può essere Ripple – siamo ancora enormemente distanti dai prezzi che abbiamo visto girare nel 2018, prima del più grande crollo di criptovalute che l’uomo ricordi. In altri casi invece si rimbalza relativamente presto – ed è questo ovviamente che sperano quelli che non hanno chiuso le nostre posizioni.
Il mondo delle criptovalute si sta assestando – o meglio – si sta strutturando. E questo vuol dire maggiori strumenti per la gestione del rischio e degli investimenti. Non abbiamo più soltanto gli exchange di criptovalute per intervenire sul mercato, ma tutta una serie di strumenti anche finanziari classici, che permettono anche ai piccoli investitori di intervenire facilmente sul mercato.
Per gli investitori professionali sono poi nati futures, non solo su BTC ma anche su Ethereum, così come sono nati ETP ed ETF che hanno nel paniere proprio criptovalute. Questo permetterà al settore di svilupparsi, ma nel durante anche di avere grandi movimenti di capitale che possono impattare un settore che – tranne pochissime eccezioni – è ancora scarsamente capitalizzato.
Mettersi al riparo è possibile – ma chi non vuole salire sulle montagne russe non potrà poi lamentarsi di non aver ottenuto profitti in un mercato che – anno su anno – ha praticamente quadruplicato il suo valore.
Il crollo – soprattutto se momentaneo – è qualcosa con il quale gli investitori in criptovalute dovranno imparare a convivere. Anche con una gestione intelligente del loro capitale, della loro esposizione e delle loro posizioni. Senza peccare né di FOMO (la paura di perdere il treno) né di panico (che è facile che prenda il sopravvento quando le cose stanno andando male).
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