Imbarazzo? Vergogna? Coscienza del fatto che tutto quanto detto su Bitcoin negli ultimi anni si stia finalmente rivelando per quello che è, ovvero una terribile bugia? Dai piani alti della finanza pubblica, non si sentono più voci sul mondo delle criptovalute – e in particolare BTC – se non l’ennesima ripetizione della stanca filastrocca “non è una valuta, ma un asset ad altissimo rischio”.
La BCE, che è pure tra le prime responsabili del successo di Bitcoin, non ha mai avuto un grande rapporto con la criptovaluta stessa. Prima ignorata, poi derisa, poi considerata per una regolamentazione e ora impossibile da controllare. Lo stesso possiamo dire della FED, che dovrà anche fare i conti con un nuovo direttore SEC più morbido, almeno sulla carta, verso le criptovalute.
Ma dietro la grande, enorme crescita di Bitcoin alla quale abbiamo assistito a partire dalla grande crisi del COVID 19 c’è molto altro da considerare. Motivi che sono magari poco noti all'”uomo della strada”, che però avendo capito che qualcosa, nelle economie di oggi , non va, ha iniziato anche lui a fare incetta di Bitcoin, per quanto possibile.
I dati che circolano tra i broker sono poi incredibili. Sono centinaia di migliaia soltanto in Italia e in Europa i piccoli e piccolissimi investitori che hanno deciso di investire i propri risparmi su Bitcoin – in un cortocircuito mentale per chi credeva che potessero accontentarsi di titoli di stato che oggi rendono meno di zero.
E sono ancora in molti ad essere interessati, anche tra i nostri lettori. Che possono trovare su eToro (qui il conto di prova in versione dimostrativa gratuita) tutto l’occorrente per diventare anche loro investitori e possessori di Bitcoin.
Chi non è appassionato di vicende monetarie potrebbe non capire la portata di un evento del genere. E quindi saremo noi ad approfondire. È come se un grandissimo gruppo di falsari si fosse messo a stampare senza soluzione di continuità Euro, per calmierare gli interessi del debito pubblico schizzato alle stelle. Risultato: debiti pubblici ormai fuori controllo – come potrebbe esserlo quello italiano – con tassi artificialmente bassi e non in linea con il mercato.
Sono da biasimare, in una situazione del genere, quegli investitori e risparmiatori che puntano oggi su Bitcoin, che invece ha un cap massimo di 21 milioni e che nessuno può innalzare a piacimento, a prescindere dalle condizioni economiche generali? Una valuta scarsa e limitata da una parte, una valuta che continua ad inondare i mercati dall’altra, senza soluzione di continuità. Con conseguenze importanti, che potrebbero dare il via ad una crisi peggiore di quella del 2008.
Parte di questa enorme liquidità è sicuramente finita nel mercato delle criptovalute. A guardare cosa sta avvenendo sui mercati azionari – soprattutto quelli statunitensi – la situazione sembra essere molto più grave. E se di bolla dobbiamo parlare, forse è proprio guardando al NASDAQ e al NYSE che dovremmo iniziare a guardare.
L’incredibile corsa delle tech in particolare, in un mondo che ha visto una compressione enorme dei consumi e un rallentamento dell’attività industriale e dei servizi, potrebbe essere frutto di una bolla, questa sì concreta, al contrario di quella di cui si parla per Bitcoin, che almeno per il momento sembrerebbe lontana dal potersi verificare. E se il tech è ormai completamente fuori asse almeno rispetto ai fondamentali, anche gli altri settori non sono da meno, soprattutto tra i gruppi che hanno maggiore appeal per fondi e per investitori istituzionali.
Le economie pubbliche e private drogate dall’enorme immissione di denaro da parte di BCE e FED preoccupano – e non poco – la Cina. Che continua a vedere arrivare capitali dai paesi occidentali, che potrebbero però valere in termini reali molto meno rispetto ad oggi. Un eventuale crack della principale moneta del mondo, il dollaro USA e delle economie ad esso collegate avrebbe delle ripercussioni importanti anche sul paese che è riuscito a recuperare prima dalla crisi COVID.
Lo stesso si potrebbe dire di India e Brasile, prontia ripartire ed oggi con una valuta che, nei prossimi mesi, potrebbe apprezzarsi sia rispetto al dollaro, sia rispetto all’Euro. Con buona pace di chi – gli stessi che criticano Bitcoin – riteneva il biglietto verde e l’Euro due monete assolutamente invincibili. Tenendo conto dell’enorme rischio causato dalle manovre di forte espansione monetaria da parte delle principali banche centrali, nessuno può dormire sonni tranquilli. E le previsioni su Bitcoin che abbiamo fatto, che puntano a 100.000$ in un futuro non troppo lontano, potrebbero rivelarsi addirittura troppo poco ottimistiche.
Se la liquidità dovesse esplodere e far ripartire anche l’inflazione – cosa che già si può rilevare nel mondo delle materie prime – Bitcoin potrebbe davvero rimanere l’ultima speranza per chi vuole preservare il proprio capitale in termini reali. Un’ipotesi ritenuta grottesca da parte dei soliti economisti, che continuavano a puntare all’oro come unico porto sicuro dall’inflazione e dai mercati pazzi.
Jokes on them, direbbero gli americani, perché quelli che sembravano pareri dotti fino a qualche settimana fa, oggi sembrano essere la difesa degli ultimi giapponesi, sconfitti dalla storia. Il sogno libertario del Bitcoin, nato proprio in contrapposizione allo strapotere della politica e delle banche centrali sulla moneta, potrebbe essere non più un gioco per criptomaniaci, ma l’ultimo strumento a disposizione di tanti piccoli investitori per non distruggere il loro capitale a causa dell’inflazione.
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