In Francia vanno all’asta 611 Bitcoin, curati da una casa d’aste privata su mandato, ed è questa la vera notizia, della Repubblica Francese. Non è la prima volta che uno stato mette all’asta dei Bitcoin e – come avrà intuito qualcuno – si tratta di BTC che sono stati recuperati come refurtiva in diverse indagini. Una notizia comunque interessante, perché segnala il fatto che per gli stati – anche per quelli storicamente più centralisti – ormai Bitcoin è un asset a tutti gli effetti, che come tale va trattato.
La Bitcoin mania passa anche e soprattutto dalla sua normalizzazione e sono questi i piccoli fatti che contribuiscono a farci andare proprio in questa direzione, che sarà molto più rilevante degli investimenti dei fondi e degli investitori istituzionali. E bisognerebbe puntare sulla normalizzazione, che ormai sembra essere ineluttabile. Cosa che stanno facendo, è questa l’altra notizia che arriva dai mercati, sempre più persone, privati indipendenti che si affidano ai broker per cavalcare l’incredibile onda che ha portato, soltanto ieri, BTC ai suoi massimi. Chi vuole entrare sul mercato non è ancora troppo in ritardo e può farlo con eToro (puoi aprire un conto di prova gratis qui), con poche decine di euro di investimento minimo e tutti gli strumenti adatti per investire anche se non si è molto esperti.
Nel complesso il governo francese metterà all’asta circa 30 milioni di euro in controvalore, divisi in centinaia di lotti di Bitcoin per rendere le operazioni più semplici e per cercare di massimizzare i profitti. L’asta avrà luogo domani alle 09:00, per un totale di 437 lotti che vanno dagli 0.11 BTC fino ai 2 BTC. Per chi volesse partecipare all’asta ricordiamo che purtroppo è troppo tardi per iscriversi.
La provenienza dei Bitcoin che verranno messi all’asta è di tipo giudiziario. Sono in larghissima parte token che sono stati recuperati in seguito a confische legate all’affaire GateHub, che si fece sottrarre diverse migliaia di XRP Ripple, che furono poi prontamente convertiti in Bitcoin dagli hacker. A mettere all’asta i token è appunto AGRASC, che è l’agenzia governativa che si occupa di recuperare refurtiva e di gestire beni confiscati.
Assolutamente sì, checché ne dicano i criptomaniaci che vedono in questa tecnologia qualcosa al di fuori delle potenziali grinfie dello stato. Quello della Repubblica Francese non è il primo caso di sequestro avvenuto da parte delle autorità e non è neanche il primo caso di Bitcoin finiti all’asta, pratica che è diventata molto comune negli Stati Uniti, quando all’utilizzo di Bitcoin è collegato qualche tipo di crimine passato in giudicato.
Ovviamente serve la collaborazione dell’imputato per lo sblocco dei wallet – oppure il recupero delle passphrase anche con metodi poco ortodossi. Ma nulla di troppo difficile per i reparti informatici degli stati più avanzati. Anche in Italia c’è stato, nel passato, un maxi-sequestro, nell’affaire BitGrail, ordinato dal Tribunale di Firenze, per quelli che ai tempi erano 15 milioni di euro in controvalore.
Rimangono pochissimi dubbi sulla configurabilità di Bitcoin come asset o valuta che le autorità possono sequestrare per rivalersi sul reo e per cercare di recuperare refurtiva e/o compensare le vittime. La criptomania è ormai un fatto per i tribunali – e lentamente lo sta diventando anche per il grande pubblico. E le previsioni su Bitcoin di medio e lungo periodo non possono che essere rialziste.
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Vedi Commenti
Gli Stati vendono di tutto anche le bici abbandonate, anche queste sono un asset?
Buongiorno Riccardo,
è vero che gli stati, talvolta, mettono all'asta di tutto. Tuttavia non ci pare di ricordare, almeno a nostra memoria, l'offerta di oltre quasi 30 milioni di euro in bici abbandonate. Questo tipo di operazioni, ripetiamo la nostra, contribuiscono alla legittimità di BTC. Anche se indirettamente.
Grazie e continua a seguirci!