Cosa sono gli NFT? Potremmo rispondere che sono la moda del momento e che – a qualche livello – hanno un rapporto con criptovalute e blockchain. Ma non basta una risposta del genere per un fenomeno che sta muovendo, ogni giorno, milioni di dollari e che sembra essere l’ultima moda del settore crypto.
Anche su Criptovaluta.it ce ne siamo occupati a più riprese. Siamo stati noi i primi a raccontarvi in Italia dell’NFT di Cristiano Ronaldo (o meglio, di una sorta di figurina digitale), così come siamo stati noi a tenervi aggiornati sulle aste da Christie’s e anche da Sotheby’s. Ora è il momento di saperne di più – e vi spiegheremo per filo e per segno cosa sono gli NFT e se vale la pena investirci.
L’acronimo sta per Non-Fungible Token, che per gli appassionati di diritto privato spiega già parte della storia. Sono token non fungibili, ovvero dei token che sono unici e non possono essere scambiati alla pari con altri token. Possiamo fare il contro-esempio per capire di cosa si tratta. Un Bitcoin è identico ad un altro Bitcoin. Possiamo scambiarli e entrambi i lati della transazione avranno comunque lo stesso valore in mano.
Gli NFT sono invece token creati secondo uno standard che li rende unici. La seconda parte della questione riguarda cosa possono incorporare questi NTF. Possono rappresentare la proprietà di opere dell’ingegno come immagini, testi, ma anche Tweet (è stato il caso di un tweet di Jack, il fondatore di Twitter) o di qualunque altra rappresentazione dello scibile umano. Nulla vieta che un NFT rappresenti anche la proprietà di un asset fisico, anche se in quel caso è necessario che intervenga un’autorità che certifichi la proprietà del bene fisico.
La maggior parte dei token di questo tipo vengono creati su blockchain Ethereum, anche se altre criptovalute stanno includendo il supporto. Allo stesso tempo, ci sono marketplace dove possono essere scambiati.
Questo è un automatismo dei commentatori dell’economia “di vecchio stampo”, ogniqualvolta qualcosa che proviene dall’ambiente delle criptovalute e della blockchain creano valore, apparentemente, dal nulla.
Se da un lato è assolutamente è vero che i prezzi che abbiamo visto, per opere “discutibili”, sembrano essere fuori dal mondo, dall’altro lato è vero che siamo davanti allo stesso identico meccanismo dell’arte. Ovvero che il valore di un’opera è stabilito, in libero mercato, da quanto le persone siano disposte a spendere per ottenerla.
Possiamo ritenere un bozzetto di Picasso una bolla, se viene venduto a 50.000€? Non è affar nostro. Così come non è affar nostro se qualcuno vuole comprare una figurina digitale di Cristiano Ronaldo per decine di migliaia di euro. Sicuramente esiste una moda, data la relativa novità del sistema – che poi così nuovo non è – e ci sono ottime probabilità che nel futuro quanto acquistato oggi varrà meno (anche se non tutti i casi), ma parlare di bolla non ha tutto questo senso.
Con le banche centrali che stampano denaro senza alcun tipo di limite, con le azioni di noti gruppi del NASDAQ con P/E Ratio al di sopra di 1.000 (quando la normalità era ritenuta un valore tra 5 e 15 solo qualche anno fa), stare a sindacare su quanto le persone facciano con il loro denaro per gli NFT è piuttosto curioso.
C’entra perché è il supporto per lo scambio di questo tipo di token. Come abbiamo detto poco sopra, Ethereum è per oggi quella di riferimento per il settore. E le previsioni su Ethereum, rialziste come mai le avevamo viste prima, sicuramente stanno risentendo in positivo della grande popolarità degli NFT.
Con il tempo altre blockchain, come quella di Cardano, supporteranno questo tipo di token e sicuramente il grande boom delle NTF sarà, per così dire, distribuito. Per il momento godiamoci il piccolo boost che Ethereum ha avuto grazie alla grande popolarità dei token non fungibili. Schierandoci, ancora una volta come Criptovaluta.it, dalla parte di chi con il suo denaro fa quel che vuole. Perché non è una legge scritta da nessuna parte che non si possa spendere la somma per uno Schifano per la proprietà digitale di un meme.
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