Continua la saga di Do Kwon, che per la polizia è ufficialmente latitante. Sulle tracce del numero uno di Terra Luna da oggi ci sarebbe anche l’Interpol, chiamato in causa dalle istituzioni sudcoreane che continuano a premere per la revoca del passaporto e conseguente rimpatrio forzato.
Do Kwon dovrebbe trovarsi a Singapore, dove è stato raggiunto dal mandato d’arresto emesso dal suo Paese, al quale però avrebbe risposto con un no, grazie tramite i suoi legali. E la città-stato intanto fa sapere che il fuggitivo avrebbe lasciato il Paese senza lasciare tracce.
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Do Kwon si è dato alla macchia?
Non fossimo nel bel mezzo di una questione da 40 miliardi di dollari, ci sarebbe da ridere. Un uomo solo che dribbla le intelligence di due Stati affidando ai legali la beffarda declinazione a collaborare. Ricordati che devi comparire (in tribunale)! Mo me lo segno, e via per altre destinazioni (forse), con tanto ancora da spiegare agli investitori e alle autorità.
Di diverso umore gli oltre 80 investitori sudcoreani che hanno visto affondare i propri averi insieme a Terra Luna. A loro non resta che piangere, e vedono in Do Kwon qualcuno da lapidare in pubblica piazza. Ma la legge non lo consente, meglio ripiegare su una più formale denuncia. E il nostro ne ha collezionate tante da convincere le autorità locali a raggruppare le citazioni in due maxi procedimenti a suo carico.
Insieme ai cinque complici deve comparire di fronte ai tribunali con i quali condivide la nazionalità, e collaborare alle indagini in corso. O almeno dovrebbe, ma visto che si è dato alla macchia da tempo, le autorità hanno emesso un mandato di arresto durante la scorsa settimana.
Eppure a seguire la puzza di bruciato la scia ci riporta indietro fino allo scorso aprile, quando cioè il crypto Lupin aveva trasferito la sua azienda a Singapore, per poi completare l’opera stabilendo lì anche la sua residenza. Insieme alla famiglia e ad alcuni dirigenti coinvolti nelle vicende giudiziarie ancora in corso. E stando a quanto hanno riportato le testate coreane, con Yonhap in testa.
Attualmente siamo nella fase di ricerca della location del sospetto Do Kwon per arrestarlo.
Avrebbe comunicato al giornale sopracitato un procuratore coreano, in un caso che si fa sempre più avvincente.
Interpol apparentemente coinvolta, ma Do Kwon smentisce di essere in fuga
E così veniamo ad oggi: a quanto ci è dato sapere, le autorità sudcoreane avrebbero chiesto aiuto all’Interpol per scovare e riportare in patria il fuggitivo. O meglio, la richiesta sarebbe stata inoltrata, e in attesa che la burocrazia compia il suo iter il nostro sembra voler perculare le istituzioni di tutto il mondo a mezzo Twitter.
Non sto scappando, niente di tutto questo. A tutte le intelligence: siamo disposti a collaborare e non abbiamo niente da nascondere.
Aggiungendo subito dopo.
Do Kwon è tutt’ora introvabile, secondo le autorità coreane, anche a Singapore: le autorità locali affermano che il nostro avrebbe lasciato la città-stato per far sparire le sue tracce. Ovviamente al mandato di comparizione ha fatto rispondere tramite i suoi legali di non essere disposto a collaborare, per il momento. La vicenda si fa appassionante, siamo quasi ai livelli di Ruja Ignatova, in fuga da mesi e che i ben informati vorrebbero in Grecia. Magari i due potrebbero incontrarsi su un’isoletta sperduta, e attendere la fine della guerra dalla quale stanno fuggendo. Partirà un remake di Mediterraneo: se il maestro Salvatores è in ascolto, magari potrebbe farci un pensierino. Con Do Kwon che, se vorrà, avrà tutto lo spazio che desidera per rispondere alle accuse e anche alle ricerche, anche su queste pagine.