Ancora SEC, ancora una causa contro un progetto cripto, anche se questa volta non parleremo di Ripple, che pur la sta spuntando contro l’authority che negli USA si occupa di controllare il mercato finanziario. A finire sotto la lente di ingrandimento è LBRY, sistema in blockchain molto interessante, perché permette di accedere ad un ecosistema completo per la diffusione di content online.
Il motivo del contendere? Ancora una volta SEC accusa una criptovaluta in ICO di essere titolo finanziario e non semplice valuta. Una questione che ricorda relativamente da vicino quella di Ripple e che potrebbe però concludersi allo stesso modo.
LBRY non ne ha risentito molto sul mercato, nonostante sia ancora molto poco capitalizzata. Nella giornata di oggi ha fatto registrare un modesto -1,35%, segno che le accuse di SEC, ormai, tendono a lasciare il tempo che trovano. Chi volesse puntare sul token, inoltre, dovrà per il momento aspettare, dato che non è quotato su nessuno dei principali mercati.
Le accuse che SEC muove a questo nuovo progetto su blockchain ricordano quelle che abbiamo già visto con Ripple. L’authority accusa LBRY di aver diffuso con vendita al pubblico token (nello specifico parliamo di LBC) che rappresenterebbero un titolo finanziario e non una semplice criptovaluta.
Un attacco ad una criptovaluta emergente che ricalca quello verso progetti ben più solidi e che parte da esattamente le stesse basi legali. SEC insiste infatti nell’utilizzare quello che negli USA si chiama Howey Test, così come fissato dalla Corte Suprema nel 1946, nato in ambito giuridico per separare gli investimenti da ciò che invece non lo è.
Secondo SEC LBC sarebbe un titolo finanziario in quanto vi è la ragionevole aspettativa di “ottenere un profitto da lavoro svolto da altri”, con il valore del token che sarebbe legato dalla riuscita o meno del progetto, in senso commerciale.
Una definizione che è appunto nata del 1946 e che oggi sembra essere inadeguata per giudicare quanto viene offerto dal mondo delle criptovalute. Perché oltre alle piattaforme video oppure di condivisione storage, anche quelle che appartengono alla Finanza Decentralizzata potrebbero pienamente rientrare in questa definizione.
E siamo d’accordo anche noi con questo allarme lanciato dai fondatori e gestori del progetto. Se dovesse passare una linea del genere, sarebbero davvero pochissimi i progetti in cripto, vecchi e nuovi oppure ancora su blockchain che potrebbero sopravvivere.
Una posizione, quella di SEC, che diventa ogni giorno più incomprensibile, soprattutto alla luce della piega – pessima per l’authority – che sta prendendo la causa contro Ripple, sulla quale continuiamo a mantenervi aggiornati.
Chi crede nel progetto LBRY non dovrebbe però preoccuparsi. Secondo quanto diffuso dagli stessi fondatori, in realtà le attenzioni di SEC esisterebbero già dal maggio 2018 e tutto lascia pensare che non si arriverà ad un giudizio entro quest’anno.
Il network, inoltre, potrà continuare a funzionare senza alcun tipo di problema anche in caso di sentenza avversa. Tutto questo mentre gli avvocati di LBRY rispediscono la palla a SEC:
“Perché non esiste un percorso chiaro per il settore per operare in ossequio alle leggi sui titoli finanziari”?
Una domanda che, in uno dei paesi tecnologicamente più avanzati del mondo, è più che lecito farsi.
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