Tra le particolarità degli ultimi giorni, in un mercato degli altcoin che sembra essere letteralmente impazzito, non possiamo che citare DigiByte, criptovaluta PoW che ha fatto registrare una crescita in doppia cifra, che l’ha portata vicina ai suoi livelli di massimo storico, raggiunti durante il boom delle criptovalute del 2018.
Una storia molto particolare quella di DigiByte, un’altro dei progetti nati come fork di Bitcoin e che nelle ultime ore è stato letteralmente travolto da un’ondata di acquisti, che hanno portato il progetto nei primi 80 posti per capitalizzazione sul mercato. C’è qualcosa di solido dietro questa crescita? Oppure siamo davanti all’ennesimo Pump & Dump che non ha delle motivazioni alle spalle?
Per il momento è anche relativamente difficile trovarlo in acquisto. A quotarlo c’è Binance (apri qui un conto gratuito), tramite il suo Dex Decentralizzato. Non è ancora possibile investire su questo token – GBD – tramite i broker con servizi professionali.
Quella di DigiByte è una storia molto comune alle criptovalute nate prima del boom del 2018. È stata sviluppata infatti come fork di Bitcoin, ovvero come replica della principale delle criptovalute, con un algoritmo però cambiato in diversi punti cruciali.
Il primo dei punti – che abbiamo in realtà già visto in altri fork di Bitcoin – è stato quello di cercare di interrompere l’egemonia delle macchine ASIC nel mining di Bitcoin, permettendo a qualunque tipo di hardware o quasi di partecipare alle operazioni di mining – e dunque al supporto e alla validazione dei blocchi. Una mossa come abbiamo detto non esclusiva, ma che ai tempi riuscì ad attrarre diversi fuoriusciti dal maggiore progetto crypto del mondo.
Questo per una criptovaluta che è nata basandosi su diversi algoritmi PoW e che ad oggi è una delle più efficienti tra quelle che ancora si rivolgono al mondo della proof of work per la validazione dei propri blocchi. Velocità da un lato, almeno rispetto a Bitcoin, minore utilizzo di risorse dall’altro – e nel complesso la possibilità di partecipare, per tutti, al network in condizioni di quasi parità.
Il progetto ha continuato ad evolversi, includendo anche strutture di governance volontaria e, cosa più importante, il protocollo DigiAsset, pensato per le dApps e per gli smart contract. Partita come un clone di Bitcoin, DigiByte si è evoluta assomigliando, ogni giorno di più, a Ethereum, anche se con le dovute proporzioni.
Poco o nulla di rivoluzionario. Negli ultimi giorni sono tantissimi i token PoW che hanno visto il loro valore crescere a dismisura. Non solo DGB, ma anche, per citarne uno che conoscono un maggior numero di persone, Dogecoin.
Questo è frutto del rinnovato entusiasmo nella blockchain e del grande sentiment positivo che oggi alberga sul mercato. Chi dovesse decidere di investire sul breve periodo, dovrà tenere conto di possibili correzioni e verificare la possibilità che si presentino delle correzioni importanti in termini di prezzo. Un’attenzione che noi di Criptovaluta.it invitiamo tutti ad esercitare sempre. Anche quando si parla di progetti con una penetrazione commerciale più importante di quella di DGB.
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