L’Alaska sarà il primo stato USA ad utilizzare blockchain per le votazioni all’interno dello stato. Una proposta questa del senatore Repubblicano Mike Shower, al fine di aumentare la fiducia nel sistema di voto da parte dei cittadini.
Una mossa che – almeno per chi segue da vicino il mondo della blockchain – non può giungere come nuova. I sistemi di questo tipo sono già più che maturi per prendersi cura di votazioni, nazionali e non, offrendo un livello di sicurezza che nessun altro tipo di sistema è in grado di offrire. Anche se il MIT, come vedremo più avanti, in realtà è contrario a questa opzione.
La proposta 39 dovrà essere votata, ma ci sono, almeno per il momento, buone probabilità che venga approvata, data la schiacciante maggioranza repubblicana, per 13 a 6. La proposta entrerebbe a far parte di una più vasta riforma dell’intero sistema elettorale, anche allo scopo di verificare effettivamente chi vota (e potrebbe farlo) e chi no.
Per il momento non è chiaro in alcun modo quale sarà il sistema che dovrebbe essere utilizzato dallo Stato dell’Alaska per registrare su blockchain i voti delle elezioni locali. Quello che sappiamo è che la sfida sarà duplice: perché da un lato si dovrà garantire l’anonimato del voto e dall’altro verificare che chi vota sia autorizzato a farlo.
A questo scopo nella stessa proposta sarebbe inclusa una costosissima verifica su diversi database in possesso dello Stato dell’Alaska, per evitare che chi fino ad oggi ha votato pur senza averne diritto venga escluso da questa operazione.
Ci sono diverse blockchain che possono integrare oggi oracoli anche per l’identità – Tezos ad esempio includerà presto questa funzionalità – così come ci sono già moltissime aziende che si occupano di questo, soprattutto negli USA. Non sarà un problema, ma quale soluzione verrà adottata dall’Alaska, almeno per adesso, è materiale per i cartomanti.
Il MIT – il Massachusetts Institute of Technology – una delle istituzioni di formazione tecnologica più importanti al mondo – ebbe però a schierarsi contro il sistema di voto via blockchain, che pure fu paventato durante le ultime elezioni presidenziali, avvenute nel pieno di una pandemia.
Gli approcci basati su blockchain possono esporre a fallimenti gravi – situazioni dove il risultato delle elezioni potrebbe essere cambiato senza che nessuno se ne accorga o venga scoperto. E questo costringerebbe a ripetere le elezioni.
Questo è quanto si legge all’interno di un paper diventato ormai famoso tra gli specialisti, che almeno a nostro avviso non ha tenuto però conto di alcune specifiche, facendo riferimento a Voatz, App che sarebbe stata utilizzata in via sperimentale durante alcune elezioni di contea.
Motivo del contendere? La cosiddetta software independence – ovvero l’assenza di certezza che un cambio o un errore del software sia sempre individuabile.
La questione rimane aperta – e, con i sistemi di voto classici che fanno acqua da tutte le parti, percorrere l’ipotesi di spostare, anche se in via sperimentale, votazioni via blockchain a noi non sembra peregrina. Continueremo a monitorare al situazione dell’Alaska e a tenervi aggiornati sul futuro della Prop 39.
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