Quattro anni sono un’eternità nel mondo delle criptovalute e la nuova stance presa da JP Morgan ne è la prova. Un gruppo che si era contraddistinto, fino a qualche anno fa per un atteggiamento particolarmente duro verso le criptovalute, oggi non solo le offre come strumento di investimento, ma si attiva per iniziare a sviluppare attivamente su blockchain.
È notizia di poche ore fa la ricerca, da parte del gruppo bancario statunitense, di ingegneri del software esperti di blockchain. Nell’annuncio di lavoro si fa riferimento allo sviluppo di codice e all’implementazione di App di categoria business, con segnalazione diretta dell’ambiente di lavoro, che sarà su Ethereum, Hyperledger e Corda.
Non è chiaro se i progetti verranno portati a termine proprio su blockchain Ethereum, ma chi vuole comunque investire può trovare da eToro (qui per aprire un conto dimostrativo gratuito) tutti gli strumenti per farlo. Con l’aggiunta del popolarissimo sistema CopyTrader, per copiare gli investitori che investono attivamente nel mondo delle criptovalute – e con buoni risultati.
Il gruppo aveva già annunciato di voler essere parte della rivoluzione targata blockchain, cosa che non avevamo mancato di riportarvi soltanto qualche giorno fa. Ora sembra che si inizi finalmente a fare sul serio, con i primi annunci di lavoro per creare una squadra, attiva però nello sviluppo di soluzioni software e non meramente nel campo degli investimenti.
Il profilo dovrà avere esperienza nella scrittura di App su blockchain, dovrà collaborare in team per la creazione di applicativi e dovrà essere anche capace di verificare la robustezza dei protocolli crittografici utilizzati dai diversi progetti. Una figura pertanto completa, che dovrebbe servire, almeno secondo l’annuncio presente su GlassDoor ad integrare soluzioni Enterprise all’interno della blockchain di Ethereum.
Non è ancora chiaro che tipo di applicativi dovranno essere integrati da JP Morgan, ma tutto lascia pensare, almeno per il momento, che saranno App interne prima, che in un secondo momento verrano anche offerte come servizi almeno per i clienti di una certa fascia. È richiesta inoltre anche una certa competenza nello sviluppo con Solidity, che è il linguaggio utilizzato per gli smart contract del network Ethereum.
Che ci piaccia o no – soprattutto a coloro i quali vivono con molta passione lo spirito libertario insito nelle criptovalute – le banche sono ormai parte del gioco. Investono, comprano, stoccano, rivendono, aprono e chiudono fondi basati sulle criptovalute. E come dimostra JP Morgan, iniziano a sviluppare attivamente anche sulla blockchain.
Tuttavia riteniamo che questi movimenti siano da un lato inevitabili – data la superiorità, almeno in alcuni ambiti – della tecnologia basata su blockchain. Dall’altro sono anche forse desiderabili, perché sarà tramite questi agenti che la blockchain e le criptovalute possono arrivare presso il grande pubblico. Dietro il grande aumento di valore atteso sul medio e lungo periodo – testimoniato anche dalle nostre previsioni criptovalute – si deve anche a questo tipo di interessi e di avventure da parte dei player della finanza classica.
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