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200 exchange Coreani a rischio BAN!

4 anni fa
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La Corea del Sud è uno dei paesi più avanzati per quanto riguarda la penetrazione, anche commerciale, di criptovalute e blockchain. Un paese dove spopolano reti come Terra / Luna e che continua però a rimanere sulle spine, a causa di stance da parte del governo e dei relativi enti non esattamente amichevoli.

In una lunga sequela di attacchi al mondo delle criptovalute Eun Seong-soo, che presiede FSC, che è omologo della CONSOB in Corea del Sud, ha minacciato di chiusura gli oltre 200 exchange che operano nel paese.

In Corea le cose si mettono male per il mondo delle criptovalute e degli exchange

E non solo, perché le promesse – o forse sarebbe meglio parlare di minacce – non sono finite qui, in una conferenza stampa che ha scosso i cripto-appassionati di tutto il mondo.

Cosa ha detto Eun Seong-soo? E perché questo attacco al mondo delle criptovalute?

Il leader di FSC è particolarmente indispettito dal rifiuto – forse momentaneo – degli oltre 200 exchange che operano nel paese a procedere a registrazione, come imposto da una nuova legge operativa in Corea a partire dallo scorso 25 marzo. Fino ad oggi, nonostante nel paese esistano exchange di dimensioni rilevanti, nessuno ha neanche avviato le procedure, innervosendo, a quanto pare, il governatore.

Il limite massimo, anche secondo la legge, è fissato per settembre: superata questa data, il padre padrone della regolamentazione dei mercati in Corea del Sud ha confermato che procederà con chiusure forzose. Agli exchange sono anche imposti, in virtù della Legge sulle Monete Speciali, compiti molto più gravosi in termini di KYC, ovvero delle procedure che l’exchange deve seguire al fine di identificare univocamente i propri clienti.

E non è finita qui, perché il governatore ha rincarato la dose anche su chi investe in criptovalute, tuonando:

“I mercati tradizionali (come quello azionario), proteggono l’investitore, mentre quello delle criptovalute non lo fa. È come fare compravendita di quadri.”

Non è chiaro a cosa si riferisca Eun Seong-soo quando parla di protezione. Non ci risulta che ci siano meccanismi di protezione per chi dovesse acquistare oggi i titoli di un’azienda che andrà a fallire domani. Così come non ci risulta che non sia possibile perdere, con le azioni, capitale in doppia cifra percentuale anche durante la stessa giornata di contrattazione.

C’è la minaccia di nuove tasse

A completare l’opera, prova che l’amore tra il governatore di FSC e le criptovalute non è mai sbocciato, anche la minaccia di nuove tasse. “Tasseremo le criptovalute, ma in modo particolare, perché non le consideriamo degli asset finanziari”.

Nel frattempo chi è coinvolto nel mondo delle criptovalute nel paese non sembra essere particolarmente preoccupat. Doo Wan Nam, che è tra gli sviluppatori di Maker in Corea del Sud, ha sottolineato, tramite un tweet, che in realtà si tratta delle solite strategie di FUD – fear, uncertainity, doubt – al quale il governo coreano ricorre di frequente contro le criptovalute.

E che in realtà le minacce del governatore di FSC sono declinate tutte al condizionale. Un ricordare gli obblighi, piuttosto che una minaccia. Nel frattempo negli scorsi giorni gli exchange del paese hanno fatto registrare volumi superiori alla borsa locale. Il che la dice lunga sul movimento crypto in Corea del Sud. Soprattutto tra gli investitori.

Che la situazione possa evolversi, nel caso di non compliance da parte degli exchange, verso quella che abbiamo visto in Turchia, dove non si potrà più pagare in criptovalute?. Lo staremo a vedere. Per il momento non possiamo che registrare un rilevante astio per il settore da parte dell’uomo più influente della Corea del Sud per la gestione e la regolamentazione dei mercati.

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

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