Ancora spaccio di droga e Bitcoin. Notizie di costume che di tanto in tanto si guadagnano le prime pagine dei giornali, come oggi nel Regno Unito. Jehanzeb Amar e Salahydin Warsame, due cittadini UK, avrebbero incassato nel corso di 2 anni oltre 4 milioni di euro in Bitcoin.
Proventi di un traffico di droga, nello specifico eroina, cocaina e LSD, gestito apparentemente solo online. Un commercio illegale che ha fruttato, ai due, anche un bel bottino in anni di carcere da scontare: oltre 13 anni a testa.
Il tutto tramite due diversi siti sul DarkWeb: LetsWork e TheOnlyLw, il primo creato per la vendita stock e dunque all’ingrosso, il secondo invece per quantitativi più piccoli. Un business milionario nato a Londra, ma che poi ha ripiegato nella più discreta Birmingham.
Rimane particolare la scelta, almeno a nostro avviso, dell’utilizzo di Bitcoin rispetto a delle criptovalute che avrebbero garantito un livello di anonimato maggiore – vedi ZCash. Ma come spesso accade in questo tipo di circuiti, è la comodità di fare riferimento ad una criptovaluta molto diffusa ad avere la meglio.
Non è stato comunque a causa del ledger pubblico – e con transazioni sempre in chiaro – di BTC che i due sono stati arrestati. La polizia seguiva da tempo i due siti, nell’ambito di indagini che scandagliano regolarmente anche le parti più irraggiungibili di internet.
Il sito avrebbe servito negli anni, secondo gli inquirenti, oltre 1.100 clienti regolari, con spedizioni che venivano affidate a normalissimi servizi di posta.
È stato proprio l’utilizzo della posta tradizionale che è costato il primo arresto di Warsame, che è stato intercettato lo scorso 20 luglio proprio mentre si recava in un ufficio postale, con ben 61 diversi pacchi contenenti stupefacenti, destinati ai clienti in Inghilterra e anche in Galles. Da qui le perquisizioni che hanno portato al sequestro di 1kg di cocaina, 20.000 sterline in cash (evidentemente non era soltanto in Bitcoin che trafficavano) e circa 2.000 dosi di LSD.
Se il ledger pubblico di Bitcoin non è stato responsabile per l’arresto, ha comunque permesso alla polizia di quantificare almeno in parte il business dei due. Tramite un solo portafoglio sarebbero transitati, tra il 2018 e il momento dell’arresto, controvalori in Bitcoin per circa 4 milioni di euro.
Non sarà una notizia per molti, ma i ledger pubblici e che non permettono offuscamento delle transazioni aprono proprio a questo tipo di ricostruzioni. Motivo per il quale, nel caso di Bitcoin come per la maggior parte delle criptovalute, sarebbe più corretto parlare di pseudo-anonimato.
La notizia, ripetiamo quanto abbiamo dato in apertura, è da considerarsi più di costume che uno spaccato di quanto avviene con Bitcoin. Che non è valuta del crimine più di quanto lo siano Euro o Dollari o ancora Sterline. Valute supportate dalle banche centrali, ma che vengono usate in tutto il mondo anche per comprare stupefacenti.
Cosa che è dimostrata dal sequestro, in casa dei due spacciatori, di quantità importanti anche di contanti.
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