Michael Saylor torna sulla questione del Council. L’associazione libera di grandi imprese del mining nordamericane, dice il magnate che guida MicroStrategy, non sarà un centro di controllo per Bitcoin. Questo almeno è quanto ha affermato, ai microfoni di Coindesk, da uno dei più conosciuti (e ricchi) investitori in Bitcoin, che è stato tra i promotori dell’incontro al quale ha partecipato anche Elon Musk.
Una spiegazione secondo molti dovuta, dopo che molti personaggi di spicco della community legata a Bitcoin avevano dato il via ad un turbine di polemiche, che sui social network non si è ancora arrestato. Polemiche che riguardano la centralizzazione possibile del mining di Bitcoin e ripercussioni sul futuro della blockchain per eccellenza.
Operazione che però, almeno secondo quanto affermato da Saylor – e successivamente da Fred Thiel – che in molti conosceranno come CEO di Marathon – sarebbe in realtà soltanto benefica per il futuro di BTC come mezzo di investimento e come vero antagonista delle fiat currency.
Per Saylor si tratta di una questione di Pubbliche Relazioni
Secondo quanto affermato ieri da Michael Saylor, il primo e più importante compito del Council sarà quello di aiutare a modificare la narrativa che circola intorno a Bitcoin e al suo consumo di energia. Il Council infatti spingerà non solo per adottare direttamente delle pratiche di trasparenza nel consumo energetico, ma per rendere queste pratiche standard, almeno tra i grandi miner.
L’obiettivo sarebbe quello di poter fornire dettagli anche sul tipo di energia utilizzata, mostrando sin da subito che in realtà le grandi aziende che fanno mining di Bitcoin hanno già un utilizzo preponderante di energie rinnovabili.
Questo affiancato ad un programma per rendere l’utilizzo di suddette fonti rinnovabili sempre più importante per le pratiche di mining. Cosa sulla quale Saylor è tornato anche con un tweet, che rivela anche un’altra parte della storia.
Durante l’ultimo weekend, alcuni miner Bitcoin si sono incontrati per discutere delle sfide relative all’energia, vere o immaginarie che ci troviamo ad affrontare e per lavorare su possibili soluzioni per il bene dell’intera industria. Sotto i dettagli.
Riprendendo un post di Peter Wall di Argo, che a sua volta riprendeva un lungo thread di Amanda Fabiano, Head of Mining da Galaxy Digital, entrambe aziende che hanno fatto parte del meeting e che faranno parte del Council.
Su quell’immaginarie, almeno a nostro avviso, si dovrebbe concentrare maggiormente la discussione. Perché come abbiamo già analizzato sulle pagine di Criptovaluta.it – di sostanza dietro un certo tipo di accuse ce n’è in realtà poca.
Quali sono i rischi secondo una parte della community Bitcoin?
In molti tra i nomi storici della community Bitcoin continuano con polemiche – spesso fondate – sull’idea stessa dell’esistenza di un Council e sul fatto che l’incontro sia avvenuto a porte chiuse e comunicato soltanto dopo la chiusura dello stesso.
A tenere però banco tra i più tecnici tra i commentatori sono altri tipi di questioni, che riguardano la fungibilità del token – ovvero che tutti i token siano creati uguali e possano circolare in condizioni di parità – e il possibile controllo che un cartello di nomi così importanti potrebbe effettivamente esercitare.
Questioni delle quali è sicuramente importante discutere, anche a fini didattici e per comprendere quali sono le caratteristiche principali di Bitcoin, anche in termini di possibilità di resistenza alla decentralizzazione. Questioni che condividiamo – che però con ogni probabilità non avranno grande impatto sugli investitori, tutti piuttosto compatti dietro l’idea di Saylor.
Cosa significherà il Bitcoin Mining Council per le criptovalute e per il loro valore di mercato?
Ci sono diverse questioni che ruoteranno nel prossimo futuro intorno al Bitcoin Mining Council, in particolare se quanto avviato dovesse effettivamente avere seguito.
- Per le pubbliche relazioni
Su questo punto Saylor ha indubbiamente ragione. C’è bisogno di contrastare la narrativa dei media mainstream – fatta troppo spesso di FUD contro Bitcoin. E per farlo, essere organizzati anche tra i top player dell’industria – non può far che bene. Si riuscirà a far passare messaggi che ora finiscono nel dimenticatoio prima ancora di raggiungere la stampa.
- Per la community
Questo sarà l’argomento più spinoso, per una community che spesso (e a nostro avviso correttamente) mal sopporta quando l’attenzione si concentra intorno a pochi e potenti soggetti. Fu il caso di McAfee (anche se relativamente lontano da BTC), è stato il caso di Elon Musk e potrebbe essere il caso anche con Saylor e i miner industriali a breve.
Le preoccupazioni sono tecnicamente legittime – anche se crediamo che esageri chi parla già apertamente di possibile fork oppure di token di serie A (quando minati con energie rinnovabili) e token di serie B.
- Per il prezzo di Bitcoin
Per il prezzo di Bitcoin riteniamo che quanto stia avvenendo sia positivo. Se dovessimo guardarla esclusivamente da un punto di vista finanziario, una narrativa di buon livello su quanto in realtà Bitcoin stia facendo per essere il più green possibile e anche sforzi in questo senso non possono che aiutare. Cosa che è confermata dalla ripresa della corsa di Bitcoin durante questa mattina, con il token che si è riaffacciato sopra quota 40.000$.
Un’operazione che sarà importante sia contro le minacce e le critiche con sostanza, sia contro, parafrasando Saylor, contro quelle immaginarie. Perché di critiche basate sul nulla, nelle ultime settimane, ne abbiamo viste a valanga. Anche quando alimentate da persone molto importanti e con una grande eco sui media, come Bill Gates.