Sì, la caccia alle streghe della Cina nei confronti dei miner è giunta al termine. Ormai in quasi tutte le province della Repubblica Popolare i miner hanno dovuto spegnere i loro rig e abbandonare i loro progetti.
Una notizia che era circolata più volte e che – ordinanza dopo ordinanza – ha finalmente assunto concretezza. Qualcosa che però, almeno a nostro avviso e ad avviso di altri importanti analisti – potrebbe avere delle ripercussioni bullish sul mercato.
Sì, perché le infrastrutture utilizzate per permettere il funzionamento di Bitcoin non sono andate perdute. Molte – per circa 3 tonnellate di peso – sono in via di trasferimento in Maryland, negli Stati Uniti. Strada che con ogni probabilità verrà seguita anche da diversi altri miner che erano di stanza in Cina.
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Un processo che in realtà dura da anni, con il governo autoritario della Repubblica Popolare cinese che, per ovvi motivi, non può essere tra i sostenitori di Bitcoin: una valuta libera, senza banche centrali e senza possibilità di manipolazioni da parte della politica.
Il lunghissimo tira e molla, dovuto anche al fatto che i miner generavano profitti molto importanti, sembra essere arrivato definitivamente al capolinea. Con diversi miner che prima operavano in Cina che ora si stanno spostando negli USA. A partire dal Maryland.
È questa la notizia che è stata diffusa da una nota azienda di logistica cinese, che ha anche condiviso foto delle operazioni che porteranno alla relocation di moltissime macchine per il mining negli Stati Uniti.
Perché il FUD, ovvero le campagne stampa organizzate per attaccarlo, è finalmente giunto al termine. Con la stretta finale il governo di Pechino ha deciso di rinunciare per sempre a questo potere, perché una volta che i miner saranno andati altrove, non potrà più fare leva su minacce e paure.
E questa è già di per sé una notizia molto importante per il comparto. In secondo luogo, il mining negli USA sarà più gestibile in termini ecologici. Perché si tratterà di operazioni il cui utilizzo di energia elettrica da fonti rinnovabili sarà maggiormente misurabile. Proprio come vorrebbe il Bitcoin Mining Council, capitanato da Saylor e da tanti altri pezzi grossi del settore.
E dunque un’altra importante leva per il FUD che finalmente diventerà innocua, permettendo a Bitcoin di crescere e svilupparsi senza bombe ad orologeria rilasciate da organi di stampa compiacenti.
Per motivi di denaro. Diversi stati americani e diverse città e contee – vedi Miami – si stanno organizzando per offrire ai miner un ambiente consono e in particolare energia a basso costo. Qualcosa che l’Europa non sa, non può o non vuole fare. I costi dell’elettricità in Europa sono astronomici, mediamente, rispetto a diverse location negli Stati Uniti.
La perdita di hashrate del network è pertanto da considerarsi solo momentanea – e la sicurezza del protocollo Bitcoin non è in alcun modo in pericolo. Una situazione non ideale, ma che non durerà che per poche settimane.
Con il risultato finale che sarà un enorme passo avanti per l’intero ecosistema. Libero finalmente dai ricatti di un governo autoritario, che ha sempre dimostrato di volere e potere manipolare il mercato di Bitcoin e delle criptovalute.
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