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69.000 Bitcoin rubati in Sud Africa: è la truffa del secolo!

3 anni fa
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Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio – e le proprie key è sempre meglio tenerle per sé. Arrivano bruttissime notizie per un gruppo di investitori in Sud Africa, che si sono visti sottrarre circa 69.000 Bitcoin BTC da un’organizzazione che si doveva preoccupare di investire capitali, gestita da due fratelli che sono ora tra i più ricercati al mondo.

Fratelli che sono irreperibili e che hanno causato, al tempo della probabile sottrazione dei fondi, danni ai propri clienti per oltre 3,6 miliardi di dollari, dato che stando alle ricostruzioni della polizia sudafricana, il problema sarebbe partito in realtà dallo scorso aprile.

Una truffa da oltre 3 miliardi di dollari

Una situazione paradossale – che ci ricorda ancora una volta quanto sia necessario verificare che tipo di persone – anche se estremamente ricche – abbiamo a gestire le nostre criptovalute. E che ci ricorda anche che in caso di investimenti così corposi sarebbe meglio gestire direttamente le proprie chiavi.

I leader di Africrypt scappano con il malloppo

Una storia piuttosto singolare, che vede al suo centro una società gestita da due fratelli – Africrypt – un portafoglio complessivo di 69.000 Bitcoin – e avvisaglie di una truffa in corso a partire già dallo scorso aprile, quando Bitcoin si trovava al suo massimo storico.

Fu proprio durante lo scorso aprile che uno dei due fratelli infatti segnalò ai propri clienti, principalmente investitori privati, che la società aveva subito un attacco. E di non avvisare in alcun modo le autorità, perché la cosa avrebbe complicato le operazioni di recupero.

Qualcosa che in molti degli investitori non hanno ritenuto come plausibile – attivando così immediatamente le procedure di liquidazione per la società, nella speranza di bloccare il furto. Tuttavia gli investigatori si sono subito accorti che i Bitcoin erano stati già trasferiti attraverso dei mixer, che li rendevano a conti fatti completamente irrintracciabili.

Tutto questo mentre il sito dell’azienda di investimenti è ormai irraggiungibile – così come sono irraggiungibili i fratelli che la gestivano. Una lezione costosissima per chi si era fidato dei due – e oggi si trova nell’impossibilità di recuperare i propri investimenti.

Cosa possiamo imparare da questo ennesimo scam?

In primo luogo che bisogna affidarsi, nel caso, ad un exchange affidabile, conosciuto e che possibilmente abbia in gestione capitali importanti, nonché procedure chiare e trasparenti per la custodia. Non è la prima volta che investitori intermedi, che abbiano o meno qualcosa che assomigli ad un exchange, fuggono con il malloppo. I nostri lettori si ricorderanno del caso di Thodex in Turchia, sul quale Criptovaluta.it è stato il primo sito in Europa a offrire un resoconto minuto per minuto.

In secondo luogo che anche quando cerchiamo di informarci, dobbiamo sempre e soltanto rivolgerci ad hub informativi che abbiano una certa reputazione, anche presso altre grandi testate. Nel nostro caso è tutto verificabile sulla nostra pagina Press & Media, dove periodicamente raccogliamo le menzioni del nostro sito da parte del top dell’editoria in Italia e non.

Ultimo, ma non meno importante, che il trading in criptovalute deve sempre avere degli interlocutori seri, affidabili e che non hanno interesse o possibilità di darsi alla macchia. All’interno di questo speciale segnaliamo tutti gil intermediari che mettono al sicuro da questa eventualità – perché regolarmente registrati e con procedure di custodia legale dei fondi che rendono impossibile un rug pull.

Cosa ne sarà degli investitori?

Probabilmente dovranno iniziare ad accettare il fatto che i loro fondi sono persi per sempre e che non ci sarà quasi alcuna possibilità di recuperarli. Tutti gli elementi che sono stati raccolti infatti dagli investigatori lascerebbero pensare ad un’operazione studiata nei minimi dettagli.

Gli investigatori hanno altresì chiesto agli exchange di segnalare l’eventuale arrivo dei fondi. Ma con l’utilizzo di mixer la cosa sarà molto difficile. Si tratta, statisticamente parlando, della più grande truffa della storia nel mondo delle criptovalute.

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

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