Bitcoin e Microsoft? Si può. È quanto sta avvenendo nel progetto ION, grazie anche alla guida del libertario e appassionato di Bitcoin Daniel Buchner. Si tratterà in realtà di un layer 2 costruito sopra la rete di Bitcoin, che tuttavia potrà essere da un lato veicolo per un utilizzo diverso di BTC dalla riserva di valore, dall’altro spinta per un’adozione più ampia di BTC nel mondo.
Reason si è occupata oggi di approfondire ION – in una lunga intervista proprio a Daniel Buchner, estremamente interessante per chi si occupa di sistemi di identificazione e ovviamente Bitcoin.
Un’iniziativa interessante – e in particolare bullish per l’intero ecosistema – dato che dimostra ancora una volta la superiorità tecnologica di Bitcoin rispetto a sistemi apparentemente analoghi.
Tutto questo mentre il mercato sta vivendo una mini bull run, sulla quale possiamo puntare su eToro (qui per un conto dimostrativo gratis con capitale virtuale), tramite il quale poter investire su Bitcoin e anche su tutte le aziende che si occupano di mining o di transazioni (grazie ai CopyPortfolios), oppure copiando i migliori grazie al CopyTrading – oppure spiando nei loro portafogli liberamente.
ION è un nuovo sistema che permetterà di utilizzare un layer 2 su rete Bitcoin, che punterà a rivoluzionare il modo in cui gestiamo la nostra identità online. Un progetto sponsorizzato da Microsoft, anche se l’azienda di Redmond non potrà avere in alcun modo controllo del sistema, che sarà basato appunto in ultima istanza sul protocollo Bitcoin.
Saremo dunque possessori di diversi aspetti della nostra identità digitale, o meglio, tutti, e saremo in grado di provare qualunque tipo di dettaglio legato alla nostra vita, professionale e non. Con dati verificati, che potremo però decidere di condividere su diversi livelli, o anche creando diversi DID (questo il nome delle singole identità).
Un esempio d’uso? Vogliamo condividere i nostri titoli di studio con un potenziale datore di lavoro. Potremo creare un DID con dentro i nostri titoli di studio – o magari le nostre pubblicazioni. E condividerlo con il datore stesso. Per un altro tipo di attività dobbiamo dimostrare di aver giocato a calcio? Si potrà fare anche questo.
Il tutto con una gestione completa e totale di ogni dettaglio che andremo a condividere. Con noi che saremo gli unici in possesso delle chiavi – e quindi a decidere cosa condividere e la creazione della nostra stessa identità. Un’autentica rivoluzione – che è ancora in fase alpha, ma che se dovesse effettivamente diventare realtà – potrebbe davvero rivoluzionare il mondo della gestione degli ID online e offline.
La risposta di Buchner lascerà molto soddisfatti i massimalisti di Bitcoin:
Abbiamo bisogno di un network di sostegno e quando guardi al problema da un angolo oggettivo, puoi prendere in considerazione diverse opzioni. Bitcoin è però chiaramente il più sicuro, quello con il più alto grado di immutabilità e con altri aspetti che sono cruciali per questo tipo di gestione.
Una scelta che condividiamo assolutamente – per tutti i motivi che abbiamo affrontato in diversi speciali dedicati proprio a Bitcoin nel corso della nostra attività. Qualunque possa essere il token o il coin o ancora il protocollo preferito di chi ci sta leggendo – nessuno è in grado di offrire un livello di sicurezza come quello di BTC, che è garantito ad oggi da 99.24M TH/s di hashpower.
Perché è il riconoscimento, da parte di una delle aziende più importanti del settore tech su scala mondiale, della sua superiorità tecnologica, anche rispetto a progetti che si spacciano per più efficienti.
Una scelta, da parte di Microsoft, estremamente bullish – e che conferma quelle che sono le nostre intuizioni, contenute nelle previsioni BTC preparate dai nostri specialisti. Non vi è dubbio inoltre che questa scelta indispettirà chi deve alla gestione delle identità una parte rilevante del suo business, come Facebook e anche Google.
Ma non sarà questo il problema di Microsoft – né tantomeno di Bitcoin – che da questo tipo di relazione avrà soltanto da guadagnarci. Perché nonostante i voli pindarici delle big Tech verso progetti di nuova generazione (sui quali possono esercitare un grande controllo), il Re, come abbiamo detto ieri, è tornato. Ed è qui per restare.
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