Fidelity Digital Assets è uno dei gestori di capitali più importanti del mondo e da tempo opera nello spazio delle criptovalute, sia come veicolo sia come promotore di questo nuovo comparto. Un intermediario di grande importanza, che ora torna a parlare di crypto in uno dei momenti più difficili per il mercato, con il profondo rosso che dilaga dopo un weekend già non troppo entusiasmante.
Quanto però raccolto da Fidelity durante la sua ultima indagine di mercato potrebbe essere sufficiente a ristabilire un buon Bull Sentiment tra gli operatori di mercato. Sì, perché secondo una recente indagine del gruppo la vasta maggioranza degli investitori istituzionali avrà delle criptovalute in cassa prima del 2026.
Una notizia che per chi segue da vicino il mercato delle criptovalute potrà apparire come scontata, ma che in realtà in un momento di mercato difficile come questo non può che aiutare a ristabilire il buonumore.
L’investimento di lungo periodo, almeno secondo i dati raccolto da Fidelity, rimane un’opzione importante anche per i grandi investitori, che potremo seguire con eToro (qui per ottenere un conto di prova gratuito con strumenti full optional), intermediario che permette di accedere in via diretta a tutte le principali criptovalute che sono in odore di fondi. Un intermediario che ci offre anche servizi esclusivi quali il CopyTrading – per copiare i trader con i migliori ritorni o spiare nelle loro posizioni e portafogli – oppure con i CopyPortfolios per operare su panieri cripto bilanciati per capitalizzazione.
Una percentuale bulgara, tenendo anche conto del fatto che Fidelity ha intervistato solo investitori istituzionali e dunque con determinati obblighi e con un outlook non sempre positivo nei confronti di mercati volatili come possono essere quello di Bitcoin o anche di Ethereum e delle altre criptovalute.
L’attenzione, sempre secondo quanto è stato riportato da Fidelity, riguarda maggiormente gli investitori istituzionali asiatici, che storicamente hanno avuto un approccio maggiormente aperto al mondo delle criptovalute. È questo d’altronde il movente che ha portato ad esempio SBI Holdings ad essere tra le principali investitrici su Ripple, mentre le banche USA ed Europee guardano ancora con diffidenza a questo tipo di asset.
Anche se il 90% degli investitori istituzionali prevede di avere in portafoglio criptovalute, questo non vuol dire che le obiezioni classiche verso gli investimenti in cripto siano completamente sparite. Tutt’altro, perché si continua a guardare alla volatilità del comparto come al motivo principale che per il momento sta tenendo fuori gli istituzionali. Cosa che però ci convince poco: quello che sembrerebbe essere più probabile è che tanti investitori professionali di spessore siano in attesa di un bottom di mercato da raggiungere durante l’estate, per acquistare posizioni più consistenti a prezzo molto più basso.
E su questo, a prescindere dall’analisi di Fidelity, c’è sempre meno di cui discutere. JP Morgan è alle grandi manovre sulle cripto, così come lo sono Morgan Stanley e tantissime altre banche d’affari. Questo non può essere frutto soltanto di un movimento estemporaneo. Questo tipo di intermediari si muovono se e soltanto se la domanda è solida e di lungo periodo.
Un altro endorsement per il mondo cripto, che ci permette di dormire sonni tranquilli in un momento di mercato che non è sgombro di preoccupazioni, in particolare per chi ha investito sul mercato prima del crash di maggio. Ottimismo? Non si può non averne – in particolare quando arrivano delle notizie come quella di oggi di Fidelity.
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