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Bitcoin? Consuma meno del previsto, lo dice l’Università di Cambridge!

Bitcoin è più green di quel che si pensava. O meglio, di quanto hanno ripetuto i media mainstream negli scorsi mesi, con stime che non avevano alcun tipo di base nella realtà, come avevamo già detto più volte sulle pagine di Criptovaluta.it. Una situazione ai limiti del paradossale, con il FUD che sembra arrestarsi proprio in concomitanza della grande fuga dalla Cina di tutte o quasi le maggiori imprese che si occupano di mining.

Il report ripreso da CNBC contribuisce, finalmente, a restituire un po’ di verità ad un mondo che è stato attaccato tramite un’agenda che si è dimostrata chiaramente politica. E che con il ritorno di una parte rilevante dell’hashrate negli USA potrebbe non avere più ragion d’essere.

Svolta green Bitcoin - Università di Cambridge - analisi di Criptovaluta.it
Secondo l’Università di Cambridge, Bitcoin è alla sua svolta green

Una notizia fortemente bullish, con il mercato di Bitcoin che è tornato con il segno più dopo una settimana da incubo. Chi vuole rientrare adesso sul mercato di Bitcoin potrà farlo con la piattaforma cripto eToro (partendo anche con un conto demo gratis e illimitato), intermediario che offre la possibilità di investire non solo su BTC, ma anche sulle aziende che operano nel comparto. In aggiunta a servizi esclusivi come il CopyTrading – che ci permette di copiare gli investitori e i trader che guadagnano di più, oppure di spiare liberamente nei loro portafogli di investimento.

I dati sono ancora in ritardo, ma emerge una chiara tendenza green di Bitcoin

I dati che vengono citati da CNBC arrivano dall’Università di Cambridge e sono comunque in netto ritardo rispetto alla situazione attuale. Per quanto riguarda Bitcoin e il mining del quale ha bisogno per funzionare, i dati non hanno ancora completamente registrato lo spostamento delle operazioni cinesi verso altri paesi, dove utilizzeranno una porzione di energie rinnovabili maggiore.

Vengono però anticipati dei dati che con ogni probabilità finiranno nei prossimi report: ad oggi Bitcoin consuma la metà di quanto era stato dichiarato in maggio – e dopo lo spostamento negli USA la percentuale di energia green utilizzata per queste operazioni crescerà ulteriormente.

Una parte rilevante dei mining rig inefficienti è andata offline – e probabilmente non tornerà più online.

Questo è l’interessantissimo commento di Alex Brammer, che gestisce Luxor Mining, uno dei pool professionali per il mining Bitcoin più importanti al mondo. La situazione alla quale si riferisce è la seguente: molte delle macchine di vecchia generazione che non presentano efficienza per consumi e hashrate offerto non saranno spostate fuori dalla Cina, perché ormai poco convenienti. Verranno spente, con una perdita minima di hashrate da parte del network e un grande vantaggio però per l’ambiente.

Il caso del Kazakistan

Quanto continua a preoccupare i più feroci critici del consumo energetico di Bitcoin è lo spostamento di alcune imprese di mining verso il Kazakistan, paese che ad oggi avrebbe entro i suoi confini circa l’8% dell’hashrate totale.

Una situazione che trovano preoccupante in quanto una parte enorme dell’energia prodotta nel paese centro-asiatico arriverebbe da centrali a carbone. In realtà però, come fanno notare diversi specialisti, con ogni probabilità lo spostamento in Kazakistan sarà soltanto un passaggio intermedio, verso paesi che possono offrire energia più economica proprio perché rinnovabile.

Il grande bluff della questione green

Dobbiamo, dopo aver analizzato i punti focali dell’indagine di CNBC, tornare a guardare la questione inquinamento di Bitcoin da una prospettiva maggiormente scientifica. Una parte molto rilevante dell’energia consumata dal mining di BTC è energia che finirebbe altrimenti dispersa – e che dunque ha già avuto un impatto sull’ambiente prima di venire utilizzata dalle macchine ASIC che garantiscono la sicurezza della rete Bitcoin.

Per il resto, parlare di energia sprecata in Bitconi è semplicemente assurdo, perché l’elevatissimo consumo energetico è una feature di sicurezza del protocollo, che non può essere attaccato proprio perché la potenza di calcolo (e il consumo energetico) sarebbe fuori dalla portata di chiunque. E con il report ripreso da CNBC, possiamo annoverare BTC tra le criptovalute green, con consumi sì più elevati, ma anche con un grado di sicurezza che sistemi di nuova generazione non sono in grado di offrire.

Nel frattempo Bitcoin torna sopra i 30.000$

Non c’è soltanto l’energia, di verde, nella giornata di oggi per Bitcoin. Dopo aver perso i 30.000$ ieri, BTC li ha recuperati, avvicinandosi, nel momento in cui scriviamo, a quota 31.000$. Troppo presto per cantare vittoria e per credere che il peggio sia finalmente alle spalle però.

Le nostre previsioni Bitcoin rimangono assolutamente valide, nonostante siano in molti gli analisti, in particolare quelli esterni al mondo della blockchain, che continuano a puntare su un sentimento bearish. Nessun asset finanziario al mondo avrebbe sopportato il fuoco di fila degli ultimi mesi – e questa resistenza sopra quota 30.000$ è per noi motivo di grandissima fiducia in Bitcoin e nel suo futuro.

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