Gli stablecoin sono sotto la lente di ingrandimento del regolatore USA, che almeno nelle intenzioni di Janet Yellen, a capo del Tesoro, dovrebbe presto intervenire con nuove leggi a regolamentare il settore.
Una cattiva notizia per il comparto? Assolutamente no, dato che USD Coin, lo stablecoin che è legato a Circle ha appena diffuso un report sulle consistenze del suo patrimonio. Ovvero sulla quantità di denaro e di altri titoli in cassa a sostegno degli USDC emessi.
La situazione – anche volendo applicare il maggior distacco possibile e la massima imparzialità – sembrerebbe essere più rosea rispetto a quanto abbiamo visto soltanto qualche settimana fa con Tether, con USDC che ha in cassa un controvalore effettivamente pari o superiore rispetto alla quantità di token in circolazione.
Una situazione migliore di Tether: vi spieghiamo perché
Tether è da sempre o quasi una delle superfici di attacco utilizzate dai detrattori del mondo delle criptovalute. Per anni si è dubitato dell’effettiva consistenza del controvalore dei token emessi, questione sulla quale il gruppo è intervenuto lo scorso maggio, riportando e certificando i titoli in suo possesso. Una decisione di trasparenza, che però in molti avevano comunque trovato poco soddisfacente, perché quasi la metà delle riserve di USDT erano detenute in non meglio precisati commercial paper, che potrebbero denotare anche titoli di credito verso aziende dal rating non entusiasmante.
Quanto invece riportato da Circle per il suo USDC sembra essere più solido, perché abbiamo:
- 61% in cash o equivalente: il che indica o liquidità immediata o prodotti immediatamente liquidabili per il controvalore. È la parte di riserve più sicura.
- 13% Yankee CDs: ovvero certificati di deposito, anche questi quasi immediatamente convertibili e largamente utilizzati come veicolo di risparmio da parte degli investitori istituzionali;
- 12% bond emessi dal Tesoro USA: titoli a bassissimo rendimento e che hanno un elevatissimo livello di sicurezza, senza che si possa effettivamente temere che gli Stati Uniti non possano rimborsare il debito di breve termine;
- 9% commercial papers: la percentuale per Tether era invece del 49% – una differenza sostanziale e che rende almeno sulla carta USDC enormemente più sicuro;
- 5% obbligazioni corporate: titoli che possono essere ad alto rischio, ma che comunque all’interno di un portafoglio del genere non dovrebbero costituire alcun tipo di problema.
Una situazione dunque edificante, che rende USDC un punto di riferimento nel comparto degli stablecoin ancorati al dollaro e che ci permette di dormire sonni tranquilli, in una fase di mercato dove in molti avevano iniziato a sollevare dubbi sull’effettiva consistenza delle riserve dei principali stable.
Cosa vuol dire questo per il mercato?
Vuol dire molto anche per gli investitori istituzionali, con Circle che continua a cercare di affermarsi come principale interlocutore per i grandi investitori, anche in virtù del suo fronte comune con l’exchange Coinbase, alla conquista anche del mercato europeo.
Per quanto riguarda gli investitori in criptovalute, la dimostrazione di una solidità di questo tipo non può che essere segnale di fiducia per il mercato del futuro. Senza che sia più necessario preoccuparsi della tenuta degli stablecoin che alimentano il mercato.