La grande fuga dei miner dalla Cina è stato uno degli eventi più importanti della storia di Bitcoin. Una grande prova di resilienza del network, che ha continuato ad operare senza colpo ferire, pur diventando fonte di incertezza per i tanti miner professionali.
Che fine faranno i miner? Dove stanno cercando di spostarsi? Ne hanno parlato diversi imprenditori del settore, smentendo la vulgata secondo la quale saranno gli USA ad accomodare tutto l’hashrate in fuga.
Per Bitcoin comunque un’ottima notizia. Le macchine andate offline stanno tornando seppur lentamente nel network e la sicurezza è stata comunque garantita. Una prova di forza bullish sulla quale possiamo puntare con la piattaforma eToro (qui per un conto demo illimitato e gratuito per sempre), unico al mondo nell’offerta di servizi come i CopyPortfolios basati proprio su Bitcoin e il CopyTrading per spiare o copiare chi ottiene i migliori ritorni sul mercato delle criptovalute (e sulle altre piazze finanziarie). Inoltre, proprio da ieri, è possibile fare crypto-trading con soldi reali a partire da soli 50usd/euro.
Come decideranno di spostarsi i miner di Bitcoin?
La questione è di quelle cruciali. Una parte importante dell’hashrate – ovvero della potenza di calcolo che rende Bitcoin un protocollo sicuro ha dovuto abbandonare la Cina, a causa di nuove leggi restrittive per questo tipo di business.
I miner professionali, quelli che gestiscono delle grandi mining farm hanno dovuto, in fretta e furia, cercare ospitalità in altri paesi. L’equazione non è stata delle più semplici da risolvere, anche per imprenditori ormai rodati come i gestori delle più grandi mining rig del mondo.
Ci sono infatti questioni che attengono al costo dell’energia, al costo del lavoro e anche alla tassazione presente e futura. Facciamo l’esempio del Kazakistan, che pur avendo delle ottime attrattive per i primi due punti, sul terzo pensa di diventare subito meno conveniente. Dopo che sono arrivati diversi miner nel paese, ha annunciato un aumento l’imposizione fiscale per questo tipo di attività. Un’equazione pertanto già difficile, che deve tenere conto anche di eventuali sviluppi futuri.
E questo non vale solo per paesi dove la rule of law è meno forte, come la nazione centro-asiatica. Anche negli Stati Uniti si parla ormai da tempo di strette sul mining che non basa le sue attività sull’utilizzo di energie rinnovabili. Una situazione complessa che avrà un outcome però interessante (e vantaggioso) per Bitcoin.
Non solo USA: America Latina e Asia prenderanno una fetta dei miner scappati dalla Cina
Siamo fondamentalmente d’accordo con le considerazioni del CEO di Luxor, che ritiene che il 25% circa dell’hashrate andato offline in Cina finirà negli USA. Un altro 25% dovrebbe finire nei paesi dell’Asia Centrale e anche in Russia. Un 15% potrebbe finire in America Latina e un 10% nell’UE. Ci sarà anche una parte che non tornerà mai più online, perché costituito di macchine non più efficienti e che non ha senso economico spostare. Sono state spente e non saranno mai più riaccese.
Perché è un’ottima situazione per Bitcoin
Perché con ogni probabilità non assisteremo più a delle concentrazioni così importanti di hashrate in una sola giurisdizione. Il che renderà impossibile che in futuro si verifichino problemi come quelli ai quali abbiamo assistito nelle ultime settimane. Se uno dei paesi che ospiteranno le macchine arrivate dalla Cina dovesse cambiare radicalmente il suo atteggiamento verso Bitcoin, il danno al network sarebbe di entità molto minore.
Nel frattempo vengono fuori modalità alternative per fare mining
O meglio, per trovare energia a basso costo per sostenere questo tipo di operazioni. Soltanto ieri vi abbiamo dato notizia del potenziale ingresso nel mercato di Saudi Aramco, l’azienda petrolifera di casa Saud, che potrebbe utilizzare l’energia dispersa dal flare gas per offrire elettricità a basso costo per il mining BTC.
Qualche tempo fa è stato il turno di El Salvador e dei suoi vulcani, intorno ai quali saranno costruite delle centrali elettriche nell’ambito di uno sforzo molto importante del paese per legarsi ai destini di Bitcoin.
Di novità, complice anche il forfait della Cina, ne stanno nascendo moltissime e a tutte le latitudini. Cosa che dimostra, se ce ne fosse ancora il bisogno, l’estrema vitalità di tutto il comparto Bitcoin e l’attrattiva che esercitano imprese miliardarie come quelle dei miner.
Se neanche uno dei governi più potenti del mondo, quello della Repubblica Popolare Cinese è riuscito a mettere in ginocchio BTC, non ci resta che essere bullish su questa criptovaluta. Così come lo siamo chiaramente all’interno delle nostre previsioni Bitcoin. Con quel capovolgimento di fronte al quale la prima criptovaluta al mondo ci ha ormai abituato, traendo forza da ogni tipo di attacco, di FUD o di caccia alle streghe come quella partita da Pechino.
vorrei sapere se siamo nuovamente in fase di FUD grazie