Sebbene molti analisti siano pronti e propensi a declamare la prematura crisi delle criptovalute, non sono pochi gli osservatori che invece si dicono ben più ottimisti, e supportano le proprie valutazioni con diverse considerazioni che sarebbe opportuno tenere a mente.
In particolare, tra gli spunti più interessanti degli ultimi giorni non possiamo non compiere un breve riferimento a quanto apparso in un articolo del Wall Street Journal, secondo cui una delle ragioni che potrebbero supportare in maniera più convinta il business delle criptovalute nel corso del 2018 potrebbero essere gli investitori istituzionali, per il momento (quasi) assenti.
In particolar modo, per l’articolo del WSJ, è lecito attendersi nei prossimi mesi un forte incremento degli investimenti istituzionali nei mercati delle criptovalute. Con una presa di posizione che, peraltro, non sarebbe affatto una sorpresa.
Nello scorso autunno, ad esempio, lo stesso quotidiano citava il caso di Goldman Sachs: il big degli investimenti d’affari all’epoca stava valutando l’opportunità di offrire ai suoi clienti un prodotto di investimento correlato a Bitcoin, giustificando tale scelta con la necessità di fornire agli interessati un servizio dedicato alle valute digitali.
In aggiunta a quanto sopra, si può ben osservare come – contrariamente a quanto poteva dirsi qualche mese fa – le basi per un investimento istituzionale siano già presenti. Ferma restando la possibilità che si possano strutturare dei prodotti ad hoc, il veicolo più rapido e già definito sembra essere la possibilità di puntare sui contratti futures su Bitcoin, attualmente disponibili nelle borse regolamentate di Chicago (CME e CBOE).
Insomma, fermo restando quanto sopra esplicitato, è lecito pensare che il 2018 possa essere l’anno dell’esplosione degli investimenti istituzionali nel settore delle criptovalute. Ma basterà questo per fornire l’impulso decisivo al settore?
Probabilmente, almeno nel breve termine, saranno ancora gli investitori retail a fare la parte del leone all’interno di questo comparto. Tuttavia, le cose potrebbero cambiare se nel corso dei prossimi mesi il mercato continuerà ad aprirsi con gradualità, contribuendo – con le sue nuove peculiarità un po’ meno opache e un po’ più “tradizionalizzate” – a far scomparire o attenuare i timori che ancora oggi molti trader hanno nei confronti delle monete virtuali.
In attesa, non possiamo che guardare con interesse al modo con cui gli operatori istituzionali e i grandi fondi si comporteranno nei confronti di Bitcoin & co. Se infatti è vero che fino ad oggi (i dati sono stati forniti da Morgan Stanley) gli hedge fund hanno investito 2 miliardi di dollari nelle criptovalute, è anche vero che questa cifra – che in termini assoluti può sembrare molto rilevante – è ben poca cosa in termini relativi. Segno tangibile che le potenzialità ci sono, l’interesse anche e, forse, gli strumenti pure.
Nello scenario più positivo, ovvero nel caso in cui il denaro degli investitori istituzionali dovesse arrivare in massa nel comparto delle criptovalute, le quotazioni dei principali asset non potranno che subire un beneficio considerevole. Ma sarà così? Non ci resta che attendere le evoluzioni e, naturalmente, invitarti a seguire i nostri aggiornamenti quotidiani!
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