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Bitcoin inquina più di tutto! Siamo sicuri? Guarda il REPORT

3 anni fa
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Il FUD di tipo ambientalista su Bitcoin non si è ancora sgonfiato ed è questo il motivo che ci porta a tornare sull’argomento, sfruttando anche le recenti ricerche di Hass McCook, nome noto tra gli appassionati di Bitcoin per le sue ricerche a tema energetico. 

Gli ultimi dati diffusi dallo specialista sono interessanti e potrebbero mettere la parola fine sulle discussioni intorno ai consumi (che non sono poi la cosa più rilevante) di Bitcoin. 

Non è vero che Bitcoin inquina molto – e qui ci sono le prove

Dati sufficienti per scacciare il FUD e per spingere in molti ad investire su BTC, specie in questo caldo momento. Possiamo farlo con la cripto-piattaforma affidabile eToro (qui per ottenere il conto virtuale senza rischi e limiti), il migliore degli intermediari che permettono di investire in questo comparto, anche grazie al CopyTrading per copiare i migliori investitori o spiare i loro movimenti di mercato – e con i CopyPortfolios che includono Bitcoin insieme ad altri asset cripto. Bastano solo 100$ per aprire un conto demo. 

Il consumo di Bitcoin? Infimo rispetto agli altri settori

Avevamo già parlato del confronto tra Bitcoin e settore estrattivo dell’oro, un confronto dal quale il mining Bitcoin di qualche mese fa usciva comunque rafforzato. Ora è il momento di paragonare Bitcoin al settore delle costruzioni, che è quello di specifica competenza di McCook. Anche qui Bitcoin ne esce più pulito di quello che vorrebbero raccontarci i detrattori della criptovaluta regina del mercato

Prima però di giungere alle conclusioni, dovremo introdurre qualche concetto fondamentale, per capire in dettaglio di cosa stiamo parlando – e anche per fornire informazioni reali al contrario di chi punta a gettare discredito e paura nel comparto. 

Consumi contro emissioni di CO2

Per molti detrattori di Bitcoin e dei consumi della sua blockchain sono due cose equivalenti. Chi conosce però un minimo il settore energetico sa che stiamo parlando di un’enorme mistificazione. Perché non è detto che 1 TWh abbia la stessa quantità di emissioni. 

  • Bitcoin si è spostato in larga parte negli USA

Dove la produzione di energie rinnovabili è tra i massimi a livello mondiale. Il che vuol dire che i miner di Bitcoin possono fare affidamento su energia pulita e che, nonostante gli alti consumi, ha un bassissimo effetto sul monte di emissioni di CO2. 

  • Bitcoin sfrutta energia rinnovabile in misura maggiore rispetto agli altri settori

E questo è vero per tutta una serie di motivi. Dal fatto che i miner Bitcoin cercano energia a bassissimo costo e hanno una relativa facilità di spostamento, al fatto che dopo l’avvio del Bitcoin Mining Council gli sforzi in questo senso sono stati importanti. Quella che possiamo definire come carbon intensity è, per Bitcoin, molto bassa. Almeno rispetto ad altri settori. E con Carbon Intensity andiamo a definire la quantità di emissioni a parità di consumo energetico. 

Quanto consuma Bitcoin contro l’edilizia

Il dato che è diffuso da McCook è impietoso. Bitcoin ha un consumo di 79 TWh / anno, mentre il solo settore delle costruzioni ne consumerebbe oltre 5.800. Gli edifici non residenziali avrebbero poi un consumo di 9.630 TWh/anno e quello degli edifici residenziali di oltre 26.481 TWh/anno. 

L’impietoso grafico di BTC contro i consumi dell’edilizia

Senza tenere conto del fatto che in una larghissima parte del mondo i consumi edilizi sono meno rinnovabili dell’energia che invece viene utilizzata da Bitcoin per il mining

Qualcuno obietterà che l’edilizia è necessaria alla vita umana

E questo è sicuramente vero. Il paragone può essere considerato improprio perché gli esseri umani hanno bisogno dell’edilizia, mentre Bitcoin viene considerato come un vezzo da nerd, senza il quale si vivrebbe comunque benissimo. Ci sono però anche in questo caso diverse considerazioni da fare per avere un quadro esatto del problema. Un quadro che renderemo più chiaro rispetto, ancora una volta, a chi vuole fare disinformazione. 

  • Bitcoin offre una valuta immodificabile, eterna, libera

Nessuno si sognerebbe di calcolare il consumo dell’enforcement dei diritti umani. Senza voler paragonare necessariamente BTC ai diritti umani di base, riteniamo che un banking libero, senza intermediari, sicuro e che abbia alla base una valuta che i governi non possono stampare a piacimento o quasi sia qualcosa di molto importante. E che valga di gran lunga i 79 TWh/annui utilizzati dal network per funzionare. 

  • Il consumo di Bitcoin è sicurezza

Qui vogliamo lanciarci in un altro paragone che potrà sembrare ardito ai più. Ovvero paragonare consumo e impatto dei dispositivi di sicurezza, come ad esempio vetri blindati, guardie, armi, e tutto quello che serve per proteggere persone e valore. Sono consumi difficili da stimare, ma è difficile pensare che siano di molto inferiori ai 79TWh/annui di BTC. 

Bitcoin, con il mining, garantisce la sicurezza, l’immutabilità e l’affidabilità del suo network. Con i calcoli complessi e molto avidi di energia che vengono utilizzati da BTC, si garantisce a tutti gli esseri umani accesso ad un network la cui sicurezza è pressoché totale. Senza che debbano mettersi nelle mani di banche e intermediari per scambiarsi valore. 

  • La carbon density si abbasserà ulteriormente

Sì, la carbon density si abbasserà ulteriormente. Questo sia in virtù degli sforzi del Bitcoin Mining Council, sia perché è quella la direzione che tutti i paesi del mondo stanno intraprendendo. E quindi, anche a parità di consumi energetici, Bitcoin avrà un impatto sull’ambiente sempre minore

Anche la finanza sta provando a risolvere il problema

Ci sono ormai diversi ETF e intermediari che acquistano offset delle emissioni di Bitcoin e li incorporano nei loro prodotti. È lo stesso funzionamento che abbiamo già visto in altri settori, dove le imprese acquistano crediti che sono maturati da altre aziende che hanno invece un impatto negativo in termini di emissioni CO2

Non è la soluzione definitiva, ma è comunque un passo avanti di Bitcoin verso quelle criptovalute green di cui si parla ormai da tempo e che sono, secondo i più intransigenti ambientalisti, il futuro oltre BTC. Sebbene diverse di queste potranno avere effettivamente un futuro, dubitiamo che saranno in grado di sostituire Bitcoin al centro del mondo della blockchain e al centro nevralgico della rivoluzione decentralizzata della quale siamo attori e spettatori. 

Ci sono altri settori ai quali guardare, se quello che interessa è l’ambiente

La furia ideologico-ambientalista che sta attaccando Bitcoin dovrebbe, se la coerenza fosse uno dei moventi principali, impegnarsi verso altri settori. Perché ci sono ad esempio i trasporti che fanno ancora larghissimo ricorso al mondo delle fonti fossili e che sembrano essere tecnologicamente ancora molto lontani da un utilizzo concreto delle rinnovabili. 

Sebbene riconosciamo che i problemi, in questo passaggio, siano molti, occuparsi del mining Bitcoin quando i problemi per l’ambiente sono più pressanti altrove, è qualcosa che facciamo fatica a capire. A meno che questo non sia parte di un’agenda politica – come abbiamo già visto negli USA – che in realtà sfrutta il movente ambientale per cercare di mettere le catene ad un movimento incontrollabile come quello delle criptovalute. Tutto questo in una curiosa convergenza di interessi tra grandi aziende, banche e governi: tutti ugualmente minacciati dalla rivoluzione che BTC sta portando nelle case, nelle tasche e nei computer di tutti.

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

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