Con Bitcoin che è diventato poche ore fa valuta ufficiale a El Salvador, si apre una nuova stagione per il mondo delle criptovalute.
Nuova stagione, ma con i vecchi mostri e nemici, perché è più che ragionevole aspettarsi l’ennesimo fuoco di fila contro il mondo cripto, ormai diventato il proverbiale elefante nella cristalleria, un problema che gli stati, in particolare quelli più centralisti, non sanno come affrontare, se non con uno dei loro strumenti preferiti: la paura.
La macchina del FUD sta scaldando i motori – e come avevamo preannunciato noi ieri – seguiti in questo anche dal presidente Nayib Bukele, ci sarà da combattere una nuova e lunga battaglia a tutela di Bitcoin, delle criptovalute in generale e più in generale del mondo libero e della libertà di scelta di ciascuno di scegliere come, quando e dove pagare o farsi pagare.
E lo ha fatto tramite uno dei suoi esponenti ormai più chiari e conosciuti, ovvero la senatrice Warren che ieri, sentendo forse il ribollire dei mercati, pronti a premiare la scelta di El Salvador ne ha detta un’altra delle sue. Le criptovalute, citiamo a braccio la senatrice americana, sarebbero banche ombra, fuori dal controllo di tutto e di tutti.
Una sorta di internazionale del male, della truffa e del malaffare, che ha bisogno di essere riportata, nel più breve tempo possibile, sotto il controllo rigido dello Stato. E che dunque necessiterebbe di norme restrittive, al punto tale dall’uccidere tutto il fertile sottobosco – pensiamo alla finanza decentralizzata – che sta rivoluzionando, giorno per giorno, il mondo del denaro e della finanza.
Niente di sorprendente, perché la senatrice non è nuova a questo tipo di uscite. Ed è altrettanto chiara quale sia l’agenda politica che sta cercando di portare avanti. Non sarà però l’unico attacco che Bitcoin, ma anche Ethereum e tutti gli altri network maggiormente in vista dovranno sopportare.
Ogni passaggio epocale può avere degli spigoli da smussare, dei processi da oliare o magari anche da riorganizzare. E questo avverrà anche con El Salvador, che ha fatto una scelta molto coraggiosa, ricevendo inoltre dei niet chiari da parte di IMF e altre istituzioni internazionali per l’aiuto tecnico per l’implementazione di questo importantissimo passo.
Segnale questo che non è la bontà dell’operazione in quanto tale ad interessare, ma piuttosto la garanzia che El Salvador rimanga allineato alle politiche monetarie decise da altri. E che ogni mezzo sarà valido per far fallire, anche agli occhi dell’opinione pubblica, questo esperimento.
Ci sarà con ogni probabilità una corsa a chi la sparerà più grossa, mescolando serio e faceto, problemi reali con quelli inventati di sana pianta. Il nostro consiglio è quello di mantenere dritta la rotta, pensare al proprio eventuale investimento in termini di mesi se non di anni e curarsi poco di quello che scriveranno i giornali classici.
Qualcuno di questi ha un’agenda ben chiara, altri invece per pigrizia e per sensazionalismo si accoderanno, senza saperne né leggere né scrivere, al FUD. Ma quanto avvenuto oggi a El Salvador potrebbe essere la scintilla che accende l’inevitabilità di Bitcoin come standard monetario internazionale. Qualcosa che crea paura ai piani alti – e che i piani alti faranno di tutto per riversare sugli strati più subalterni della popolazione.
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