Può la notizia della chiusura prossima di 59 exchange su 63 in Corea del Sud essere una spinta bullish, di medio e lungo periodo, per il mercato delle criptovalute?
Per chi guarda al mondo delle criptovalute con l’orizzonte di poche ore, no. Dopotutto le principali del comparto stanno accumulando perdite, in alcuni casi relativamente importanti – con molti che collegano questo lieve trend ribassista proprio a quanto sta avvenendo in Corea del Sud.
I nostri analisti però la pensano diversamente – e ritengono che questo potrebbe essere un ottimo input per investire sulle criptovalute. E di farlo con prodotti come quelli di eToro (che offre portafogli combinati di criptovalute) tramite i CopyPortfolios, soluzioni ideali per investire sulla generalità del mercato – sfruttando così appieno tutti i trend positivi senza doversi focalizzare soltanto su un singolo asset.
Un prodotto ideale per chi dovesse sposare la nostra chiave di lettura, che parte da una notizia che avrebbe potuto scatenare l’incertezza – e che invece ha dimostrato quanto arcigno sia il mercato delle cripto.
Presa singolarmente – e magari abbinandola alla lieve flessione di Bitcoin – la notizia che arriva dalla Corea del Sud potrebbe sembrare una di quelle in grado di sconquassare il mercato. E invece – questa è la nostra chiave di lettura in controtendenza, è un ottimo segnale per tutto il comparto.
Ma andiamo con ordine: come avevamo raccontato qualche tempo fa – la Corea ha introdotto delle nuove norme per gli exchange di criptovalute che operano nel paese. Norme più stringenti per l’identificazione degli utenti, in collegamento con le banche riconosciute nel paese, ed adempimenti che i piccoli scambi hanno da subito bollato come obblighi impossibili ai quali ottemperare.
È stato chiesto anche più tempo a FSC, che è l’omologa di CONSOB in Corea del Sud, che si è rifiutata categoricamente di offrire una dilazione dei termini, facendo sospettare a qualcuno che si trattasse di un modo per garantire ai pochi exchange rimasti in piedi una fetta di mercato enorme.
Sebbene i mercati si aspettassero da tempo questa svolta, oggi hanno comunque reagito in modo negativo, in una giornata che arriva comunque a termine di una settimana fiacca, dove la fase di accumulazione è continuata senza grossi colpi di scena, pur avvicinandosi alla parte superiore dello spettro del canale.
Semplice: perché una notizia del genere avrebbe procurato, soltanto qualche mese fa, uno sconquasso molto più rilevante sui mercati, così come è successo in seguito al ban del mining in Cina o alla notizia dello stop agli acquisti di BTC da parte di Tesla.
E invece un evento di enormi proporzioni, che eliminerà praticamente tutti gli exchange coreani tranne quattro, ha avuto un impatto decisamente modesto, se non nullo, nonostante gli orsi non aspettassero altro che la scintilla per dar fuoco alle polveri.
Una giornata sicuramente non al top per $BTC, ma anche per Ethereum e le altre prime della classe. Ma che non è stata il disastro che in moltissimi si attendevano – con BTC che comunque si aggira sopra i 47.500$ e Ethereum che ha mantenuto sopra i 3.400$, nonostante in molti abbiano provato ad approfittare dell’apertura negativa dei mercati, shortando.
Che non è definitivo – perché non siamo di quelli che fanno finta di ignorare cosa è successo soltanto qualche giorno fa, con un’ondata di vendite innescate da bot e che hanno finito per innescare altre vendite automatiche, fino alla distruzione di oltre il 20% dell’intera capitalizzazione del comparto. Ma il fatto che il mercato sia diventato meno emozionale riguardo notizie di regolamentazioni, restrizioni, o come nel caso della Corea del Sud, della chiusura della stragrande maggioranza degli exchange del paese, è un ottimo segnale.
Un segno di maturità che ci fa ben sperare per il comparto – con le nostre previsioni sulle criptovalute che sono positive anche luce di un ovvio percorso di crescita che tutto il mercato delle criptovalute sta affrontando. Pagando talvolta pegno, ma con grande volontà di affermarsi come categoria di asset normalissima – e al pari di tanti prodotti finanziari che siamo magari più abituati a considerare come investimento.
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