Le banche centrali? Devono agire contro le criptovalute, perché questi asset sarebbero in grado di mettere a rischio i consumatori e fungono da veicolo per l’evasione fiscale e per il riciclaggio di denaro. Una dura accusa, che il responsabile della Bank for International Settlements, Agustín Carstens, ha formulato nelle scorse ore, per poi definire Bitcoin come poco più di uno “schema Ponzi“, una “bolla finanziaria” e un “disastro ambientale“.
Ma è davvero così? Le criptovalute sono così pericolose o sono la punta di un iceberg rappresentato da un sistema di pagamento alternativo senza coinvolgimento di intermediari, basato su contratti pseudo-anonimi e digitalizzati, peer-to-peer?
Difficile sancirlo. Tuttavia, a dieci anni dalla nascita di Bitcoin, quel che appare certo è che questa criptovaluta (discorso non uniformabile per altre) non è ancora stato valutato come un mezzo di pagamento affidabile. Ed è per questo motivo che molti siti web hanno preso le distanze dai pagamenti con Bitcoin, a causa di costi non sostenibili, quotazioni troppo volatili, lunghi tempi di elaborazione.
Le persistenti altalene di Bitcoin, capace di passare da una quotazione di un massimo di 17.500 dollari a meno di 6.000 dollari in poche settimane, è sia un rischio per l’investitore quotidiano, sia una “preda” che i criminali potranno utilizzare per i propri fini – ha aggiunto Carstens.
Insomma, per il numero 1 della banca, le autorità hanno sia il dovere di accogliere le nuove tecnologie, sia il “dovere di garantire che i progressi tecnologici non siano utilizzati per legittimare i profitti derivanti da attività illegali“. Da quanto sopra ne consegue che “le banche centrali devono essere preparate ad intervenire se necessario. Le banche centrali e le autorità finanziarie dovrebbero prestare particolare attenzione ai legami tra criptovalute e valute reali, e assicurare che non diventino ‘parassiti’ sull’infrastruttura istituzionale finanziaria”.
La richiesta di cautela espressa dalla Bank for International Settlements arriva quando la SEC negli Stati Uniti si prepara a comunicare di essere disponibile ad esplorare la possibilità di applicare una normativa sugli exchange di criptovalute.
Siamo pronti ad esplorare con il Congresso, così come con i nostri colleghi federali e statali, se l’aumento della regolamentazione sulle piattaforme di trading di criptovaluta sia necessario o appropriato…
ha affermato il presidente della Securities and Exchange Commission (SEC), Jay Clayton.
Sicuramente più pronta è stata la posizione della Corea del Sud, uno dei principali hub per il trading di valuta digitale, che lo scorso 30 gennaio ha vietato l’acquisto e la vendita di monete digitali senza identificazione. La mossa, che è entrata in vigore, ha causato una oscillazione per alcune delle monete digitali più popolari, ma gli effetti si sono poi esauriti in pochi giorni.
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