MicroStrategy ha acquisito durante lo scorso trimestre quasi 9.000 Bitcoin aggiuntivi, che portano il totale detenuto dalla compagnia a circa 7 miliardi di dollari in controvalore.
L’azienda guidata da Michael Saylor detiene, nel momento in cui scriviamo, un totale di circa 114.000 BTC, migliorando la sua posizione rispetto al trimestre precedente di oltre il 10%, nonostante si sia trattato di periodi di prezzo decisamente più alti rispetto al passato.
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Azienda software con importanti contratti anche governativi, MicroStrategy è ormai quasi ufficialmente un titolo che replica l’andamento di Bitcoin. Il controvalore dei 114.002 $BTC ha superato ormai i 7 miliardi di dollari – che sono una parte rilevante e maggioritaria degli asset aziendali.
Tutto questo mentre i bond, ovvero il debito emesso dalla società lungo tutto il 2021 è stato appunto creato (e venduto a tempo record) proprio per acquistare nuovi Bitcoin. La strategia di Michael Saylor è ormai sotto gli occhi di tutti: trasformare un’azienda comunque già sana e che vende servizi molto apprezzati nel più grande contenitore di $BTC, in attesa che questo diventi la currency dominante su scala globale.
Non si è però ancora capito su $MSTR ha già attivato l’azienda veicolo che dovrebbe trasformarsi nella cassaforte societaria per tutti i Bitcoin detenuti, operando inoltre fuori dal regime delle azioni quotate, dice qualche malelingua, con la possibilità di operare in modo più agile. Fu annunciata qualche settimana fa – e avrebbe forse dovuto anche detenere i Bitcoin personali di Michael Saylor.
In molti dei nostri lettori ci hanno chiesto negli ultimi giorni se possa avere senso avere una strategia di investimento di questo tipo, concentrata esclusivamente su Bitcoin.
In realtà dal nostro portafoglio di investimento è chiaro come siamo in realtà esposti su diversi fronti, pur avendo Bitcoin come asset principale. Non siamo d’accordo con le scelte di MicroStrategy? Niente affatto, perché parliamo di una società quotata in borsa, che ha degli obblighi verso i suoi azionisti.
E che soprattutto non può accedere a determinati Cripto-asset, che invece a chi opera da privato tramite exchange sono molto facilmente disponibili. Senza contare poi l’atteggiamento assolutamente massimalista di Michael Syalor – che da sempre si è speso su Bitcoin, senza mai neanche affrontare il discorso intorno alle altre opportunità offerte da questo mercato.
Strada che ormai è segnata e che sarà quella anche futura del gruppo – con Saylor che ha ammesso di essere aperto a nuovi acquisti. D’altronde il capitale raccolto con le obbligazioni emesse dal gruppo lo permetterebbe.
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