Il mondo delle criptovalute, sebbene negli ultimi tempi se ne parli sempre meno, è anche legato alla questione energetica. Una questione che sta attraversando trasversalmente il mondo occidentale e che sta tenendo impegnati, proprio in questi giorni, i potenti della terra.
Uno dei colpi più duri a Bitcoin, durante la precedente correzione, è stato inferto proprio da chi, in posizioni di potere, ha iniziato a sottolinearne consumi – e dunque emissioni. Ora un ETF che sarà presto scambiabile sulla borsa di Toronto cercherà di offrire investimenti in criptovalute ad emissioni zero.
Una sorta di ETF ESG, dove però all’interno si trovano criptovalute, diverse delle quali ancora su algoritmo di validazione PoW, con tutto quello che ne consegue in termini di consumi. Certo, ci sono poi anche altri sistemi per investire a basso impatto sulle cripto. I contratti offerti da Capital.com – vai qui per ottenere un conto virtuale con tutte le piattaforme disponibili – non prevedono iscrizione di operazioni sulle blockchain e dunque sono ad impatto quasi zero.
Ma ciò non toglie l’importanza di un ETF sulle criptovalute ad impatto zero. Cosa che può essere raggiunta tramite un artificio però consentito soltanto dalle particolari leggi sui carbon credit. Cerchiamo di vederci chiaro.
La notizia è di poche ore fa ed arriva da Purpose Investments, già attiva con diversi prodotti strutturati che replicano il prezzo di Bitcoin e anche di altre criptovalute.
L’idea di fondo è avere un fondo ETF che compra a mercato criptovalute, ma che al tempo stesso controbilancia il consumo delle relative blockchain acquistando carbon credits, ovvero quei certificati che rappresentano un certo quantitativo di CO2 emessa.
Con l’acquisto di tali certificati, anche se artificialmente, il fondo potrà effettivamente affermare di essere ad impatto zero, rimuovendo così l’ultima freccia nella faretra degli oppositori alle criptovalute, che già in passato hanno ingigantito un problema in larga parte inesistente, dato che anche Bitcoin ha una grande attenzione per il consumi e le rinnovabili.
Ci saranno in realtà due nuove classi di quote per gli ETF $BTCC e $ETHH, che sono già stati quotati dalla società. Le quote, che saranno contraddistinte con il simbolo /J, incorporeranno carbon offset in grado di neutralizzare le emissioni della potenza di calcolo che serve per far funzionare tanto Bitcoin, quanto Ethereum.
Un’iniziativa utile a cavalcare una certa narrativa e ad offrire, a chi dovesse avere particolare sensibilità per questi temi, un prodotto effettivamente pulito. Cosa che potrebbe attirare anche diversi fondi ESG, che hanno appunto come obiettivo principale quello di investire in titoli “puliti e a basse emissioni.
I crediti CO2 avranno il potere, per questi due ETF, di poter offrire un Bitcoin e un Ethereum matematicamente a zero emissioni. Cosa interessante per un fondo che, lo ricordiamo per chi non dovesse conoscerlo, investe spot, ovvero ha in cassa effettivamente dei Bitcoin. Non replica, come avviene negli USA, sinteticamente il prezzo dei futures di queste criptovalute.
Iniziativa che potrebbe dare il via ad emuli anche importanti in altre aree del mondo – in particolare se l’attenzione per i temi ecologici dovesse perdurare anche in ambito finanziario.
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