Sì, dobbiamo combattere contro il FUD verso le criptovalute. Ma dobbiamo anche, per mantenere la nostra credibilità, segnalare le bufale che purtroppo circolano anche grazie alla stampa specializzata.
Qualche giorno fa avevamo avvisato i nostri lettori sullo Zimbabwe, che secondo diverse testate che si occupano di criptovalute, stava considerando la possibilità di introdurre Bitcoin ed altre criptovalute come metodo di pagamento legale.
Una storia che, si può verificare seguendo il link di cui sopra, ci aveva convinto molto poco. Lo Zimbabwe è un paese che ha fatto del controllo politico sulla banca centrale una delle sue cifre distintive. Un potere che ha ridotto in miseria (insieme ad altre cause contingenti) il popolo di quel paese. E che a nostro avviso difficilmente avrebbe rinunciato volontariamente a questo tipo di potere.
Il tempo ci ha dato ragione, perché il Ministero dell’Informazione dello Zimbabwe ha categoricamente smentito l’introduzione di valute parallele al dollaro dello Zimbabwe – criptovalute incluse. C’è dell’altro in termini digitali, ma non ha nulla a che fare con Bitcoin o con altre criptovalute.
Ci siamo presi un grosso rischio andando controcorrente, quando tutti – per non perdere qualche click – avevano riportato una notizia che già allora sembrava essere priva di ogni fondamento e logica. Si è letto un po’ ovunque che lo Zimbabwe, paese martoriato anche per colpe proprie dall’inflazione, avrebbe valutato l’introduzione di Bitcoin, come fatto da El Salvador qualche mese fa.
Una notizia bullish – almeno a detta di chi l’ha riportata, ma che i mercati hanno ignorato, essendo forse più smart delle testate che si occupano professionalmente di Bitcoin e dintorni.
Avevamo scritto già allora che la situazione aveva qualcosa che non quadrava, che non era in linea con il comportamento del governo dello Zimbabwe nell’ultimo decennio e di fare attenzione a prendere decisioni basandosi su questa notizia. Cosa che poi è stata confermata proprio dai diretti interessati.
La nazione può essere certa del fatto che il Governo non sta considerando l’introduzione di un’altra criptovaluta nell’economia, come è stato riportato da diversi media. La valuta locale rimane il Dollaro dello Zimbabwe e non le criptovalute.
Doccia gelata per chi ci aveva creduto – e anche per qualche collega che era saltato sulla notizia senza approfondire, senza analizzare la situazione dello Zimbabwe e senza verificare le fonti. Qualcuno cancellerà, qualcuno farà finta di niente, mentre il danno alla credibilità di chi si occupa di criptovalute è comunque concreto.
Sempre, anche quando si tratta di notizie positive. Tutti possono commettere errori, anche se il grosso della cassa di risonanza per certi tipi di notizie arriva da un giornalismo un po’ pigro e avido di click, che preferisce pubblicare qualcosa che crei hype anche quando non esiste alcun fondamento logico o concreto.
Noi dal canto nostro – e lo diciamo non senza una punta di orgoglio – continueremo nella nostra opera incessante di analisi delle fonti e delle notizie, cercando di fornire al meglio delle nostre possibilità un’informazione vera – e libera da FUD o ingiustificati hype.
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