Chi ha paura delle cripto? A guardare le notizie degli ultimi mesi un po’ tutti – dato che le autorità di mezzo mondo continuano ad agitare i pugni e a inserire ban qui e lì, quando possibile e con qualunque pretesto.
Ultimo, ma sicuramente non il meno importante per quanto riguarda il potenziale di ridicolo che innescherà, è il ban in discussione ora nella città di Londra, dove qualche solerte politico vorrebbe bandire le pubblicità a tema cripto, dopo il successo della campagna di Floki – della quale avevamo già parlato su Criptovaluta.it.
Tutto questo per proteggere – ça va sans dire – i cittadini, che sarebbero letteralmente assaltati da operatori poco etici e che utilizzano le criptovalute, anche queste anti-etiche per eccellenza, per spogliarli dei propri risparmi.
Cosa sta discutendo la città di Londra?
Qualcosa di fantascientifico – ovvero la possibilità di impedire all’autorithy che si occupa dei trasporti di Londra di rifiutare da oggi in avanti qualunque tipo di pubblicità a tema criptovalute. Questo arriva dopo che FLOKI, uno degli ultimi meme token di successo, ha letteralmente inondato di pubblicità la popolare e iconica subway della città, al grido stampato di “Hai perso il treno di Dogecoin? Compra Floki“.
Una pubblicità che una politica razionale riterrebbe qualcosa di cui non preoccuparsi, per quanto possa essere effettivamente rischioso operare su questo tipo di token, in particolare se non si ha alcuna conoscenza del mondo delle criptovalute. E invece no – perché gli alti papaveri della politica londinese sembra abbiano già esercitato pressioni sulla gestione delle metropolitane – tirando per i piedi gli standard pubblicitari ai quali dovrebbe adeguarsi il network.
Quali saranno i risultati di questa nuova campagna? Ci sarebbero già, dato che la TfL, ovvero l’authority che gestisce tutto quanto attiene ai trasporti nella capitale d’Inghilterra – starebbe già passando al setaccio altre pubblicità a tema cripto. Dicono loro per assicurarsi che il contenuto stesso della pubblicità sia in linea con gli ASA, ovvero gli Advertising Standards ai quali si conforma l’ente.
Standard che impediscono la pubblicizzazione sul network metropolitano di argomenti “dubbi” o “sensibili”. Verrebbe da chiedersi cosa ci sia di dubbio e sensibile in questo tipo di pubblicità, ma temiamo che l’attesa di una risposta razionale da parte delle autorità sia vana.
“Le criptovalute non sono etiche” – tuona il politico dei Verdi
Proprio quando la situazione è così paradossale da lasciare poco spazio ad ulteriori passi in avanti verso l’assurdo, c’è qualcuno che prova comunque a stupirci. È il caso di Sian Berry, che in quota Verdi occupa uno scranno nel consiglio cittadino:
Le criptovalute non sono etiche. Gli investitori potrebbero perdere il loro denaro.
Al che verrebbe da chiedersi se ci siano delle differenze, facciamo l’esempio, con il mercato azionario – che invece trova nella City uno dei suoi luoghi d’elezione. Ma ancora una volta, è tra le righe che invitiamo tutti a leggere questa serie di eventi.
Manie di controllo, autoritarismo e odio per le cripto: l’identikit
Ogni tipo di stretta di questo tipo è invece, a nostro modesto avviso, segnale che le autorità, per grandi o piccole che siano, continuano a temere un’ascesa delle criptovalute e l’arrivo su questo mercato dei piccoli investitori retail. Investitori che invece tradizionalmente investono in titoli di stato e in altri titoli a rendimento zero meno inflazione che però ingrassano le casse statali.
Una situazione che, come prevedibile, è fonte di grande preoccupazione per i governanti di mezzo mondo – oltre alla già chiara autonomia finanziaria e di pagamento che network più importanti di FLOKI, come ad esempio Bitcoin possono garantire.
il problema è che il great reset o agenda 2030 può riuscire solo se le masse saranno impoverite, limitate negli spostamenti, monitorate nelle spese e soprattutto impaurite. l’opportunità offerta dal mercato cripto va esattamente nella direzione opposta. puoi arricchirti, o almeno migliorare le tue condizioni di consumo, anche investendo cifre contenute, cosa impossibile con gli asset finanziari gestiti dal sistema. E quindi una questione politica che cercano di arginare in ogni modo, proibendo i sepa verso gli exchange, ostacolando il rientro dei capitali e spaventando i cittadini che vorrebbero avvicinarsi a quel mondo.
Si vede subito se un Paese è democratico oppure si limita a fingere di esserlo. Se la sua Repubblica, res publica in lingua antica, è proprietà condivisa dei cittadini, che vi si alternano quali soci alla pari tramite la Banca dei Pubblici Impieghi, allora sì: il Paese è davvero democratico. E tutto vi funziona a meraviglia. Ma se la Repubblica è tenuta prigioniera, posseduta da una casta di assunti a vita, da una chiusa congrega di burocrati carrieristi, da monarchi tiranni, mbhé: allora dove sarebbe la Democrazia? Dov’è il periodico rinnovo del personale nei ruoli pubblici, come richiesto da Democrazia senza alcuna possibilità d’eccezione, che dà origine alla partecipazione?! Si tratta sempre del vecchio stato monarchico, sbilenco, squadracchiato, storto, dove chi sta bene sta sempre meglio e chi sta male sta sempre peggio, indebitamente permasto per un abuso continuato di potere da parte degli stessi carcerieri della Repubblica. In un Paese del genere poco importa se i governi continuano a cambiare. Se la Repubblica, i pubblici impieghi, poteri e redditi, sono in mano a sempre gli stessi finché campano, mai vi sarà eguaglianza, giustizia, libertà.
Danilo D’Antonio
Monti dell’Evoluzione
Ogni Studio Legale al mondo si faccia portavoce
dell’illegalità della cessione a vita di quel bene comune
ch’è la Repubblica coi suoi impieghi, poteri e redditi.
Questa volta sono solo in parte d’accordo con voi. Non mischiamo capra e cavoli, BTC e shitcoin: Floki è una mera operazione commerciale. Faccio un token, lo pubblicizzo massicciamente, me ne tengo qualche milione, lo vendo quando mi rende abbastanza e tanti saluti. Non è un rug pull, ok, ma imho ci siamo vicini. Confesso la mia ignoranza, su floki non mi sono mai documentato, ma chi paga questa costosissima campagna pubblicitaria? Sia mai che è chi ha creato il token a tavolino? Puzza di bruciato lontano miglia e miglia.
Non è che dobbiamo difendere le cripto per partito preso (il finto token di squid games insegna), c’è cripto e cripto. Quando il confine è così labile come con Floki personalmente sono quasi tentato di credere nella buona fede di chi vuole regolamentare IN PARTE il settore (tu PRIVATO emetti token? Dimmi chi sei, che capitale hai eccetera ecctera)
Si Jacopo, ma devi pur capire che se un ente emette una normativa, non è che al suo interno ” ban su btc, eth, xrp no, su floki, meme e spammose si… ” – per loro l’ambiente criptovalutario è tutto, inteso nel suo insieme. Si parla di comparto, non di token / coin.
Grazie come sempre per il tuo contributo su Criptovaluta.it.
infatti sono dell’idea che proprio su questo gli stati dovrebbero intervenire: una regolamentazione SENSATA, cioè che non faccia di tutta l’erba un fascio ma sia diversificata. E’ già così in tutti i settori (le aziende con 200 dipendenti, per fare un esempio che conosciamo tutti, seguono regimi/tassazioni/obblighi totalmente diversi dalle aziende familiari, e ancora diversi dalle piccole-medie imprese): non avrebbe senso trattare tutti allo stesso modo!
Quando gli USA dicono di voler regolamentare gli stablecoin, un senso anche per noi c’è (Tether è una polveriera, lo sappiamo: finchè nessuno scoperchia il vaso di Pandora ok, ma se qualcuno iniziasse a controllare cosa c’è davvero nelle casse… mmmm! Ve lo immaginate un Tether che crolla che conseguenze avrebbe per moltissimi investitori che ne hanno nel wallet in attesa di riconvertirli in cripto in periodi di bull market? Io sto alla larga da Tether proprio per questo motivo: non ha la solidità di BTC, non lo terrei nemmeno per una notte, figuriamoci un mese)
Le crypto giganti, per davvero decentralizzate, che non hanno il 50% dei token racchiusi in 10 wallet sono una cosa (e danno certe garanzie già da sole all’utente); certa robaccia (Squid Game token ma pure Floki Inu e molti simili, per quanto mi riguarda) sono una criptovaluta solo di facciata. Queste sì che vanno regolamentate. Il rischio rug-pull/scam vari è altissimo.
E non lo dico per me, io mai le comprerei (non sono quel tipo di investitore, anche se coi tempi giusti non nego la cosa possa pagare) e ormai non sono più alle prime armi; lo dico per i tanti wannabe ricchi che girano. Per lo stesso motivo limiterei le leve sulle cripto a 2x. Anzi, le abolirei proprio 😀
Una protezione del consumatore già è presente quasi ovunque (il diritto di recesso quando compri qualcosa, giusto per fare un esempio)… perchè le cripto dovrebbero restare il far west?
Da una regolamentazione credo di guadagnerebbe la reputazione di tutto il comparto. Ovviamente una regolamentazione fatta bene, non “se vuoi cripto paghi il 10% allo stato e poi azzi tuoi” 🙂
Jacopo non è questione di difendere le cripto per partito preso. Confido però molto poco nel controllo da parte dello stato di certi tipi di operazioni. Che facciamo, decidiamo a capriccio?
no, però stabiliamo delle regole chiare, non si può nemmeno metter la testa sotto la sabbia e far finta di nulla! E’ esattamente quello che ha detto Ted Cruz ggi: “il senato avrebbe dovuto fare audit e dibattiti, non buttare giù regole e definizioni a caso” in sostanza.
Si chiamano i vari Ceo di Binance, Coinbase e soci, si discute con loro di tassazioni e regolamentazioni. Sia per gli exchange che per le cripto che tali exchange possono vendere. Che devono soddisfare certi requisiti!
Ragazzi, troppi complottismi. Sinceramente io credo alla buona fede dei politici, che ricevono lamentele da molti piccoli risparmiatori fregati dalle cripto.. e ce ne sono.. poi ovviamente i politici sono degli ignoranti in materia, e quindi la soluzione migliore che trovano è vietare. Per questo è importante istruire la gente il più possibile, aiutare chi fa domande ed ha dubbi. Spiegare le basi finanziarie innanzi tutto.. per questo apprezzo questo sito !
—-Sinceramente io credo alla buona fede dei politici, —– detto tutto.