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Bitcoin sconfigge il BAN cinese | Come i trader aggirano Pechino

3 anni fa
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La Cina – come dovrebbe essere noto ai lettori di Criptovaluta.it – non è esattamente il miglior posto del mondo dove trovarsi se si vuole investire o fare trading di criptovalute.

Secondo quanto riportato da South China Morning Post però gli utenti cinesi stanno trovando diversi modi per aggirare il ban totale delle operazioni in cripto, facendo riferimento a broker e piattaforme estere, sulle quali il governo di Pechino non ha potere di ban, se non a livello interno.

Bitcoin aggira la censura cinese – i dettagli

Un’ottima notizia, nel complesso, per il mondo delle criptovalute, che dimostra uno dei punti fondamentali della dottrina cripto – ovvero la possibilità di superare ostacoli anche quando imposti da governi autoritari.

Noi europei non abbiamo limitazioni di sorta e possiamo comunque fare trading o investire in cripto con piattaforme sicure come eToro – vai qui per il conto demo gratis con feature AVANZATE per il trading – che include le migliori 40+ criptovalute del mondo a listino, con la possibilità di andare ad investire utilizzando strumenti unici e professionali.

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I cinesi continuano a fare trading su cripto e Bitcoin: ecco come

Il ban cinese sulle criptovalute è stato reiterato più volte, in quello che è una sorta di stop totale alle transazioni cripto, che siano di tipo speculativo oppure di tipo tradizionale. La situazione finale è la seguente: gli ultimi exchange rimasti ad offrire trading su Bitcoin in Yuan – la divisa nazionale cinese – stanno chiudendo i battenti. Nonostante ciò, decine di migliaia di trader continuerebbero ad utilizzare exchange che per i cinesi sono offshore – per continuare ad operare su questo mercato.

Questa è una buona notizia per tutto il comparto cripto, sia per quanto riguarda il movente politico che ha animato $BTC già dalla sua prima ora, sia per quanto riguarda invece il futuro di questo mercato, con gli utenti cinesi che dovrebbero avere diritto di accesso a questo tipo di mercato e a questo tipo di strutture.

Se i cinesi possono continuare a fare trading, il mondo delle criptovalute ha vinto

E sarebbe una vittoria di quelle pesanti, perché è ai danni di un governo non solo autoritario, ma anche con i mezzi per chiudersi a riccio verso questo tipo di tecnologie.

Una sorta di parallelo possiamo vederlo con la Turchia, dove la spinta per i cittadini e i residenti a muoversi verso il mondo delle criptovalute è ovviamente di origini diverse. Qui i cittadini e i residenti preferiscono Bitcoin e criptovalute perché la valuta locale, la Lira Turca, continua a perdere valore, con un’inflazione ormai fuori controllo, per contenere la quale il governo ha già bruciato quasi tutte le riserve di valuta estera in possesso della Banca Centrale.

Una prima risposta alla domanda: a cosa serve Bitcoin?

Chi vive in aree dove i governi e i parlamenti lasciano relativamente liberi i cittadini, dove tutti hanno accesso ad un conto in banca e ad una valuta locale relativamente stabile potrebbero non avvertire come pressante il passaggio ad un’economia basata su Bitcoin e in misura alternativa sulle altre criptovalute.

Per tanti altri, pensiamo ai residentin in Cina, Turchia, ma anche Venezuela, Nigeria, Iran – le criptovalute sono strumento di difesa patrimoniale e di valore – nonché strumento per sfuggire al controllo capillare che la politica esercita sulle società.

La notizia diffusa dal South China Morning Post deve essere letta anche in questi termini, con la battaglia a sostegno delle criptovalute che assume, in vista di questi elementi, proporzioni che trascendono l’aspetto più strettamente finanziario.

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

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  • Salve Sign. Gianluca cosa ne pensi del Victoria VR token?

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