L’incontro tra Bukele e Erdogan, rispettivamente presidenti di El Salvador e della Turchia, ha avuto grande eco in particolare sulle principali pubblicazioni dedicate a Bitcoin.
Nell’immaginario collettivo Nayib Bukele avrebbe dovuto spingere il suo omologo ad Ankara verso l’accettazione di Bitcoin addirittura come valuta avente corso legale, cosa che con ogni probabilità non avverrà a breve. Ci sono però dei rumors che arrivano direttamente dalla Turchia che potrebbero aprire ad un futuro relativamente roseo per tutto il comparto anche dalle parti di Istanbul.
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Quanto si vocifera su alcuni siti dedicati al mondo delle criptovalute ha semplicemente dell’assurdo. Anche se come vedremo la Turchia è un paese che sta cercando di de-dollarizzarsi da tempo, è praticamente impossibile che adotti Bitcoin come valuta avente corso legale.
Siamo davanti infatti ad un paese che comunque ha la sua banca centrale, con una gestione quasi completamente politica della stessa e che molto difficilmente sceglierà un passaggio così radicale.
Non è avvenuto niente dunque tra Bukele – che è passato alla storia per aver trasformato il suo paese nella patria di $BTC e Recep Tayyip Erdogan? Forse no, anche perché la Turchia si stava già preparando da tempo a quella che, in anteprima su Criptovaluta.it, abbiamo definito come un’apertura e una sorta di legalizzazione dell’intero comparto. Ma andiamo con ordine.
Dopo il grande Scandalo Thodex che ha lasciato con un pugno di mosche in mano decine di migliaia di risparmiatori turchi, il governo è intervenuto limitando la possiblità di utilizzare le principali criptovalute come metodo di pagamento, almeno tra imprese.
Molti siti dedicati al mondo di Bitcoin avevano letto questa mossa come una sorta di ban permanenente, mentre in realtà la logica che animava le mosse turche era fondamentalmente diversa. Si trattava di interrompere un’emergenza sul breve per poi tornare con maggiore calma a normale il settore, in particolare per quanto riguarda gli exchange di criptovalute.
Anche il recente incontro con i vertici di Binance deve essere letto necessariamente in quest’ottica: la Turchia avrebbe interesse a creare una legislazione che permetta agli operatori affidabili di operare nel paese.
Come abbiamo detto poco sopra, in realtà siamo davanti ad una situazione molto diversa, nel senso che nonostante sia un’economia dotata di moneta propria, la Turchia deve fare ricorso al dollaro per i suoi scambi verso l’estero.
Una situazione che è stata più volte attaccata anche politicamente dal leader del paese e che lascerebbe intendere una sorta di apertura verso Bitcoin, almeno in senso lato. Ed è proprio in questa narrativa che con ogni probabilità dovranno essere letti gli interventi del parlamento turco, che come vedremo sono ormai vicini all’essere resi pubblici.
Sebbene i dettagli siano ancora segreti, le nostre fonti ad Ankara parlano di un framework legislativo piuttosto chiaro, che punterà a permettere nel paese non solo l’esistenza di exchange, ma anche l’utilizzo di Bitcoin e di altre criptovalute come metodo di pagamento interno, sebbene con alcune restrizioni.
Restrizioni che riguarderanno in primo luogo gli intermediari, che dovranno essere dotati di una licenza simile a quella bancaria o comunque rispettare di canoni molto stringenti. Dall’altro lato si lascerebbe una sorta di libertà piena agli utenti, che potranno acquistare $BTC come nel paese si acquistano valute straniere, ovvero in regime di massima libertà.
Un colpo al dominio del dollaro negli scambi internazionali? Non è detto, ma comunque un segnale che per diverse economie emergenti l’opzione Bitcoin non è più così peregrina. E che in realtà anche paesi con una gestione della banca centrale così politica potrebbero pensare di integrare la prima cripto al mondo per valore di mercato nelle loro economie.
Difficile che la Turchia dichiari $BTC come valuta avente corso legale. Ma in un paese dove la popolazione conosce molto bene l’utilizzo di valute straniere solide, potrebbe facilmente affiancarsi a dollaro e Euro.
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