Si accodano a Bitcoin anche i paesi forse economicamente periferici, ma che possono essere uno dei cavalli più importanti a trainare questa rivoluzione. Il Botswana, dopo un lungo periodo di schermaglia con il re del mercato dei cripto-asset si doterà di una regolamentazione per il trading e lo scambio di $BTC.
Per quanto si possa essere, anche ragionevolmente, contrari a qualunque tipo di regolamentazione del settore, è comunque la benvenuta una legislazione di riferimento in un paese che ha avuto storicamente un rapporto ambiguo con il mondo cripto.
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Il Botswana si muove per regolamentare Bitcoin
E si tratta, come vedremo più avanti, di una regolamentazione in linea di massima, che fissa paletti relativamente stringenti riguardo i diritti e le possibilità di movimento di chi vuole muovere Bitcoin, che si tratti di trader o di comuni investitori. Ma procediamo con ordine.
Approvazione unanime – ma probabilmente non poteva essere altrimenti – per un corpo di leggi che punterebbe, secondo quanto è stato detto dagli stessi parlamentari, ad evitare il far west nello scambio di Bitcoin e di criptovalute.
Le nuove regole imporranno a chi offrirà pubblicamente Bitcoin o anche altre criptovalute di ottenere una licenza finanziaria comune, cosa che è diversa dalla licenza bancaria locale e che avrebbe con ogni probabilità annientato il mercato degli exchange legali. Una sorta di mossa soft, che però è corredata anche da altre condizioni, relativamente più restrittive rispetto alla semplice offerta di titoli finanziari OTC.
Perché possiamo parlare di successo? Per due ordini di motivi. Del primo passaggio parleremo adesso, dato che permetterà alla parte più ligia alle regole della società di avere scambi legali di Bitcoin. Dall’altro perché non ci sarà una repressione del fenomeno, che almeno a nostro avviso vede nei paesi emergenti uno dei suoi habitat naturali.
La scelta obbligata degli stati: convivere, piuttosto che reprimere
Anche se i venti che spiravano in Botswana non erano dei migliori, in realtà si è arrivati ad una soluzione di compromesso. Non crediamo per benevolenza del parlamento, ma piuttosto perché Bitcoin pone obiettivamente delle sfide impossibili da vincere per qualunque tipo di organizzazione statale.
Per ora solo la Cina è riuscita a colpire una parte del mercato cripto – pur essendo dotata di strumenti di controllo ben superiori a quelli del Botswana. Cosa ci si sarebbe potuti aspettare, dunque, da questo ultimo paese?