Premessa: non siamo no vax ne tantomeno ci interessa assolutamente parlarne in questa sede. I governi sono il miglior sponsor di Bitcoin. E non parliamo di quei governi, come quello di El Salvador, che hanno spinto per la trasformazione di $BTC in legal tender.
Parliamo di quelli con un perfetto score democratico, come il Canada, che in queste ore sta spiegando nel modo più efficace possibile perché abbiamo e avremo bisogno di Bitcoin. Il tutto legato ad una protesta, le cui ragioni si possono condividere o meno. Protesta che ha visto una reazione forte e senza precedenti da parte del governo canadese, qualcosa di mai visto prima e che ci lascia intravedere anche quale sarà uno degli obiettivi dell’introduzione delle CBDC.
Un nucleo di notizie a nostro avviso bullish per Bitcoin, quantomeno sotto il profilo dell’adozione. Possiamo ovviamente investire anche su questo tipo di news e possiamo farlo con la piattaforma sicura eToro – vai qui per ottenere un conto virtuale gratuito con il TOP di strumenti di auto – trading inclusi – che permette anche di fare trading automatico con un click.
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Questa è una notizia di quelle che in molti, tra i nostri lettori, riterrebbero squisitamente politica e forse poco attinente al mondo di Bitcoin. Ma Bitcoin c’entra eccome: in primo luogo perché è una rivoluzione anche politica, in secondo luogo perché si sta proponendo come soluzione alternativa ad una delle misure più draconiane della gestione pandemica a livello globale. Senza entrare nel merito della gestione pandemica, non è questo il punto di questa trattazione, proveremo a procedere con ordine.
Proteste che hanno visto al centro dei blocchi e dei sit-in i camionisti del paese, che hanno bloccato le arterie principali e che ormai campeggiano da diversi giorni nella città. Justin Trudeau ha prima sminuito la dimensione delle proteste, poi rendendosi conto che erano oggettivamente fuori controllo, ha deciso di usare il pugno duro. A prescindere da quale sia la sensibilità politica di ciascuno, queste sono verità fattuali, che tutti possono verificare sulla stampa canadese e non.
La situazione fuori controllo ha innescato la reazione più dura di questi due anni di pandemia, da parte di governi democratici e non. Qualcosa che soltanto qualche mese fa avremmo ritenuto essere fuori dal campo delle possibilità.
Il governo canadese ha annunciato di aver attivato diversi dei poteri speciali legati allo stato di emergenza e che potrà – anche senza ordine di corti e magistrature – bloccare i conti correnti di chi sta partecipando direttamente alle proteste, o che vi sia a qualunque titolo collegato.
Ripetiamo: un ordine del governo potrà bloccare i conti correnti di chiunque stia protestando contro le decisioni del governo in termini di obbligo vaccinale. Il che vuol dire morte civile per chiunque, in particolare per quei camionisti che dovranno pur utilizzare denaro, come facciamo tutti noi ogni giorno. E questo, ancora una volta a prescindere da quali siano le sensibilità di ciascuno (non serve essere d’accordo con i camionisti, anzi), in una misura che in pochi sarebbero riusciti ad immaginare anche soltanto qualche mese fa.
Tutto inoltre era partito con il blocco, anche questo ingiustificato, dei denari che chi protesta aveva raccolto tramite GoFundMe. Milioni di dollari donati liberamente dai sostenitori della protesta e ingiustificatamente trattenuti dalla piattaforma.
Pare, e diciamo pare perché mancano conferme ufficiali, ancora una volta su pressioni da parte del governo canadese. Il trait d’union? Il fatto che il governo canadese possa intervenire, in barba alla divisione dei poteri e anche al ruolo di garante della magistratura in una democrazia liberale, bloccando il sostentamento economico di chiunque.
Ed è qui che entra in gioco Bitcoin: subito dopo il blocco di GoFundMe sono stati attivati wallet per donare direttamente in $BTC e nel giro di pochi giorni è stato superata l’importante soglia di 1 milione di dollari. Segno che la comunità che gravita intorno a Bitcoin è pronta anche a mettere mano al portafoglio per mostrare al mondo l’utilità di questa tecnologia.
Con queste immortali parole si apre il whitepaper di Bitcoin. In poche parole un concentrato di significati che dimostrano la loro importanza proprio in un giorno così buio per la libertà e i diritti finanziari di ciascuno, anche di chi protesta, che si sia d’accordo o meno.
Bitcoin fixes this, amano ripetere i massimalisti – e questa volta sono in pochi a non dargli ragione. Perché se il denaro e i conti di chi protesta fossero stati in realtà dei wallet Bitcoin nessuno ci avrebbe potuto mettere le mani sopra.
Le central bank digital currencies hanno, tra i tanti scopi, anche quello di rendere immediatamente confiscabile il wallet stesso, nel caso di non conformità con quanto vorrebbero ottenere governi e parlamenti.
Chi aveva dei dubbi oggi se li fa chiarire direttamente dal governo canadese. Che almeno per ora ha bisogno della collaborazione di un ente terzo, mentre in futuro, con una moneta centralizzata ma programmabile potrà intervenire ancora più di fino. Una minaccia allo svolgimento regolare della vita democratica, che non ci saremmo mai aspettati da un paese come il Canada. E chiediamo ai nostri lettori di fare un’ulteriore sforzo di immaginazione: cosa ne sarà dei cittadini di paesi storicamente meno liberi del Canada quando le CBDC saranno realtà?
Bitcoin è anche politico: ma non nel senso di prendere le parti di chi protesta contro questo o quel provvedimento. Ma nel senso di dare a tutti la possibilità di accedere al PROPRIO DENARO senza che ci siano terzi, potenti e non, a disturbarne l’accesso.
Sì, Bitcoin fixes this.
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