Anche la Bielorussia apre alle criptovalute e a $BTC. Forse non è il paese che vorremmo vedere associato al mondo di Bitcoin e delle cripto, ma sta di fatto che qualcosa si muove anche nei paesi dove vigono regimi molto repressivi.
Alexander Lukashenko si è espresso infatti con un decreto che riguarderà la regolamentazione tanto della circolazione quanto della detenzione delle criptovalute per i residenti ed i cittadini. E si tratta, almeno rispetto alle aspettative, di una mossa relativamente aperta verso questo mondo.
Un buon segnale per l’espansione delle criptovalute? Sarà da valutare, anche se la rotta di diversi paesi dalle economie non eccellenti fanno ben sperare. Possiamo muoverci su questo mercato con la piattaforma sicura eToro – vai qui per ottenere un conto virtuale gratuito al 100% e con tutte le MIGLIORI FUNZIONALITÀ – che offre la possibilità di accesso a 50+ criptovalute, tutte scelte tra le migliori per prospettive presenti e future.
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E questa è già una notizia in sé, in quanto siamo davanti ad un regime repressivo, con un controllo capillare su qualunque tipo di attività dei cittadini. Se in molti si sarebbero aspettati un ban, la verità arriva a sovvertire le aspettative su Bitcoin e sulle altre criptovalute, che sono in realtà molto popolari nel paese guidato dall’autocrate Lukashenko.
La cosa è arrivata tramite decreto, in un paese dove la preminenza politica del presidente è tra le più forti al mondo. Uno sviluppo del campo legale all’interno del quale si potranno muovere le cripto, che saranno trattate da asset digitali puri e che potranno essere fatte circolare senza grossi problemi.
Il tutto in un paese dove c’erano e ci sono tuttora delle esperienze di mining relativamente interessanti, per un territorio e un sistema politico che oltre ad essere mediamente meno economicamente sviluppati del resto d’Europa, ci sono anche difficoltà importanti di accesso ai capitali esteri.
Sulla situazione russa ci siamo espressi ieri, ma è bene aggiungere qualche altro dettaglio, dati anche i legami politici tra i due stati. Si parla sempre più insistentemente dalle parti di Mosca di creare un ambiente legislativo e fiscale favorevole a chi volesse portare le proprie attività di mining all’interno dei confini russi.
Una sorta di svolta per un paese che ha accesso ad energia a prezzi relativamente bassi, ma con un industria ampiamente rivedibile per output e per tecnologia. Qualcosa dunque si muove anche tra i paesi emergenti – quelli che, aggiungiamo uno spunto di riflessione, hanno storicamente problemi di natura politica con il dollaro. Bisogna gioirne? Non necessariamente, data anche la natura dei regimi di cui parliamo, ma è comunque segno importante della forza di questo ecosistema.
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