La cricca di Berkshire Hathaway si scaglia ancora contro le criptovalute, e lo fa di nuovo per tramite di Charlie Munger, uno degli uomini più rappresentativi della holding finanziaria che fa capo a Warren Buffett.
I soliti toni senza peli sulla lingua che qualcuno apprezza, tuttavia questa volta con la risposta, altrettanto piccata ma forse più educata di Elon Musk, che si è sentito toccato sul personale non solo sul tema cripto, ma anche per quanto riguarda una vecchia storia che riguardava Tesla.
Una situazione che riteniamo essere bullish per un motivo molto semplice: nessuno sembrerebbe più interessarsi delle opinioni velenose di Munger, con i mercati che hanno bella mente ignorato quanto ha detto. Possiamo investire anche contro le parole di Munger con la piattaforma sicura eToro – vai qui per ottenere un conto virtuale con il TOP degli strumenti per il trading – intermediario che offre un parterre molto ampio di strumenti per il trading anche di carattere fintech.
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Munger, Tesla, Elon Musk e cripto: ci sono tutti gli ingredienti per un thriller
Chi segue il mondo di Bitcoin e delle criptovalute da tempo dovrebbe avere ormai una certa dimestichezza con le opinioni di Charlie Munger, che è uno degli uomini più potenti all’interno di Berkshire Hathaway, il colosso del value investing che è una delle holding più ricche del mondo, diretta espressione delle volontà e delle intuizioni di Warren Buffett.
Qualche tempo fa sempre Munger ebbe a definire Bitcoin addirittura come veleno per topi. Questa volta però ha allargato i suoi scopi, definendolo una malattia venerea, così come uno strumento per persone che vogliono diventare ricche senza offrire nessun contributo. Una dichiarazione che però ha innescato la reazione di uno dei più popolari sostenitori del mondo cripto, ovvero Elon Musk.
Sono stato a pranzo con Munger nel 2009, e durante suddetto pranzo ha elencato a tutto il tavolo tutti le cause che avrebbero portato Tesla al fallimento. Mi rattristò, ma gli dissi che ero d’accordo con ciascuna di quelle ragioni e che probabilmente saremmo falliti, ma che ne valeva la pena di provare comunque.
Un tweet sicuramente più educato quantomeno nei toni, che come sempre ha fatto rimbalzare ai quattro angoli del web le parole del CEO di Tesla, azienda che ha in portafoglio un quantitativo importante di Bitcoin e che accetta anche Dogecoin per la vendita del suo merchandising. Su come sia finita tralaltro la previsione di Munger, non pensiamo di dover essere noi ad aggiungere nulla.
Niente di nuovo sul fronte di Berkshire Hathaway, o forse sì
In realtà qualche cambiamento c’è stato. Dopo aver sbagliato la vendita dell’investimento su Wells Fargo, il gruppo di Warren Buffett ha investito 1 miliardo in Nubank, gruppo bancario retail che sta per quotarsi al NYSE e che è molto attiva nel settore cripto e blockchain.
Verrebbe da rovesciare un famoso proverbio, che dice di fare quel che dice il prete invece di seguire il suo comportamento privato. Ma in questo caso è esattamente il contrario, perché mentre Munger si guadagna le prime pagine almeno sui social con i soliti attacchi (a nostro avviso anche un po’ maleducati nei toni), il comandante in capo del gruppo fa shopping in gruppi che sono mani e piedi nel mondo cripto.
Chiudendo vorremmo anche ricordarci delle parole di Saylor, che disse giustamente che Bitcoin non ha bisogno di Warren Buffett – e neanche di Charlie Munger, aggiungiamo noi.
Chissà perchè la maggior parte di quelli che parlano male di Bitcoin sono ultranovantenni…
Come al solito la storia si ripete, soprattutto nel campo delle innovazioni e scoperte tecnologiche
Ciao Luca, esattamente così. Ma mai come oggi siamo protagonisti del ricambio generazionale anche in tal senso.
Si ma 100 anni ni pare troppo a muo avviso anche solo 10 anni andando così andrà a zero
Sono 10 anni che dite che andrà a 0, ma continua a salire…
Non si ferma il progresso
La malattia ci l’ha lui nel cervello, ecco il classico mediocre della politica, vorrei capire in quale società ha le azioni così da farla mandare in fallimento,