La guerra in Ucraina sta tenendo banco anche sui siti di informazione cripto e tra gli appassionati. Non solo per la ripercussione che il conflitto ha avuto sui mercati, ma anche perché forse per la prima volta Bitcoin ha rilevanza all’interno di un conflitto.
Da un lato abbiamo donazioni importanti, dall’altro volumi più che raddoppiati sugli exchange che operano in Ucraina: tutto con al centro Bitcoin, che come pochi giorni fa in Canada sembra esser forse non una riserva di valore, ma denaro di ultima istanza quando le cose, purtroppo, si mettono male.
Nella tragedia buone notizie per Bitcoin, che inizia effettivamente a fare quello per il quale era stato progettato, ovvero ad essere denaro al riparo da ogni forma di blocco e di censura. Possiamo investirci con Capital.com – vai qui per ottenere un conto virtuale gratuito con sistemi di AUTO TRADING avanzati che sono garantiti dagli Expert Advisor che possono essere integrati all’interno di MetaTrader 4.
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La storia di Bitcoin si incrocia prepotentemente con quella di situazioni internazionali molto complicate. Parliamo ovviamente dell’offensiva russa in Ucraina, che ha fatto parlare molto di $BTC su tre diversi livelli, che meritano tutti e tre un certo approfondimento.
E questo è il dato più interessante forse, che arriva dalla prima giornata di invasione, cioè ieri. Gli scambi su Bitcoin sarebbero stati infatti doppi rispetto al giorno precedente e alla media di transazioni degli ultimi tempi, che comunque erano già su buoni livelli.
Una prima lettura che si può dare di questo dato è che con le banche che hanno limitato i Bancomat a 100$ circa di controvalore da poter ritirare al giorno e con il denaro elettronico fiat fortemente limitato nel paese, Bitcoin sia stato considerato come utile alternativa. Ci torneremo nei prossimi giorni, quando la situazione sarà più chiara e quando, si spera, dalle parti di Kiev sarà tornata la calma.
Che hanno raggiunto diverse organizzazioni del paese. Anche qui un importante passo avanti di Bitcoin in momenti e zone di crisi. Bitcoin è facile da trasferire, costa molto meno di qualunque tipo di trasferimento internazionale e permette anche di non essere associati alla donazione stessa. Condizioni che non possono offrire né le fiat né tantomeno tante altre cripto.
Sì, c’è un caso d’uso importante, del quale abbiamo parlato anche se indirettamente nella nostra chiacchierata con Giacomo Zucco, evidenziando come Bitcoin sia già un ottimo strumento di pagamento in determinate circostanze – e non soltanto una riserva di valore come dicono molti appassionati (tra le altre cose smentiti spesso dai mercati).
Diversi paesi stanno spingendo per sanzionare la Russia anche con l’estromissione da SWIFT, il sistema di pagamenti elettronici trans-nazionali più importante al mondo. Qualcosa che di fatto taglierebbe fuori dall’economia mondiale il grosso delle aziende e delle attività russe (e anche dei personaggi politici).
Bitcoin può essere una soluzione, ma più per il piccolo autonomo che vende servizi all’estero o per la piccola azienda che vuole farsi pagare merci. Difficile che lo sia per le aziende che esportano per milioni di dollari. E non perché Bitcoin non ne sia capace, ma perché comunque rientrare poi nell’economia FIAT sarebbe molto difficile. E perché ci vuole comunque una controparte disposta ad accettare pagamenti da un paese che sarebbe sotto embargo finanziario. Con tutti i rischi del caso, Bitcoin o meno.
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