Mike Novogratz ha sicuramente skin in the game, come direbbe Nicholas Taleb, ma ha comunque un punto interessante del quale vale la pena discutere, sia in termini di criptovalute sia in termini di quanto avverrà al dollaro USA, ad oggi ancora incontrastata valuta per gli scambi commerciali su scala mondiale.
Il CEO di Galaxy Investment Partners ha parlato chiaramente della spinta verso Bitcoin innescata dalla guerra in Ucraina, e di futura marginalizzazione del dollaro. Una chiave di lettura che avevamo fatto nostra già qualche giorno fa sulle pagine di Criptovaluta.it.
La lettura di Novogratz è sicuramente bullish per tutto il comparto e in particolare per Bitcoin, che è l’asset digitale che più potrebbe guadagnarci da un ridimensionamento del dollaro. Possiamo investirci con eToro – vai qui per ottenere un conto virtuale gratuito al 100% con strumenti PREMIUM– intermediario che ci offre anche strumenti fintech per fare trading sul settore.
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Sono parole molto forti quelle di Mike Novogratz, che però a nostro modesto avviso hanno dei fondamentali importanti, in particolare per come si sta evolvendo la situazione ucraina anche in relazione alle criptovalute.
È qualcosa di grosso, su diversi livelli. Questo è l’inizio dell’accelerazione della de-dollarizzazione del mondo.
Questo perché siamo davanti ad un processo che sta, sempre secondo Novogratz, spingendo sempre più persone verso l’utilizzo di Bitcoin e Criptovalute, persone che altrimenti non avrebbero mai avuto connessioni con questo comparto.
Questo non riguarda, e chi ha seguito la vicenda tramite Criptovaluta.it, l’eventuale aggiramento delle sanzioni (che in realtà è quasi impossibile), ma piuttosto il fatto che l’esperimento monetario decentralizzato di Bitcoin si sta dimostrando particolarmente efficace quando il sistema bancario collassa, cosa che si sta verificando in Ucraina e in Russia.
La prima perché è passata in modo molto rapido ad un’economia di guerra e quindi ha impedito i trasferimenti elettronici e ha limitato la quantità di denaro che si può ritirare dagli ATM. La seconda perché in seguito alle sanzioni è stata oggetto di bank run ripetuti e al parallelo crollo del Rublo sui mercati internazionali.
Il dollaro statunitense non è soltanto una valuta, ma anche un ecosistema / infrastruttura. L’espulsione della maggioranza degli istituti russi come ritorsione ha reso evidente un fatto che in molti ancora ignoravano, ovvero che la possibilità di rimanere agganciati al sistema internazionale dipende in una certa misura dalla compliance con USA e occidente.
Per quanto questo possa sicuramente essere un deterrente nei confronti dei conflitti, in particolare se su vasta scala, rimarrà comunque un tarlo del blocco che prova a svincolarsi dall’occidente. Ci sarà la possibilità concreta che diversi paesi, e qui stiamo elaborando il tra le righe di Novogratz, guarderanno al mondo cripto come un’alternativa paradossalmente più sicura.
Perché ieri – e avremo modo di tornarci nel corso della giornata di oggi – FED ha chiaramente espresso le sue preoccupazioni su questa tematica. Segno che un problema c’è, almeno per l’istituzione massima che governa il dollaro e che con ogni probabilità ci sarà quantomeno un tentativo di reazione.
Sta di fatto che almeno in parte questa spinta verso la de-dollarizzazione non è dovuta a macchinazione di terzi, ma al fatto che in molti (e in situazioni purtroppo drammatiche) si stanno rendendo conto della fragilità del sistema monetario classico. E davanti a tali preoccupazioni non si può rispondere soltanto per decreti. Ma bisogna cercare di riconquistare la propria credibilità. Farlo, per FED e per il Dollaro USA, sarà molto difficile.
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