È stata già battezzata come la prima guerra cripto, nel senso che il mondo delle criptovalute ed i Bitcoin ha giocato un ruolo fondamentale quantomeno nel trasferimento di donazioni e finanziamenti all’Ucraina.
Sarà ricordata anche come la prima guerra fatta di sanzioni che coinvolgerà le criptovalute, almeno nella ex-neutrale Svizzera. Secondo quanto riportato dal Financial Times la Confederazione proverà a mettere le mani sui crypto-asset dei soggetti sottoposti a sanzioni.
Cosa che sgonfia un po’ la retorica delle criptovalute per evadere suddette sanzioni e che è, a nostro avviso, motivo di normalizzazione del settore, anche se il discorso andrà affrontato in modo più ampio. Chi vuole può investire sul settore con Capital.com – vai qui per ottenere un conto virtuale 100% gratuito e con INTELLIGENZA ARTIFICIALE – intermediario che ci offre la possibilità di operare con le migliori strumentazioni per fare trading e investimenti.
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La notizia avrà già gettato nella disperazione tanti appassionati di Bitcoin e di criptovalute, che vedranno la mossa della Svizzera come la pietra tombale sull’indipendenza, anche dalla legge, delle cripto.
In realtà il discorso, come spesso accade, è più complesso di quanto si possa desumere dal titolo. In questo senso le criptovalute e Bitcoin si comportano ad esempio come l’investimento in oro, ma andiamo con ordine.
Ovvero le criptovalute saranno ovviamente considerate come un qualunque asset finanziario. Ci sono paesi che stanno requisendo immobili e barche, altri i conti in banca, altri entrambe le cose. E tutti, almeno stando a quanto tra le righe ci dicono i proprietari e leader degli exchange, anche le criptovalute.
Questo perché sono a tutti gli effetti degli asset finanziari, ma è il come verranno sequestrate ad essere fondamentale.
No, la sicurezza della rete di Bitcoin non è stata compromessa dalle autorità statali. E quindi chi detiene privatamente le sue chiavi sarà molto difficile da attaccare.
La Svizzera agirà, come d’altronde deve fare per gli altri asset, sui servizi di custodia. Ovvero sugli eventuali exchange e anche sui custody puri.
Se qualcuno sta utilizzando chiavi private, ovunque essi siano, sarà virtualmente impossibile identificarli. Ma se stanno utilizzando servizi cripto come fondi, exchange etc. – potremo attaccare questi snodi.
Questo il commento di un funzionario di alto livello del Ministero delle Finanze della Confederazione, che dimostra a chiare lettere la bontà della nostra analisi. Pertanto, prima che i giornali italiani parlino di fine della privacy su chain, abbiamo ritenuto di dover approfondire la questione.
E anche su questo si dovrebbe fare chiarezza. Sebbene sia, come ha ammesso il funzionario svizzero, virtualmente impossibile mettere le mani sui wallet le cui key sono privatamente detenute, è altrettanto vero che la liquidità (relativamente scarsa) del settore cripto non offre una sponda utile a chi deve aggirare sanzioni per miliardi di dollari.
E anche per quei privati che volessero farlo, a garantire il passaggio da cripto a fiat dovrebbero essere sempre quegli exchange che devono sottostare all’indirizzo sulle sanzioni. Quindi per rispondere alla domanda che ci siamo fatti in apertura possiamo dire che no, né Bitcoin né le criptovalute possono effettivamente aiutare ad aggirare le dure sanzioni alle quali sono sottoposti tanto la Russia quanto i cittadini più vicini a Putin.
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Vedi Commenti
Per convertire Crypto in Fiat aggirando le sanzioni, basta fare una transazione peer to peer con un soggetto privato o usare un DEX e scambiare le crypto in stable coin che sono ormai spendibile al pari della valuta FIAT stessa.
Filippo, hai idea dei volumi coinvolti?
calcola che Theter ormai fa 50 miliardi di volume al giorno; spezzettando le transazioni in più tranche si possono spostare anche cifre importanti aggirando le suddette sanzioni.
No Filippo, non si può
Si Gianluca, si può. (a patto che sai usare un DEX)
Certo che se si tratta di balene con fette di mercato non poco indifferenti , la si fa facile😂