Chi pensava che la Russia sarebbe passata senza colpo ferire a Bitcoin e criptovalute per aggirare le sanzioni è stato, prevedibilmente, smentito. Ne avevamo già parlato su Criptovaluta.it qualche giorno fa ed ora, con Mastercard e Visa che si sono aggiunte per loro volontà alle sanzioni è il momento giusto per fare il punto delle situazioni.
Una situazione complessiva dove la Russia è stata sganciata completamente dai principali circuiti di pagamento, ha visto le principali multinazionali abbandonare il paese si trova in difficoltà anche a far fronte al pagamento degli interessi dei bond. Tuttavia la sponda trovata non è stata quella delle criptovalute e di Bitcoin, ma quella dei pagamenti per via cinese.
Una brutta notizia per il comparto? Non necessariamente. E vedremo da quale particolare angolo deve essere letta questa notizia. Possiamo investire sul mercato cripto con Capital.com – vai qui per ottenere un conto gratuito di prova con INTELLIGENZA ARTIFICIALE e tutti gli strumenti anche per fare trading automatico.
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Siamo stati tra i pochi a non dare seguito alla fantasie che volevano la Russia convergere rapidamente anche a livello governativo e statale verso Bitcoin e i canali cripto di pagamento. Un’ipotesi suggestiva al punto tale da aver gabbato anche analisti molto lucidi, che però evidentemente stavano facendo i conti senza l’oste.
Per quanto possano essere utili in particolare alla popolazione, questi canali non possono offrire la liquidità sufficiente per pagamenti di quelle proporzioni. Chi non mastica di mercati finanziari e di commercio non ha idea dell’enorme quantità di denaro che transa da e per la Russia nel giro di 24 ore.
È una cattiva notizia per Bitcoin? Non necessariamente, almeno se dovessimo vederla dal lato strategico della vicenda. E anche qui dovremo tornare su qualcosa di cui abbiamo già parlato su queste pagine.
Nel caso in cui il governo russo e Vladimir Putin avessero sfruttato i canali offerti da Bitcoin e cripto per aggirare le sanzioni, ammettendo che questo fosse possibile (e non lo è), avremmo avuto una reazione compatta da parte dei governi occidentali.
I detrattori di Bitcoin avrebbero avuto la scusa perfetta per inasprire leggi e repressioni per chi utilizza questo tipo di strumenti, per investimento o per transazioni, rendendo enormemente più complicato il cammino del settore verso una piena accettazione.
Per il momento, e in una situazione di guerra di questo tipo, è meglio così. Inutile anche sottolineare che si sarebbe trattato di un assist molto pericoloso mentre tuona la guerra, situazione che storicamente ha permesso ai parlamenti di legiferare in clima di emergenza per poi rendere tali leggi perpetue.
No, non c’è bisogno di vergognarsi: Bitcoin non è ancora pronto ed è un bene che la Russia abbia guardato ad UnionPay in Cina per cercare di superare i blocchi che ormai l’hanno cinta d’assedio. Ci riuscirà? Difficile a dirsi. Le sanzioni stanno strozzando il paese e sono anch’esse motivo della preoccupazione sui mercati di oggi. Con il default che è tecnicamente alle porte e danni economici che verranno recuperati a Mosca nel giro di diversi anni.
Il tutto senza avere la possibilità, almeno per gli scambi rilevanti, di ricorrere al mondo cripto. Che pur sta svolgendo però un’opera estremamente meritoria per chi vive in quelle aree.
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