Alla fine avevamo ragione noi. Per quanto antipatico possa essere dirlo, finalmente è stata ristabilita un po’ di chiarezza sul tema caldo della settimana, ovvero la possibilità che gli oligarchi russi potessero aver fatto ricorso a Bitcoin e cripto per eludere le sanzioni.
Arriva il parere autorevole dell’US Treasury, che è poi l’equivalente del nostro Ministero dell’Economia e delle Finanze, che scongiura questa possibilità, probabilmente essendo più informato di quanti invece in Italia parlano dall’autorevole scranno di Via Nazionale.
Quindi no, con sommo rammarico degli oligarchi, non c’è possibilità si utilizzare le cripto, anche quelle con maggiore liquidità, per eludere le sanzioni su larga scala.
E a dirlo è un’istituzione che avrebbe tutto l’interesse ad affermare il contrario, ovvero un ente che è intimamente legato alla predominanza del dollaro USA su scala globale e che da un attacco a Bitcoin e compagnia non avrebbe che da guadagnarci. Ma davanti all’impossibilità tecnica di fare qualcosa, anche i detrattori devono arrendersi.
Che è un po’ il punto che avevamo espresso su Criptovaluta.it, ponendoci a livello ideale contro le opinioni che arrivavano da Banca d’Italia e da tanti colleghi che avevano preso per buono il pur autorevole parere di Via Nazionale. Le cose, e basta dare uno sguardo alle chain o comunque conoscere il funzionamento intimo di questi mercati per rendersene conto, non stanno così. Gli oligarchi dovranno trovare altre vie per aggirare sanzioni che sono durissime e che economicamente li stanno mettendo in ginocchio.
Sì, perché tra le altre cose gli asset che sono stati sequestrati si trovano in giurisdizioni esterne a quella russa e dunque anche volendo non potrebbero avervi accesso per comprare criptovalute. Ma procediamo con ordine e vediamo cosa hanno detto gli specialisti del Tesoro USA. A parlare e Nellie Liang, che è sotto-segretaria per le finanze interne.
La taglia delle transazioni che abbiamo osservato è relativamente piccola. Ovviamente riconosciamo che potremmo non aver visto tutto, ma possiamo garantire che c’è un buon livello di attenzione su queste cose. A questo punto non vediamo come potrebbero essere usate [le criptovalute, NDR] su larga scala per eludere le sanzioni.
Parere cristallino e che è basato su sostanze importanti, ovvero le prove tecniche e scientifiche. Parliamo infatti di sanzioni che colpiscono miliardari e che dovrebbero appunto spostare miliardi, possibilmente senza lasciare tracce e sicuramente senza passare dai principali crypto exchange.
Cosa che è impossibile, anche se volessimo piegare la verità al movente politico che vorrebbe vedere le criptovalute messe nell’angolo. Con un’aggiunta da Nellie Liang ancora più interessante, perché riguarda la possibilità in generale di utilizzare le criptovalute e Bitcoin per transazioni illecite.
Sta crescendo, perché le cripto stanno crescendo, ma la percentuale rispetto al cash è ancora minima.
Anche qui qualcosa che abbiamo sempre sostenuto, ancora una volta sostenuti dai dati e dallo studio dell’argomento dei nostri approfondimenti.
Chi si fa promotore, analista, evangelizzatore sul tema in Italia come altrove dovrebbe fare uno sforzo in più. Non può limitarsi a ripetere quanto viene letto in giro, non può non filtrare opinioni apertamente errate, perché non supportate dai fatti.
Purtroppo, altrove, è accaduto anche questa volta. Si è dato credito al messaggio arrivato da Banca d’Italia, così come si è dato credito a tante supposizioni basate sul nulla. Noi abbiamo deciso di prenderci un rischio, come sempre mettendoci la faccia e argomentando le nostre posizioni. Abbiamo avuto ragione, e senza false modestie ci godiamo il risultato anche questa volta.
Questo anche quando c’è da mettersi contro Reuters o le principali istituzioni: perché non si fanno mai sconti sulla verità. E in questo caso la verità è che le criptovalute possono giocare un ruolo minimo nell’aggiramento delle sanzioni.
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